Nel 2° trimestre 2019 sono stati distribuiti complessivamente 513,8 miliardi di dollari: un nuovo record assoluto, accompagnato però dal tasso di incremento più basso da oltre due anni a questa parte
Il 2° trimestre dell’anno di norma rappresenta il picco stagionale per i dividendi globali. A maggior ragione quest’anno, durante il quale nel periodo aprile-giugno i dividendi totali hanno raggiunto quota 513,8 miliardi di dollari, in aumento dell’1,1% rispetto all’anno precedente segnando un nuovo record per il 2° trimestre.
Pur con un rallentamento del tasso di crescita dovuto al rafforzamento del dollaro – sottolinea il report firmato da Janus Henderson -, la crescita sottostante evidenzia un più incoraggiante 4,6%, in linea con le previsioni.
In questo contesto, l’Indice Janus Henderson Global Dividend – elaborato dall’omonima casa di gestione - ha toccato un nuovo record a quota 191 punti. I dati del 2° trimestre sono risultati in linea con le attese di Janus Henderson:
«Per questo motivo confermiamo la stima sui dividendi a 1.430 miliardi di dollari per il 2019, pari a una crescita del 4,2% in termini complessivi e del 5,5% su base sottostante».
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Dividendi globali al top: numeri e statistiche
Secondo le ultime rilevazioni dell’indice Janus Henderson Global Dividend, il rallentamento dell’economia globale ha iniziato a incidere sui dividendi. Nel secondo trimestre l’importo totale corrisposto agli azionisti ha segnato un nuovo record toccando quota 513,8 miliardi di dollari, ma il tasso di incremento è stato il più basso da oltre due anni a questa parte.
In termini di distribuzioni complessive si è registrato un aumento dell’1,1%, penalizzato dalla forza del dollaro americano. La crescita sottostante si è attestata al 4,6%, il tasso più basso degli ultimi due anni ma leggermente inferiore alla media di lungo periodo. Il rallentamento si conferma in linea con le stime di Janus Henderson, che già scontavano un tasso di crescita inferiore per l’anno in corso.
Al rallentamento della crescita ha fatto eco un minor numero di record: i soli paesi a segnarne di nuovi nel secondo trimestre sono stati infatti Giappone, Canada, Francia e Indonesia. A registrare la crescita più elevata sono stati i mercati emergenti, con in testa Russia e Colombia, mentre il Giappone ha riportato la migliore performance tra le regioni sviluppate. Il resto dell’area Asia Pacifico e l’Europa (Regno Unito escluso) hanno sottoperformato rispetto alla media mondiale, mentre il dato degli Stati Uniti è risultato leggermente inferiore rispetto alle previsioni di Janus Henderson.
I dividendi dei titoli finanziari e del settore energia hanno riportato gli incrementi maggiori, mentre tecnologia e beni di prima necessità hanno perso terreno.
Ben Lofthouse, responsabile della strategia Global Equity Income di Janus Henderson:
«In questa fase del ciclo economico, molte società stanno moderando gli aumenti di dividendi e anche il numero di tagli è in aumento. Ad ogni modo le distribuzioni globali sono in forte crescita da due anni, per cui questo rallentamento non ci preoccupa. Diciamo che il tasso di crescita sottostante che prevediamo per quest’anno è in linea con la media di lungo periodo anziché ampiamente superiore. Il rallentamento dell’economia globale sta incidendo in misura maggiore in alcune aree del mondo piuttosto che in altre, e l’impatto è particolarmente significativo in Europa. Ma proprio per questo è così importante affidarsi a un approccio globale al reddito: diversificare a livello geografico e settoriale significa offrire preziosi vantaggi agli investitori».
La stagionalità dei dividendi
I dividendi presentano una forte stagionalità: nel 2° trimestre gli investitori incassano il 70% annuo dei propri utili dai dividendi europei. Da qualche anno i dividendi nel Vecchio continente registrano una crescita inferiore rispetto al resto del mondo, e così è stato anche nel secondo trimestre 2019.
Le distribuzioni complessive sono scese del 5,3% su base annua - complice soprattutto la debolezza dell’euro - portando il nostro indice per l’Europa al livello minimo da oltre un anno a questa parte a quota 134,0. In termini di crescita sottostante, i dividendi sono saliti di un modesto 2,6% segnando il dato di gran lunga più deludente fra le regioni mondiali per il secondo trimestre. A penalizzare le distribuzioni totali sono stati alcuni consistenti tagli ai dividendi, ma anche la percentuale di società che ha aumentato i payout è diminuita.
La Francia, il Paese con le distribuzioni di gran lunga più consistenti in Europa, nel 2° trimestre ha segnato un nuovo record di dividendi corrisposti toccando quota 51,0 miliardi di dollari. La crescita sottostante è stata del 5,1%, ampiamente superiore alla media europea. Tre quarti delle società francesi comprese nell’indice hanno aumentato i dividendi rispetto all’anno precedente, mentre l’unico taglio è stato operato da EDF.
Meno brillante l’andamento dei dividendi in Germania: il totale ammonta a 38,5 miliardi di dollari, con un aumento del 2,4% su base sottostante in linea con la media europea. Ad aumentare le distribuzioni è stata una percentuale relativamente bassa di società tedesche (tre quinti); fanalino di coda l’industria automobilistica, dove spiccano i tagli di BMW e Daimler.
In Spagna la crescita si è attestata all’8,0% su base sottostante, l’aumento più consistente tra i maggiori paesi europei, seguita a breve distanza dai Paesi Bassi. In Italia si è registrata una crescita sottostante del 6,3%, seppure fortemente influenzata dalla recente acquisizione della spagnola Abertis da parte di Atlantia, e dal precedente annullamento dell’acconto dividendi deciso dalla stessa Atlantia alla fine dello scorso anno.
Anche la Svizzera riporta una crescita superiore alla media, mentre in Belgio i dividendi hanno subito un calo di oltre un quarto su base sottostante, complice il dimezzamento delle distribuzioni di Anheuser-Busch InBev.
Nel Regno Unito la crescita sottostante è stata del 5,3%, grossomodo in linea con la media globale, mentre il dato complessivo ha beneficiato di dividendi straordinari particolarmente elevati. Il principale contributo alla crescita è giunto dal settore bancario. I dati del 2° trimestre sono risultati in linea con le attese di Janus Henderson, per cui confermiamo la stima sui dividendi a 1.430 miliardi di dollari per il 2019, pari a una crescita del 4,2% in termini complessivi e del 5,5% su base sottostante.
La regione Asia Pacifico (Giappone escluso) ha leggermente sottoperformato rispetto al resto del mondo nel secondo trimestre, con un totale di 43,2 miliardi di dollari di dividendi corrisposti e una crescita del 2,2% su base sottostante. Per motivi stagionali, a dominare il 2° trimestre è Hong Kong. La crescita sottostante è stata appena del 2,5% e un quarto delle società di Hong Kong comprese nel nostro indice - tra cui China Mobile - ha tagliato I propri dividendi: si tratta di una quota superiore rispetto a tutti gli altri mercati principali, a conferma del rallentamento dell’economia cinese.
In Giappone si segnalano invece dividendi record con una crescita sottostante del 6,8%, il che segnala profitti e payout ratio in aumento. A incrementare i dividendi sono stati circa tre quarti delle società nipponiche. La crescita dei dividendi in Giappone supera quella nel resto del mondo da quattro anni a questa parte, dopo una lunga fase di relativa stagnazione. Oggi i livelli sono in linea con Asia Pacifico e Nord America, le due regioni con il tasso di crescita più elevato al mondo, e tutte le tre aree evidenziano un aumento dei payout di circa il 130% dalla fine del 2009.
Negli Stati Uniti i dividendi hanno riportato la crescita più lenta degli ultimi due anni, con un +5,3% su base sottostante, attestandosi a 121,7 miliardi di dollari. Il tasso di crescita dei dividendi ha evidenziato un rallentamento in diversi settori, quasi tutti con aumenti a una sola cifra. Ad ogni modo, più di quattro uniti delle aziende hanno incrementato le distribuzioni e gli USA si confermano nelle prime posizioni delle classifiche internazionali. Nel comparto bancario la crescita dei dividendi è rimasta elevata, mentre tutte le case automobilistiche hanno mantenuto invariati i payout riflettendo le crescenti difficoltà strutturali in cui versa il settore su scala globale.
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