La catena Aldi conferma il netto incremento dei prezzi per generi di larghissimo consumo come pane, uova, carne, ortaggi. E dopo il «caso Bucha», l’Ue accelera per colpire il settore energetico russo
Brutta sorpresa domattina per chi in Germania andrà a fare la spesa. Le principali catene della grande distribuzione hanno infatti annunciato un drastico aumento dei prezzi dei generi alimentari di prima necessità, un ulteriore ritocco che nel caso della catena Aldi varierà fra un minimo del 20% a un massimo del 50%. A confermare la decisione, un portavoce del gruppo alla WDR, sottolineando come a subire i maggiori incrementi saranno prodotti come pane, burro, carne, salsicce, ortaggi e uova.
Insomma, la base. E quando cominciano a comparire sulla stampa infografiche di questo genere
il tedesco medio vede materializzarsi immediatamente l’immagine della carriola piena di monetine per andare a fare la spesa: lo spettro di Weimar. E alcuni analisti fanno notare un particolare ulteriore: per graficizzare gli aumenti più significativi, è stato scelto un panino da pausa pranzo tipico ma senza carne di alcun genere, né insaccati né altro. Insomma, anche il sandwich più a buon mercato a livello di prezzi dei singoli ingredienti sta patendo aumenti decisamente drastici. Non a caso, il ministro delle Finanze ha dichiarato come la crisi ucraina stia colpendo il benessere stesso della società tedesca.
E con un’inflazione al 7,3%, massimo dal 1981 (quando il tasso di riferimento della Bundesbank era all’11,4%), c’è poco da scherzare. Soprattutto in sede Bce. Non a caso, ospite a Cernobbio, l’ex colomba tedesca del board, Isabel Schnabel, ha difeso a spada tratta al decisione di bloccare gli acquisti e avviare un processo di normalizzazione dopo i due anni di Pepp. Insomma, chi nel quadrilatera Atene-Roma-Madrid-Lisbona sperava che quanto sta accadendo in Ucraina avrebbe portato in dote quantomeno il bicchiere mezzo pieno di una Banca centrale che continuasse con il supporto, rischia di restare profondamente deluso. E scottato.
Perché l’ondata di sdegno seguita alla scoperta dei cadaveri nelle strade di Bucha, ha impresso un’accelerazione imprevista alla possibilità di nuove sanzioni europee che vadano a colpire direttamente il settore energetico russo, ipotesi smentita seccamente non più tardi di ieri dal commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni, a margine del forum Ambrosetti. A quel punto, Mosca perderebbe la vera backdoor di finanziamento, la scorciatoia che finora ha garantito alla Banca centrale e al rublo di non patire pressoché per nulla il regime sanzionatorio di Bruxelles ma appare automatico lo stop di Gazprom alle forniture di gas verso l’Europa, di fatto già bloccate del tutto da venerdì scorso sulla tratta Yamal-Europe che dalla Polonia porta i flussi verso l’hub tedesco di Mallnow. Tradotto, prezzo del gas a 350-400 euro a megawatt/ora e petrolio che potrebbe volare in area 200 dollari al barile. Di fatto, un booster all’inflazione. Letale.
E il fatto che a preannunciare un nuovo pacchetto di sanzioni sia stato poco fa proprio il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, dimostra come la pressione politico-mediatica attorno al quanto accaduto nella cittadini alle porte di Kiev sia assolutamente non gestibile. Non a caso, Mosca ha immediatamente emanato un comunicato stampa nel quale sottolinea come il suo esercito abbia lasciato Bucha il 30 marzo e il giorno seguente il sindaco della cittadina abbia trasmesso un trionfale messaggio di liberazione senza minimamente citare le centinaia di civili sterminati. I quali non sono stati ritrovati in una fossa comune nascosta nei boschi, quindi non immediatamente individuabili ma atrocemente accatastati per le strada.
Ovvero, dove erano visibili fin dal primo giorno di ritirata dell’esercito russo. Invece, la denuncia solo oggi. Dopo l’arrivo di esercito e servizi di intelligence ucraini. Il dado sembra tratto. Ora - per la prima volta. dopo tante schermaglie - l’impressione è che per l’Europa ci sia da cominciare ad avere paura. Realmente. Perché se anche non sarà escalation bellica, il rischio di tensioni sociali devastanti sembra assicurato. E se la Germania giò piange miseria, Dio non voglia che la Grecia non ottenga uno strapuntino di investment grade. Altrimenti, showdown.
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