Cosa succede dopo la sentenza di condanna in primo grado? Per il colpevole si aprono le porte del carcere o bisogna attendere gli altri gradi di giudizio? Facciamo chiarezza.
Si va subito in carcere dopo la condanna in primo grado? Per chi non è esperto di diritto è una domanda tutt’alto che banale. Nel nostro ordinamento esistono tre gradi di giudizio e la Costituzione all’articolo 27, comma 2, sancisce che:
“L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.”
Quindi, dove ci sono i presupposti per adire il secondo grado di giudizio, cioè la Corte d’Appello, e il terzo, cioè la Corte di Cassazione, la sentenza di primo grado non potrà dirsi definitiva e quindi anche dopo la condanna non si andrà in carcere.
Tuttavia, anche quando non ci sono gli estremi per il ricorso in Appello e in Cassazione, non sempre il condannato in primo grado deve andare in carcere: se il reato è di poco conto il giudice potrà convertire la detenzione in una sanzione pecuniaria oppure concedere la sospensione condizionale.
Facciamo il punto della situazione in base al dettato normativo.
Carcere dopo la condanna in primo grado: cosa dice la legge
In Italia vige il principio della presunzione di innocenza del condannato fino al terzo grado di giudizio. Ciò significa che la sentenza di condanna in primo grado non può avere esecuzione prima che siano spirati i termini per ricorrere in Appello; a sua volta la sentenza della Corte d’Appello non sarà esecutiva prima che siano trascorsi i giorni disponibili per proporre ricorso in Cassazione.
Si potrebbe pensare che ricorrere ai successivi gradi di giudizio sia un escamotage per il evitare il carcere, ma non è esattamente così per due ordini di ragioni:
- il ricorso viene ammesso solo se compiutamente motivato. Significa che deve esserci un fondato motivo che giustifica un giudizio ulteriore, come un errore materiale o il rinvenimento di nuove prove successive alla condanna in primo grado;
- se la condanna è confermata il colpevole è tenuto a pagare tutte le spese di giudizio, poiché ha inutilmente allungato i tempi del processo.
Ci sono poi precisi termini da rispettare; il ricorso al successivo grado di giudizio deve avvenire entro:
- 30 giorni dalla notificazione della sentenza di primo grado (40 se la notifica avviene all’estero) per il ricorso in Corte d’Appello;
- 20 giorni dall’ultima notifica fatta alle parti per il ricorso in Cassazione.
Se questi termini trascorrono inutilmente la condanna si dice “definitiva” e la pena sancita dal giudice avrà esecuzione.
Esecuzione della sentenza di primo grado, quando avviene l’arresto?
In alcuni casi, anche se la sentenza non può dirsi definitiva perché non sono ancora stati percorsi tutti e tre i gradi di giudizio, può accadere che il giudice disponga la misura cautelare dell’arresto. Questo avviene se la Procura inquirente ne fa richiesta a causa della presunta pericolosità del colpevole.
L’arresto cautelare non è altro che una detenzione preventiva, e dato che è una grande limitazione della libertà personale occorrono precisi presupposti:
- il pericolo di fuga del condannato;
- il pericolo di reiterazione del reato o del compimento di altri reati;
- il pericolo di inquinare le prove e quindi alterare l’esito dei processi in secondo e terzo grado.
Conversione della pena e sospensione condizionale: come funzionano
Come si è detto in precedenza, dopo la sentenza di primo grado, anche se non si può proseguire il giudizio in Appello o in Cassazione, non è comunque detto che il condannato vada in carcere.
A causa del sovraffollamento degli istituti penitenziari, i giudici, quando si tratta di reati non gravi, sono sempre più propensi a comminare pene alternative al carcere.
Quando la pena è inferiore a 6 mesi, il giudice può commutare la detenzione in una sanzione pecuniaria, il cui ammontare viene calcolato moltiplicando il valore di un giorno di detenzione - cioè 250 euro - per il numero di giorni in carcere che il colpevole avrebbe dovuto scontare.
Altra misura è la sospensione condizionale della pena; questa misura viene concessa solo se il giudice ritiene che il colpevole si asterrà dal commettere ulteriori reati e solo se la condanna è inferiore a 2 anni.
La legge prevede che l’esecuzione della pena venga sospesa per 5 anni in caso di delitti e 2 anni in caso di contravvenzioni. Al termine di questo periodo il giudice valuterà il comportamento del condannato, e se la sua condotta è stata ineccepibile il reato si estingue e anche le pene accessorie.
Questa misura premiale è riservata solo a chi non ha ancora compiuto il ventunesimo anno di età oppure è ultra settantenne, e può essere concessa soltanto una volta.
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