Draghi, altro indizio verso il Quirinale: rifiutata la presidenza di Goldman Sachs

Alessandro Cipolla

27/10/2020

Mario Draghi secondo L’Espresso avrebbe rifiutato accordi milionari per guidare banche d’investimento tipo Goldman Sachs: un altro indizio che porta l’ex numero uno della BCE verso il Quirinale quando ci sarà da eleggere il prossimo Presidente della Repubblica?

Draghi, altro indizio verso il Quirinale: rifiutata la presidenza di Goldman Sachs

Mario Draghi avrebbe rifiutato accordi milionari per guidare banche d’investimento tipo Goldman Sachs. Questo è quanto riporta L’Espresso, con l’indiscrezione che in automatico scatena nuovamente la ridda di voci in merito a quello che sarà il futuro dell’ex numero uno della Banca Centrale Europea.

Se al momento dello scoppio della pandemia tutte le strade di Draghi sembravano portare a Palazzo Chigi, adesso invece la via più chiacchierata è quella che va dritta al Quirinale dove, a febbraio 2022, ci sarà un cambio di inquilino.

A riguardo, nelle scorse settimane si era parlato di un breve Mattarella-bis, con l’attuale Presidente della Repubblica che andrebbe ad allungare la propria permanenza al Colle di un anno giusto il tempo di accompagnare al traguardo l’attuale legislatura.

Ipotesi però che al momento non sembrerebbe trovare riscontro, mentre al contrario le quotazioni di Mario Draghi al Quirinale sono sempre più in picchiata anche se la partita da qui al 2022 appare essere molto lunga.

Draghi in pole per il Quirinale?

Da quando non è più il presidente della BCE, Mario Draghi assomiglia a un allenatore disoccupato che, ogni volta che un collega è in bilico, subito viene dato in pole position per prenderne il posto.

Nonostante i tanti endorsement ricevuti, difficile che a breve lo si possa vedere a Palazzo Chigi nelle vesti di nuovo premier: in questa legislatura, sarebbe un’impresa quasi impossibile trovare una maggioranza capace di sostenere un suo governo.

Resta da capire anche quale sia l’interesse di Draghi a fare il Presidente del Consiglio. L’unica possibilità potrebbe essere quella di una situazione economica talmente critica che, dopo un appello di Mattarella, possa nascere un governo di solidarietà nazionale.

Diverso lo scenario invece per quanto riguarda l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica. Nonostante le ipotesi Romano Prodi e Walter Veltroni, il Partito Democratico non si tirerebbe di certo indietro nel votare Mario Draghi.

Disco verde scontato anche da parte di Forza Italia, Italia Viva e centristi vari, ma per il via libera pure dopo il terzo scrutinio servirà anche l’appoggio del Movimento 5 Stelle o della Lega.

A riguardo molto si è chiacchierato dell’incontro avvenuto a inizio estate tra Mario Draghi e Luigi Di Maio, mentre Matteo Salvini di recente ha spesso speso parole al miele nei confronti dell’ex governatore.

Se fosse disposto a ricoprire tale ruolo, Draghi sarebbe il favorito d’obbligo in questa corsa verso il Colle ma, Prodi docet, quando di mezzo ci sono le trame della nostra politica anche il candidato più autorevole può finire impallinato.

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