Durc, richieste bloccate per chi ha usufruito della proroga dei contributi al 16 settembre 2020. Dall’INPS arrivano le comunicazioni per la regolarizzazione, maggiorate di sanzioni.
Durc, percorso ad ostacoli per i titolari di partita IVA: chi ha beneficiato della proroga dei contributi INPS al 16 settembre 2020 si trova ora a fare i conti con le richieste di regolarizzazione.
Come segnalato sui social da diversi contribuenti, l’INPS sta trasmettendo gli inviti alla regolarizzazione dei contributi alle partite IVA che richiedono il Durc.
Una prassi normale nei periodi ordinari, che però dimentica di considerare la proroga al 16 settembre 2020 delle scadenze per i contributi INPS dovuti dai datori di lavoro e dagli iscritti alla Gestione separata INPS.
Durc, caos INPS per chi ha usufruito della proroga contributi al 16 settembre
Sono sia le aziende con dipendenti che gli iscritti alla gestione separata INPS a segnalare i problemi nel rilascio del Durc, documento che attesta la regolarità contributiva e che serve non solo per partecipare ad appalti, ma anche per eseguire specifici lavori privati o per il pagamento delle fatture in specifiche fattispecie.
Insomma, senza il Durc in molti casi non si può lavorare, ed è anche per questo che il caos creato dall’INPS negli ultimi giorni sta facendo discutere.
Quello che sta succedendo ha del paradossale: dopo aver beneficiato della proroga dei contributi INPS al 16 settembre 2020, alle partite IVA che richiedono il Durc viene inviato un invito alla regolarizzazione contenente l’importo dei contributi che risultano non pagati, maggiorati di sanzioni.
Ci sono 15 giorni di tempo dalla data di ricezione della comunicazione di irregolarità per versare quanto dovuto, pena il rilascio del Durc non regolare.
Durc bloccato dall’INPS: partite IVA al bivio tra pagare contributi e sanzioni o aspettare
Appare evidente che il mancato rilascio del Durc ed il conseguente invio dell’invito alla regolarizzazione sia un disguido tecnico, uno dei tanti ai quali - tra l’altro - l’INPS ci ha abituato negli ultimi tempi.
Contattando la sede INPS di riferimento si può risolvere il problema, ed ottenere il Durc trasmettendo un’autocertificazione sul possesso dei requisiti per accedere alla proroga dei contributi al 16 settembre 2020.
Ricordiamo infatti che per poter accedere al rinvio dei versamenti di ritenute, IVA, contributi INPS e INAIL agli esercenti attività d’impresa, arte o professione era richiesto:
- aver subito un calo di fatturato di almeno il 33% per ricavi/compensi sotto i 50 milioni;
- aver subito un calo di fatturato di almeno il 50% sopra tale soglia;
- essere tra i soggetti esercenti attività d’impresa, arte o professione che hanno iniziato ad operare dal 1° aprile 2019.
I residenti delle 5 province più colpite dall’emergenza sanitaria (Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi, Piacenza) hanno avuto accesso alla sospensione delle scadenze fiscali nel caso di riduzione del fatturato di almeno il 33% a prescindere dalla soglia di fatturato dei 50 milioni.
Un intreccio di regole e requisiti specifici che i più scettici avevano sin da subito criticato proprio per via delle possibili difficoltà attuative.
I titolari di partita IVA beneficiari della proroga al 16 settembre possono far valere le proprie ragioni, ma ci si chiede: in quanto tempo saranno effettuate le dovute verifiche da parte dell’INPS? E, soprattutto, dopo quanto tempo sarà rilasciato il Durc?
C’è chi, conscio dei tempi non certo snelli dell’INPS e considerando l’importanza del Durc per la prosecuzione della propria attività lavorativa, ha optato per il pagamento degli importi contestati maggiorati di sanzioni.
Resta però l’amaro in bocca, soprattutto in un periodo in cui si parla di semplificazione e nel quale le imprese sono in una situazione di precarietà economica e presi da mille adempimenti ordinari e straordinari.
La proroga dei versamenti contributivi, voluta per aiutare le imprese in difficoltà, è solo l’ultima prova di quali sono gli ostacoli alla crescita del Paese. Un’agevolazione diventata un boomerang, e che contribuisce a complicare il rapporto già incrinato tra contribuenti e Pubblica Amministrazione.
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