Negli USA cresce il nervosismo per la grave crisi delle catene di approvvigionamento: la prima economia mondiale è in allarme e le stime sulla sua ripresa sono già in calo nel pieno caos supply chain.
Gli Stati Uniti sono in allarme per una ripresa economica che inizia a vacillare nel pieno della crisi delle catene di approvvigionamento.
Carenza di chip, congestione portuale da record, grave mancanza di camionisti: la pressione sull’economia globale è ai massimi e gli USA non si sentono affatto al sicuro.
Moody’s Analytics ha avvertito che la situazione non può che peggiorare, mentre il FMI ha tagliato le stime di crescita statunitense di un punto percentuale, il massimo per qualsiasi economia del G7. L’indebolimento dei consumi e le forniture in brusca frenata hanno spinto il pessimismo sugli USA.
Joe Biden ora teme rallentamenti dannosi: perché gli Stati Uniti sono in allarme per la crisi delle supply chain.
Economia USA sotto pressione per la crisi nei porti
La Casa Bianca convocherà dirigenti aziendali, leader sindacali e funzionari portuali mercoledì 13 ottobre: è questo il segnale di una situazione delle catene di approvvigionamento in allarme.
Biden intende fare il punto sugli sforzi necessari per alleviare gli arretrati di distribuzione e rispondere alla domanda di prodotti in forte crescita.
L’obiettivo è supportare e suggerire iniziative come quelle annunciate da Walmart, UPS e FedEx, che passeranno a un modello di lavoro 24 ore su 24, sette giorni alla settimana per aiutare a eliminare le discrepanze tra la domanda in forte espansione e l’offerta in ritardo.
Il porto di Long Beach in California ha adottato misure per operare h24 e senza soste settimanali già da alcuni giorni.
In un’intervista con la CBS, Janet Yellen, ha affermato che le catene di approvvigionamento erano “molto stressate”, con quasi 100 navi ormeggiate fuori dai porti di Los Angeles e Long Beach “in attesa di scaricare merci”.
La segretaria del Tesoro degli Stati Uniti ha quindi cercato di tranquillizzare il clima:
“Potrebbero esserci carenze isolate di beni e servizi nei prossimi mesi. Ma c’è un’ampia offerta. E penso che non ci sia motivo per i consumatori di farsi prendere dal panico per l’assenza di beni che vorranno acquistare a Natale.”
Qual è la situazione negli USA
Sebbene l’amministrazione Biden senta il contraccolpo economico della congestione della catena di approvvigionamento, il suo potere di gestirla è limitato poiché tutti gli anelli della catena sono in mani private.
Nei recenti sforzi per migliorare la distribuzione, la Casa Bianca ha cercato di svolgere un ruolo da mediatrice. Intanto, la crisi nelle supply chain è diventata una fonte di debolezza per una ripresa economica statunitense altrimenti forte e alimentata da stimoli, e anche un potenziale punto di vulnerabilità politica per i Democratici in vista delle elezioni di medio termine l’anno prossimo.
A giugno, il presidente ha creato una task force per affrontare i problemi delle forniture che ora si sono estesi a beni di consumo più basilari, pressando le aziende americane incapaci di colmare il gap domanda/offerta.
Ci sono, come in altre potenze globali, una serie di problemi, tra cui la mancanza di capacità di produzione interna, la carenza di camion, la penuria di lavoratori, il trasporto marittimo sovraffollato.
La crisi globale di chip ha spinto Caterpillar all’inizio di quest’anno ad avvertire gli investitori che la società potrebbe non soddisfare la domanda.
Le carenze hanno portato le case automobilistiche di Detroit a rassegnarsi maggiormente al calo delle vendite dopo aver mostrato un tono ottimista nella prima metà dell’anno. Apple, una delle più grandi aziende tecnologiche al mondo, rischia di tagliare la produzione del suo iPhone 13 di ben 10 milioni di unità per il 2021.
In questo contesto, diventato complesso anche per i problemi sul tetto del debito e sugli screzi tra i Dem per i disegni di legge miliardari su infrastrutture e spesa sociale, il blocco dei porti per lo scarico merci suona come un allarme per gli USA.
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