Sempre più frequente il ricorso ai cosiddetti professionisti della salute mentale durante la pandemia
Tra morti, emergenze, restrizioni, isolamenti e vita sociale ridotta al minimo, il coronavirus ha scosso praticamente il mondo intero.
E mentre la pandemia si protrae in quello che è già il suo secondo anno, si fa sempre più insistente l’onda di depressione, ansia, insonnia e conseguente ricerca di supporto per la salute mentale.
Una tendenza non propriamente ridotta a poche realtà, vista una situazione d’emergenza globale ed effetti davvero devastanti sul piano psicologico. Lo segnalava appena lo scorso febbraio Repubblica, riportando osservazioni e dati in crescita vertiginosa del Centro Jonas, clinica psicanalitica italiana.
Il tutto a conferma di una precedente analisi in arrivo dall’Ordine degli Psicologi.
Ma è anche il tema al centro di un report della CNBC, che fa notare un aumento quasi immediato a inizio pandemia di coloro che cercavano cure sia per l’ansia che per la depressione.
Effetto Covid: è boom di richieste per psicologi
Il report targato CNBC parte dalle parole della psicologa Mary Alvord, direttrice del centro Alvord, Baker & Associates a Rockville, nel Maryland:
“Penso che le persone fossero semplicemente incredule del fatto che tutto questo stesse accadendo così rapidamente e in modo così drammatico. La prima conseguenza diretta era l’ansia in termini di incertezza quotidiana, ovvero del non sapere cosa sarebbe successo. Il tutto, penso, si è poi trasformato in un’enorme tristezza.”
Ecco perché molti psicologi confermano di aver visto molti più pazienti soffrire di ansia e depressione nell’ultimo anno.
In più, negli Stati Uniti è stato segnalato anche un aumento simile nella domanda di trattamento per traumi e disturbi legati allo stress e disturbi del sonno.
Negli USA il ricorso alla cosiddetta telemedicina è massiccio in questi casi, con vere e proprie sedute a distanza, mentre in Italia è un’abitudine ancora molto ridotta.
Ma la stessa CNBC mette in evidenza le resistenze ancora in piedi per molti nell’inquadrare, definire e quindi curare simili problemi, ancora in grossa percentuale sminuiti e ignorati, riportando il vero e proprio appello di un esperto.
“Ci siamo tutti in questa situazione, e il cosiddetto stigma sociale sulla salute mentale deve scomparire, perché nessuno può davvero star bene in un momento simile. C’è un normale livello di stress che fa parte della vita, e il dolore, la perdita e la tristezza che ne derivano”,
spiega il dottor Vaile Wright, direttore dell’Healthcare Innovation presso l’APA.
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