Le elezioni del Presidente della Repubblica sono sempre più vicini. Quali sono i possibili schieramenti per il Colle? Noi abbiamo provato a farci un’idea.
La chiamata al Colle è prossima, la data d’elezione del Presidente della Repubblica italiana è praticamente dietro l’angolo.
I partiti fremono, mentre i papabili adottano ognuno la propria tecnica. Chi, come Mario Draghi, non proferisce parola e risponde - giustamente - solo su questioni inerenti al governo del Paese, chiosando: “della politica se ne occupino i partiti”.
Mattarella, dal canto suo, pare abbia escluso il bis, ricordando in un’intervista l’ex Capo dello Stato italiano, Giovanni Leone, e la sua idea che il Presidente della Repubblica dovesse essere non rieleggibile.
Berlusconi tace, ma elogia i risultati del governo Draghi auspicandone la continuità fino al termine della legislatura.
Romano Prodi non ci pensa nemmeno, e intanto girano nomi di potenziali rappresentanti della nazione e garanti (si spera) della Costituzione: Giuliano Amato, Pier Ferdinando Casini, Walter Veltroni.
Nel marasma generale, caratterizzato da silenzi e accordi sottobanco, i kingmaker aspettano di capire chi sarà il prossimo Re d’Italia.
Ma come si comporteranno i partiti?
La situazione politica in Italia
Partiamo da un presupposto: l’agone politico italiano può essere diviso idealmente in due blocchi maggioritari che si contrastano; ormai è così a seguito della promulgazione della legge elettorale chiamata Mattarellum, che ha contribuito, insieme alla scomparsa dei partiti di massa, alla creazione di un sistema bipolare di coalizioni di partiti.
Da una parte di questo blocco troviamo il c.d. centrosinistra, composto dal Pd e da Leu, che convive con il Movimento 5 Stelle dal governo Conte II: alleanza rinforzata a seguito della crisi innescata da Italia Viva e confermata dagli schieramenti politici in occasione delle scorse amministrative e regionali.
Dall’altra parte, abbiamo un centrodestra unito sulle elezioni locali, ma con frizioni interne non da poco conto: FdI, con la Meloni leader, è all’opposizione del governo Draghi, mentre i suoi alleati fanno parte della maggioranza.
Il Carroccio è diviso tra una Lega di Giorgetti e una di Salvini: la prima governista, la seconda che è con un piede dentro e uno fuori l’azione dell’esecutivo; Forza Italia scruta dall’alto la situazione.
Poi ci sono i più piccoli, quelli che in Italia fanno spesso il bello ed il cattivo tempo. Italia Viva che ha rotto con il centrosinistra - almeno formalmente - e che crea alleanze in Sicilia con Forza Italia.
Calenda, con Azione, insieme a +Europa che sognano il polo centrista, riformista, liberalsocialista ed europeista (sintesi particolare per i tempi che corrono).
Come si schiereranno le forze politiche per il Quirinale?
I possibili schieramenti
Il centrosinistra e il Movimento 5 Stelle voteranno quasi compatti in caso di un Mattarella-Bis, questo assicurerebbe l’arrivo a fine legislatura con Draghi Presidente del Consiglio: scongiurate le elezioni anticipate.
FdI vuole le elezioni, votare Mattarella e permettere la continuazione del governo Draghi significherebbe tenere in piedi questa maggioranza, solida al tal punto da dover aspettare almeno il 2023 per nuove consultazioni popolari. Piuttosto un Berlusconi al Quirinale o anche un Draghi: unica clausola le urne.
Forza Italia sul confine, visto che si vocifera del Cavaliere fatto Presidente; in caso di ultimatum e mancanza di voti si potrebbe virare sul Mattarella o su Draghi, ma non ne siamo troppo sicuri. Meglio votare per se stessi!
Calenda propone la Cartabia, un po’ per mettere d’accordo tutti e far continuare la permanenza di Super Mario a Palazzo Chigi. Renzi fa alleanze in Sicilia con Forza Italia - sintomo di avvicinamento con la destra moderata - ma, come sempre, lui è pronto a tutto.
Il Gruppo Misto non si compatta, e lì è un mare pieno di pesci per chi sa buttare l’esca.
Gli unici blocchi certi saranno due: nel caso di Mattarella, il centrosinistra voterà compatto con il Movimento 5 Stelle insieme le forze più piccole di stampo riformista e moderato. Renzi e Berlusconi, se questa l’unica soluzione rimasta, voteranno anch’essi Matterella.
Nel caso di Draghi, il voto è dovuto per quasi tutti - con i malumori di qualcuno per via delle elezioni anticipate che ne conseguirebbero-; anche per la Meloni potrebbe andar bene, a patto di evitare il semipresidenzialismo de facto.
Nel caso di Berlusconi Presidente della Repubblica, il centrodestra si unirebbe, con la probabile stampella di Italia Viva e qualche defezione del Pd, eleggendo il Cavaliere al Colle e garantendo un interlocutore di spessore in caso di vittoria nelle elezioni, anticipate e non.
La data si avvicina, i Re tramano ed i kingmaker italiani osservano.
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