Neanche la quarta elezione in due anni sembra dare a Israele un Governo stabile. Il partito di Netanyahu è in testa ma non avrebbe la maggioranza in Parlamento. Si va verso un nuovo voto?
Le quarte elezioni in due anni in Israele non hanno portato, ancora una volta, a un risultato in grado di dare un Governo con una maggioranza stabile al Paese.
I risultati definitivi saranno annunciati solo il prossimo weekend, ma i tre maggiori canali televisivi hanno diffuso nella notte delle proiezioni di voto abbastanza concordi tra di loro e già in grado di delineare un certo quadro.
Likud, il partito del primo ministro in carica dal 2009 e più longevo della storia Benjamin Netanyahu, è risultata la formazione più votata ma, secondo gli exit poll, si attesterebbe in una forchetta tra i 31 e i 33 seggi conquistati in Parlamento.
La coalizione, formata con i partiti ultra-conservatori Shas e UTJ, si fermerebbe quindi tra 46 e 48 seggi. Neanche un possibile accordo con Yamina, l’altro partito di destra fuori dall’alleanza e guidato dall’ex capo di gabinetto di Netanyahu Naftali Bennet, insieme alla formazione di estrema destra del Partito Sionista Religioso, consentirebbe di raggiungere quota 61, necessaria per il controllo del Knesset.
Elezioni Israele: Netanyahu in testa ma senza maggioranza
Intanto, anche il leader dello schieramento liberale Yair Lapid, che con il partito Yesh Atid sembrerebbe confermare i sondaggi che lo davano alla conquista di 18 posti all’interno dell’organo monocamerale, ha annunciato la sua volontà di provare a formare una coalizione per governare lo Stato di Israele.
In piena notte, invece, Bibi Netanyahu, dopo essere passato dall’annuncio di “una grande vittoria” a “un grande risultato”, ha affermato di non escludere nessuno a priori per un’intesa parlamentare in grado di costruire un esecutivo stabile, asserendo che, in caso contrario, si dovrà procedere automaticamente a una quinta elezione.
A tali dichiarazioni ha risposto Lapid, sostenendo a sua volta di voler formare una maggioranza in grado di garantire “un Governo senza i voti dei razzisti e degli omofobi”.
Israele rischia la quinta elezione?
Una prospettiva molto difficile, poiché il leader centrista dovrebbe per forza trovare un punto d’incontro con partiti di diversa natura, dagli arabi di Ra’am ai nazionalisti di Israel Beytenu.
Netanyahu, nonostante il successo della campagna vaccinale anti-Covid, non è riuscito a convincere una larga fetta degli elettori, i quali, evidentemente stremati dall’ennesima chiamata alle urne, hanno registrato il più basso tasso di partecipazione degli ultimi 10 anni, con il 67,2 % di voti degli aventi diritto.
A questo punto non è escluso comunque nessuno scenario, anche se il timore per la popolazione locale è di trovarsi presto a dover affrontare nuove elezioni, almeno finché lo stesso Netanyahu non riuscirà a occupare la carica di primo ministro, così da mettersi al riparo dal processo in cui è coinvolto con l’accusa di corruzione.
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