Elezioni UE 2019: cosa aspettarsi sui mercati?

Ufficio Studi Money.it

29/04/2019

Manca ormai meno di un mese ad uno degli appuntamenti più importanti del 2019: le elezioni europee. Più di 500 milioni di persone andranno alle urne. Da un lato i partiti sovranisti anti-euro, dall’altro il mantenimento dello status quo e le basi per rilanciare l’economia del Vecchio Continente. Ecco tutto quello che c’è da sapere sulle elezioni UE e i possibili impatti sui mercati finanziari

Elezioni UE 2019: cosa aspettarsi sui mercati?

A fine maggio oltre mezzo miliardo di cittadini dei 27 Stati membri dell’UE andranno alle urne per eleggere gli europarlamentari.

Le elezioni europee rinnoveranno diverse cariche molto importanti per i mercati finanziari: Il Presidente della Commissione europea, i Commissari strategici e il nuovo Presidente della BCE.

I mercati attenderanno con grande attenzione il nuovo numero uno dell’Eurotower. Gli investitori in particolare si chiedono se il nuovo Presidente della Banca centrale europea adotterà una politica monetaria più aggressiva rispetto a quella dell’attuale Mario Draghi e come affronterà l’attuale rallentamento economico.

Rimane ancora viva l’incognita Brexit. Theresa May sta facendo di tutto per far uscire il Regno Unito dall’UE, ma nulla è ancora deciso. Si tratta di elezioni molto importanti per i singoli Paesi, che avranno ripercussioni anche sull’economia mondiale.

Elezioni europee 2019: quando si vota

Come deciso dall’organo esecutivo dell’Europa, il Consiglio dell’UE, le urne nei 27 stati membri si apriranno tra il 23 e i 26 maggio 2019, anche se ogni paese ha scelto in maniera autonoma la data. Ad esempio in Italia si voterà domenica 26 maggio 2019, dalle ore 7.00 alle ore 23.00.

Verranno eletti 705 europarlamentari rispetto 751 del 2014, l’Italia è la terza nazione più rappresentata con 76 deputati dopo la Francia, che ne ha 79 e la Germania con 96.

Populismo: un’allarme per i mercati

Le incertezze degli investitori non sono legate solamente alla questione Brexit, ma anche alla rivolta dei gilet gialli in Francia, e le tensioni interne al Governo italiano. Il rischio è di arrivare a giugno con un ribaltamento dei rapporti di forza tra gli schieramenti politici che dettano la linea dell’area euro e vedere i populisti-sovranisti al potere, con conseguenti spinte anti-euro.

Se questo scenario dovesse realmente verificarsi, anche se sembra al momento remoto, molti investitori potrebbero rivedere i propri investimenti nell’area euro.

Gli investitori temono l’aumento di partiti populisti di destra. Negli ultimi anni i partiti anti-establishment hanno colto di sorpresa gli investitori, basti pensare al referendum sulla Brexit o le elezioni presidenziali negli Stati Uniti.

Al momento dai sondaggi evidenziano il fatto che i due maggiori gruppi politici europei, il Partito Popolare Europeo e l’Alleanza Progressista dei Socialisti e Democratici, non otterranno la maggioranza dei seggi (353 nel prossimo mandato).

Tuttavia i partiti pro-UE dovrebbero ancora detenere una sostanziale maggioranza, grazie alla probabile crescita del gruppo liberale ALDE (Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa).

L’incognita Brexit e la partecipazione del Regno Unito

Un’altra fonte di incertezza è legata alla partecipazione o meno del Regno Unito alle elezioni. La presenza del Regno Unito alle elezioni renderà sicuramente l’esito ancora più incerto. Theresa May sta tentando il tutto per tutto per uscire dall’UE.

Anziché mandare l’accordo Brexit ai legislatori, il Primo Ministro inglese cercherà di trasformare la sua proposta in legge permettendo alle opposizioni di aggiungere le proprie idee tramite emendamenti (clicca qui per approfondire).

Elezioni UE 2019: quale impatto sui mercati finanziari?

Le elezioni UE probabilmente rappresenteranno un non-evento per i mercati, se i sondaggi si riveleranno corretti e gli europeisti potranno assicurarsi la maggioranza.

Al contrario se i partiti euroscettici di destra (Conservatori e Riformisti Europei, Europa delle Nazioni e della Libertà e Europa della Libertà e della Democrazia Diretta) dovessero superare le aspettative o formare una coalizione, ci si potrebbe aspettare qualche turbolenza sia nei mercati valutari, sia su quelli obbligazionari dell’area euro.

Nel secondo caso difficilmente i gruppi euroscettici riusciranno a formare una maggioranza, neanche se ricevessero sostegno dei gruppi di sinistra (Partito della Sinistra Europea/NGL e Verdi Europei - Alleanza Libera Europea).

L’UE si troverebbe tuttavia di fronte ad una evidente crisi di fiducia in questo caso e l’impatto sui mercati finanziari potrebbe essere di conseguenza un indebolimento del cambio EUR/USD ed un allargamento degli spread dei paesi periferici dell’Eurozona, soprattutto di Italia, Spagna, Grecia e Portogallo.

Allo stesso tempo gli investitori punterebbero sui titoli di debito più solidi e affidabili come quelli tedeschi, svizzeri o dei Paesi del nord Europa. Altra vittima in questo caso sarebbero le banche, che verrebbero colpite da raffiche di vendite, anche se la BCE ha fatto un un grande lavoro per rafforzare i requisiti di capitalizzazione degli istituti di credito europei.

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La liquidità parcheggiata in attesa di chiarezza

Finché i partiti anti-UE non saranno in grado di formare una maggioranza, non si dovrebbe sperimentare un forte impatto negativo sui mercati finanziari.

Anzi, il mantenimento dello status quo sbloccherebbe in parte la grande liquidità ancora inutilizzata e potrebbe portare a maggiori investimenti. Un esempio potrebbe essere quello dell’innovazione tecnologica e dei Big Data, settore ora in mano a Stati Uniti e alla Cina. L’europa potrebbe diventare il terzo player mondiale.

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