Emissioni e cambiamento climatico: il rapporto delle Nazioni Unite parla di una situazione drammatica
La situazione è drammatica. I numeri questa volta sono delle Nazioni Unite. Riguardano le emissioni di gas, che aumentano il riscaldamento del pianeta con i conseguenti effetti negativi del cambiamento climatico.
Oggi, a Madrid inizia la venticinquesima conferenza tra le parti, cioè tra le delegazioni di 191 Stati, per concordare tagli alle emissioni di gas serra e strumenti per raggiungere gli obiettivi.
Il rapporto ONU: c’è rischio catastrofe
Un dato è certo. Bisogna assumere decisioni forti se si vuole contenere il rischio di una seria catastrofe. I dati delle Nazioni Unite “Emissions gap. Report 2019” del 26 novembre scorso sono peggiori di quelli forniti da IPCC. Il totale delle concentrazioni ha raggiunto un picco record nel 2018, di 55,3 GtCO2 (miliardi di tonnellate di CO2), mentre le emissioni di CO2 derivanti da fonti fossili per la produzione di energia e l’uso industriale sono aumentate del 2% nel 2018, raggiungendo il record di 37,5 GtCO2 per anno.
Il Rapporto afferma che è assolutamente necessario che le emissioni, da qui al 2030, siano più basse del 25 o del 55%, per consentire alla Terra di rimanere nel percorso meno impattante e di limitare il riscaldamento globale al di sotto, rispettivamente, di 2 o di 1,5 gradi. Tradotto significa, che le emissioni devono diminuire del 7,5% all’anno tra il 2020 e il 2030.
Stando al Rapporto delle Nazioni Unite, senza interventi netti e rigorosi le temperature rischiano di aumentare di 3,2 gradi rispetto all’inizio dell’era industriale. Un rischio di catastrofe. Il Rapporto sollecita tutti i paesi del mondo a impegnarsi nello sforzo di ridurre le emissioni di gas serra già a partire dal 2020.
Invita i Paesi tecnologicamente avanzati, cioè quelli del G 20, a mettersi a capo di questo sforzo per evitare conseguente drammatiche sul clima. I Paesi del G20 generano emissioni di CO2 pari al 78% e solo cinque di questi Stati hanno messo in campo azioni per raggiungere un obiettivo a lungo termine di zero emissioni di gas climalteranti.
Il Rapporto afferma che comunque è possibile esistendo le tecnologie per contenere le emissioni ma la cosa che manca è la volontà politica congiunta a quella di cittadini e imprese. Il Parlamento Europeo ha dato un importante segnale in settimana. Una dichiarazione di emergenza climatica e ambientale approvata con 429 voti a favore, 225 contrari e 19 astensioni. Non un plebiscito ma comunque un deciso passo avanti.
La risoluzione del P.E. prescrive di mettere in atto politiche che prevedano che le proposte legislative e di bilancio pertinenti siano “pienamente in linea con l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi centigradi".
Con una seconda risoluzione si esorta l’UE a presentare alla Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici una strategia per raggiungere la neutralità climatica al più tardi entro il 2050. I parlamentari europei chiedono inoltre a Ursula von del Leyen di includere nel Green Deal europeo “un obiettivo di riduzione del 55% delle emissioni di gas serra entro il 2030”.
Ulteriore richiesta riguarda il trasporto marittimo e aereo, che deve ridurre le emissioni, includendo il settore marittimo nel Sistema UE di scambio delle quote di emissione (ETS). La giornata odierna di apertura a Madrid e fino al 13 dicembre della COP 25, la Conferenza delle Nazioni Unite dovrebbe produrre segnali seri e forti. Il clima sta cambiando molto velocemente e una riduzione del 7,5% all’anno appare come una utopia visti i dati del Report ma il rischio è immenso.
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