FCA-Renault, niente fusione: colpa della Francia?

Alessio Trappolini

06/06/2019

Il ministro delle finanze transalpino Le Maire giura di no: «Un accordo era stato raggiunto su tre delle quattro condizioni. Restava di ottenere il supporto esplicito di Nissan». Colpa dei giapponesi quindi? Non proprio, le condizioni poste dalla Francia erano troppe

FCA-Renault, niente fusione: colpa della Francia?

Rottura Fca-Renault: niente fusione.

Il Lingotto ha spiegato in una nota che, pur rimanendo fermamente convinto della bontà della proposta, è «divenuto chiaro che non vi sono in Francia le condizioni politiche perché una simile fusione proceda con successo».

La colpa è della Francia? Il ministro delle finanze transalpino, Bruno Le Maire assicura di no: «Un accordo era stato raggiunto su tre delle quattro condizioni. Restava di ottenere il supporto esplicito di Nissan».

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Fca-Renault, niente fusione: la Francia dà la colpa ai giapponesi

In una lettera il ministro francese ha spiegato che lo Stato francese, principale azionista di Renault, si è impegnato in maniera costruttiva con tutti i partner nel negoziato, senza riuscire però a trovare l’accordo con i giapponesi di Nissan.

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Pur riconoscendo la validità della proposta di Fca, Nissan ha fin da subito richiesto garanzie e tutele tecnologiche in quanto – a modo di vedere dei partner nipponici - la proposta di fusione avanzata dal Lingotto avrebbe «alterato in modo significativo» l’alleanza esistente tra Nissan e la casa automobilistica francese, rendendo quindi necessaria «una revisione fondamentale» dei rapporti con il partner Renault.

I (troppi) paletti francesi

In realtà, qualcosa era già nell’aria visto che il ministro Le Maire aveva avvertito che le nozze non si sarebbero celebrate «a qualsiasi condizione».

Condizioni peraltro già dettate. Infatti, nel caso di fusione, erano state reclamate una sede operativa del nuovo gruppo post fusione a Parigi, un dividendo speciale per gli azionisti di Renault, che detiene il 43% del partner dell’alleanza Nissan, garanzie per Jean-Dominique Senard, che sarebbe dovuto diventare, negli intenti, il Ceo di FCA-Renault per almeno quattro anni, un seggio del governo francese nel Cda formato da quattro membri per parte oltre che garanzie sui siti industriali e sull’occupazione.

Ora la fusione da 35 miliardi di euro, che avrebbe creato il terzo gruppo mondiale dell’auto, con la possibilità di farlo diventare il primo se l’operazione si fosse allargata anche a Nissan e a Mitsubishi, torna nel cassetto.

FCA abbandona la pista francese? Vista la denuncia non troppo velata sulle «mancate condizioni politiche», resta difficile che il ceo di Fca , Mike Manley, possa restare sulla pista francese, ripescando il dossier Psa, il gruppo automobilistico che controlla il marchio Peugeot.

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