Mentre il debito pubblico continuerà a vedere massicci afflussi di denaro ancora per qualche tempo grazie ai reinvestimenti dei titoli in scadenza già detenuti a Francoforte, diverse aziende europee già notano condizioni più stringenti sul fronte dei finanziamenti
I bond emessi da aziende della zona euro saranno penalizzati in modo più pesante e più rapido rispetto ai titoli di Stato dalla conclusione del programma di acquisto di asset (Qe) da parte della Bce. A dirlo è Reuters, in un report fatto circolare oggi dove viene sollevata la questione riguardante il possibile deterioramento delle condizioni di finanziamento per le società non finanziarie del Vecchio Continente.
Confortata dall’andamento di economia e inflazione, la Banca centrale europea si appresta a chiudere il programma di acquisto di asset da 2.600 miliardi euro il prossimo dicembre. E, secondo gli analisti di Reuters, ciò si tradurrà in un aumento del costo dei finanziamenti e in un esame più attento del merito di credito dal lato degli investitori.
«Mentre il debito pubblico continuerà a vedere massicci afflussi di denaro ancora per qualche tempo, grazie ai reinvestimenti dei titoli in scadenza già detenuti a Francoforte, diverse aziende europee già notano condizioni più stringenti sul fronte dei finanziamenti», sottolinea il report, dove viene fatto notare che «i costi per la raccolta sono aumentati per le imprese di circa 50 punti base nel 2018».
In effetti l’ammontare di bond corporate con rendimenti negativi è ai minimi da giugno 2016. L’aumento dei costi di finanziamento potrebbe anche ridurre l’attività di M&A o spingere le aziende a rivolgersi a società che concedono prestiti con maggiore scioltezza.
In settembre la Bce ha acquistato titoli per 30 miliardi, tra cui 4,5 miliardi di obbligazioni societarie. Già in ottobre si prevede che gli acquisti di debito corporate scendano a 2,5 miliardi.
A partire dal 2019, quando gli acquisti di Francoforte saranno ridotti al solo reinvestimento dei titoli in scadenza, è probabile che la quota di corporate bond sull’ammontare complessivo scenda ulteriormente.
Il fatto è che alcuni investitori professionali temono che la fine del Qe non sia ancora completamente prezzata dal mercato. In questo contesto il segmento di mercato potenzialmente più a rischio è quello dei bond high yield, che beneficiano degli acquisti della BCE poichè hanno un giudizio investment grade da parte di almeno un’agenzia di rating.
Edward Farley, responsabile delle obbligazioni societarie europee di PGIM Fixed Income, ritiene che il venir meno del Qe riporterà i prezzi dei bond a riflettere il solo andamento del mercato. «Questo significa che ci sarà maggiore attenzione ai fondamentali e non ci sarà alcun sostegno artificiale al mercato», ha spiegato il gestore a Reuters.
Per questo motivo la fine del Qe potrebbe rappresentare un’opportunità, proprio perché i prezzi andranno a riflettere più accuratamente il rischio. “Le nuove emissioni sono a livelli più ragionevoli” afferma, “ci sono molte opportunità ragionevolmente allettanti, che semplicemente non c’erano prima", ha chiosato Farley.
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