Fintech Innovation by Maker Faire Rome ha preso il via oggi. Due giorni per fare il punto sulle opportunità che il Fintech rappresenta per lo sviluppo economico dell’Italia. Money.it è presente ad entrambe le giornate, ecco il resoconto della conferenza d’apertura
L’evento Fintech Innovation ha preso il via oggi all’Auditorium Parco della Musica di Roma e proseguirà anche domani. La due giorni romana, impregnata sui temi del momento quali fintech, blockchain, algoritmi e criptovalute, ha coinvolto un pubblico di tecnici e professionisti del mondo finanziario, giuridico e tecnologico.
Lo scopo dell’evento organizzato da Maker Faire Rome nell’ambito del calendario di appuntamenti del Pid (Punto Impresa Digitale) e di «Aspettando Maker Faire Rome», è quello di far luce sul processo di trasformazione digitale che sta coinvolgendo l’offerta del settore bancario e degli operatori finanziari tradizionali verso il mondo delle PMI, della microimpresa e dei professionisti.
Cos’è il Fintech
La conferenza d’apertura della due giorni dedicata al mondo Fintech è stata aperta da una tavola rotonda che ha visto fra i protagonisti: Pierfrancesco Gaggi, direttore centrale relazioni internazionali di ABI (Associazione bancaria italiana), Roberto Nicastro, fondatore del veicolo di investimento Rnk, Rossella Macinante di NetConsulting cube e Ignazio Rocco di Torrepadula, fondatore e Ceo di Credimi e rappresentante di ItaliaFintech.
I quattro speaker hanno cercato di slegare l’associazione più comune presso il pubblico secondo cui Fintech è sinonimo di Bitcoin e Blockchain. “Quest’evento è stato pensato per render più chiaro a tutti cosa è e quali sono il ruolo e la portata innovativa del Fintech in Italia”, ha spiegato Rossella Macinante di NetConsulting cube, aggiungendo che in realtà il Fintech “è molto di più”, trattandosi infatti di una serie di innumerevoli applicazioni utili a PMI e microimprese per facilitarne i rapporti con gli stakeholders.
Se è vero che le banche tradizionali sono caratterizzate da tipologie di business molto rigide, dall’altro lato è altrettanto vero che l’innovazione tecnologica della Fintech promette di rendere i processi molto più agili e meno complessi, “user-friendly” come li ha definiti Ignazio Rocco di Torrepadula, fondatore e Ceo di Credimi, cioè in grado “di restituire esperienze molto simili a quelle dei social network”.
Questo può permettere – ha aggiunto Torrepadula – di diffondere una maggior cultura finanziaria fra le fasce che tipicamente meno si interessano alla finanza come giovani ed anziani e di facilitare e rafforzare i rapporti fra le banche e il tessuto imprenditoriale del Paese.
Sotto questo punto di vista il Fintech può semplificare la finanza rendendola più veloce e più accessibile ad aziende e famiglie e in questo modo rappresentare un vero e proprio volano per lo sviluppo economico dell’Italia.
Il gap dell’Italia è ancora ampio
Quanto detto, però, non deve far decollare l’ottimismo. I numeri relativi agli investimenti nel settore Fintech snocciolati da Torrepadula lasciano spazio ancora a molte domande. In Italia lo scorso anno sono stati investiti nel settore Fintech circa 30 milioni di euro, mentre nello stesso arco temporale nella sola Londra è stato impiegato oltre 1 miliardo di euro.
“Il gap c’è ed è ancora grande”, ha voluto sottolineare Roberto Nicastro, “tuttavia esistono nuovi business in grado di rappresentare enormi opportunità per chi fa consulenza, risparmio, investimenti”.
Conclusioni
Lo sviluppo di applicazioni digitali alla finanza può contribuire a diffondere una cultura finanziaria più approfondita fra le fasce di età che oggi si interessano meno al tema. Benché il settore Fintech italiano si stia posizionando per contribuire allo sviluppo economico del Paese rimangono ancora dei nervi scoperti del sistema, come ad esempio il divario ancora grande rispetto agli investimenti che vengono effettuati in altri Paesi europei.
La destrutturazione dei processi bancari che opera il Fintech potrebbe aprire a nuove ed enormi opportunità di business in Italia, in primis nel mondo della consulenza e del risparmio gestito. A tal proposito la prima tavola rotonda si è conclusa con un auspicio, ovvero che l’enorme massa di risparmio degli italiani possa essere veicolata, attraverso l’industria del risparmio gestito, su imprese che accelerino il processo di digitalizzazione in Italia così come avvenuto con l’esempio virtuoso dei Pir.
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