E’ iniziata la fase di fusione delle banche italiane, in attesa delle riforme del governo. Possibile la fusione BPM-B.Popolare. Sfuma l’ipotesi fusione a tre Ubi-BPM-MPS.
Si è ufficialmente aperto il risiko delle banche popolari in attesa di ulteriori dettagli per quel che riguarda la questione dello smaltimento dei crediti deteriorati. Sembra essere sfumata la trattativa che prevedeva una fusione a tre tra Ubi Banca, BPM e Montepaschi vista la diffidenza sull’operazione da parte dei vertici degli istituti bancari.
Più probabile invece una fusione tra BPM e Banco Popolare mentre per MPS si deve ancora trovare una soluzione. Si era ipotizzato un intervento anche da parte di Poste Italiane, con l’ombra della Cassa Depositi e Prestiti. Ipotesi prontamente smentita sia dal Ministero del Tesoro che da parte di Poste Italiane la quale ha categoricamente declinato ogni coinvolgimento nella fusione tra banche italiane.
Fusioni banche: sfuma fusione tra BPM, Ubi e MPS
E’ iniziato ufficialmente il risiko delle banche popolari in attesa di ulteriori dettagli sulla modalità di smaltimento dei crediti deteriorati del sistema bancario italiano. Mercoledì scorso si erano incontrati gli ad di Ubi Banca (Victor Massiah) e di BPM (Giuseppe Castagna) per discutere, insieme al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, di un’eventuale fusione a tre con Montepaschi.
Dall’incontro ne è uscita una fumata nera, con Massiah che ha commentato il meeting come “un’occasione persa”. I programmi differenti, il mancato appoggio del Tesoro e la diffidenza sull’operazione degli stessi vertici di BPM e Ubi sarebbero alla base del mancato accordo sul progetto di fusione a tre insieme a Montepaschi.
Ubi banca necessitava di una fusione con BPM, poiché avrebbe permesso lo sblocco di finanze atte all’acquisto dell’istituto senese e soprattutto una migliore “digestione” dei crediti deteriorati in pancia a MPS (che ricordiamo ammontano a quasi €47 miliardi).
A questo punto, sembra molto più probabile una fusione tra BPM e Banco Popolare vista la preferenza dell’ad di BPM a questa operazione. Ubi però potrebbe cercare di attuare una sorta di piano B.
Fusioni banche: Ubi potrebbe provarci comunque per MPS
Vista la diffidenza dei vertici delle banche italiane sull’operazione smaltimento crediti deteriorati, l’ad di Ubi vorrebbe effettuare una verifica sulla consistenza e la qualità dei crediti deteriorati in pancia a MPS.
Questo potrebbe essere possibile se Ubi accettasse di fare lo stesso nei confronti dell’istituto senese anche se ancora non c’è niente di ufficiale. Il governo potrebbe essere in questo senso un catalizzatore, snellendo i processi burocratici per la riscossione dei crediti deteriorati che ne faciliterebbe lo smaltimento.
Fusioni banche: Poste smentisce ogni coinvolgimento
Nel frattempo, vista la difficoltà di MPS a trovare una banca disposta alla fusione (già arrivati i “no” di Unicredit e Intesa San Paolo) si era ipotizzato ad un appoggio da parte di Poste Italiane (e di riflesso della Cassa Depositi e Prestiti).
Questo per 2 principali motitvi: la società postale è in cerca di un nuovo player che ne aumenti il profilo finanziario, visti i buoni dati di raccolta sui buoni fruttiferi postali. Inoltre, il Ministero del Tesoro ha un piede in tutte e due le staffe essendo uno dei principali azionisti di MPS (grazie all’eredità dei Monti bond) e principale azionista di Poste.
Nell’ipotesi non si escludeva l’intervento anche di chi non è interessato ad una completa acquisizione di MPS: ad esempio, Unicredit potrebbe voler comprare le filiali toscane dell’istituto senese per aumentare la presenza nella regione. O ancora, le quattro good bank delle banche fallite potrebbero essere integrate in MPS grazie ad un appoggio di Poste e Cdp.
Al momento però, tutte queste ipotesi non trovano conferme ma, anzi, solo smentite. Poste Italiane infatti in un comunicato ha negato ogni coinvolgimento nei progetti di fusione tra istituti di credito, allontanando così ogni ipotesi di coinvolgimento della società postale.
Bisognerà attendere qualche giorno, quando il governo approverà la riforma del credito cooperativo e ratificherà l’accordo trovato con l’UE per lo smaltimento dei crediti deteriorati. Questo permetterà sicuramente di avere un’idea migliore su come possa svolgersi il consolidamento del sistema bancario italiano.
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