Garanzia Giovani, ritardo per il pagamento dello stage: una vergogna tutta italiana

Rosaria Vincelli

29 Settembre 2015 - 13:29

Ritardi nei pagamenti per lo stage all’interno del progetto Garanzia Giovani. In molti aspettano ancora il proprio compenso dall’INPS: una vergogna tutta italiana.

Garanzia Giovani, ritardo per il pagamento dello stage: una vergogna tutta italiana

I tirocinanti o stagisti che hanno inziato un’esperienza lavorativa grazie al Programma Garanzia Giovani si ritrovano ancora oggi senza compenso a causa di numerosi ritardi. E’ da mesi che i pagamenti tardano ad arrivare, tanto da chiedersi se dietro tutti questi problemi si nasconda una vera e propria truffa.

Il Progetto Garanzia Giovani nasce in accordo alla Raccomandazione europea del 2013 che stabilisce che l’Italia deve garantire ai giovani un’offerta formativa e lavorativa valida. Un piano volto alla lotta alla disoccupazione giovanile che prevede finanziamenti per i Paesi Membri con tassi di disoccupazione superiori al 25%.

Si può dire, quindi, che l’intento sia nobile poiché tenta l’inserimento di tutti quei giovani che non sono impiegati in nessuna attività lavorativa o in un percorso formativo, se non fosse però, che da mesi gli stagisti, che ogni giorno mettono in campo la propria forza lavoro, non percepiscono il compenso per lo stage previsto da Garanzia Giovani.

Non c’è dubbio che le procedure amministrative ed i controlli richiesti dal programma comunitario comportino dei rallentamenti soprattutto se si tratta di emissione di danaro e soprattutto se si registra un così alto numero di adesioni, però la questione del ritardo dei pagamenti sta assumendo davvero dimensioni spropositate.

Non si può dire che gli stagisti siano rimasti con le mani ferme ad aspettare: si sono attivati tramite social network aprendo dsiscussioni, avanzando proposte come i presidi sotto i palazzi della Regione.

Nel mese di agosto la Regione Lazio ha messo in piedi una task force presso la Direzione Lavoro al fine di velocizzare i pagamenti, incentrati sul bimestre maggio-giugno 2015, dei giovani che avevano aderito al tirocinio extracurriculare.
Il che vuol dire che nel mese di agosto i pagamenti ancora erano fermi ad aprile 2015 e che quindi non c’è nessuna regolarità nell’emissione degli stipendi.

L’ultima di una lunga lista di denunce arriva dalla Sicilia per i 1808 tirocini attivati il mese di agosto nella provincia di Ragusa.

La Cigl insorge:

Tirocini che in molti casi non hanno nulla di formativo ma si concretizzano in rapporti di lavoro veri e propri in cui i ragazzi vengono impiegati anche per 40 ore settimanali, svolgendo mansioni tipiche del lavoro subordinato, senza alcuna formazione. E’ l’ennesima beffa per i giovani, l’ennesima truffa, l’ennesima mortificazione per chi, per la prima volta si approccia al mondo del lavoro.

La Cigl chiede un intervento da parte dell’Assessorato Regionale al Lavoro nei confronti dell’Inps per sbloccare le somme che spettano ai tanti giovani che hanno aderito al Progetto.

La difficoltà incontrata da questi ragazzi è data anche dal fatto che durante i mesi in cui sono impegnati in questo progetto non possono, né per motivi di tempo né a causa del contratto che hanno sottoscritto, intraprendere un’altra attività lavorativa, mentre per il datore di lavoro ci sono solo benefici.

Da strumento finalizzato ad una crescita dei giovani senza occupazione e magari ad un distacco dalla famiglia in seguito ad una maggiore indipendenza economica si è trasformato in una trappola: i ragazzi cominciano un percorso, in teoria, formativo con la speranza che si trasformi a breve in un contratto di lavoro a tempo determinato od indeterminato, ma nel frattempo restano necessariamente legati economicamente alla famiglia.

E’ un’arma a doppio taglio: abbandonare il progetto significa rinunciare ad una eventuale crescita lavorativa, ma allo stesso tempo non si acquisisce l’autonomia tanto agognata, non tanto dai giovani tra i 15 ed i 25 anni, ma da quelli che si avviano verso il compimento del 30esimo anno di età.

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