Giallo di Ponza: cosa è accaduto il 9 agosto? Si parla di svolta nelle indagini nel caso di Gianmarco Pozzi, il giovane di 28 anni ritrovato morto in un’intercapedine di 80 cm. Cosa sappiamo?
Si torna a parlare della morte di Gianmarco Pozzi, a lungo classificata come “suicidio”, ma che fin da subito presentava dubbi ed errori. La famiglia ha sempre cercato chiarimenti, verità e ovviamente giustizia, non credendo alla storia del suicidio.
La storia dietro al giallo di Ponza è ancora un mistero, anche se continuano a emergere testimoni, dati e nuove prove raccolte delle autorità che hanno smosso le indagini in questi ultimi giorni.
Cosa è accaduto al giovane Gianmarco Pozzi, chi era e perché ci sono così tante incertezze sulla sua morte? Cerchiamo di mettere in ordine le risposte fin qui ottenute dalla famiglia e dall’avvocato dopo tante richieste e di capire come mai si parla di “svolta” nel caso.
Chi era Gianmarco Pozzi, campione italiano di kickboxing?
In questa storia la vita di Gianmarco Pozzi prima della sua morte sembra non essere rilevante, cioè la motivazione dietro l’omicidio o il presunto suicidio non sembra avere a che fare con il suo passato. L’unico riferimento potrebbe essere il lavoro di Gianmarco e la sua capacità di combattere.
Gianmarco Pozzi nasce nel 1993, nella zona dei Castelli Romani, a Sud di Roma, nello specifico a Frascati dove risiedeva quando non lavorava a Ponza come addetto alla sicurezza in una discoteca.
Pozzi era stato campione di kickboxing, una disciplina che combina le tecniche di calcio tipiche delle arti marziali orientali ai colpi di pugno propri del pugilato. Proprio questa sua capacità di combattere, quindi di difendersi, potrebbe giustificare alcuni segni ritrovati sul suo corpo, ma non presi in considerazione dal primo referto.
Cosa è successo a Ponza a Gianmarco Pozzi
Gianmarco viene ritrovato morto dietro una casa dell’isola di Ponza il 9 agosto del 2020. La prima ricostruzione che viene fatta dagli investigatori, giunti sul posto, prevedeva una “caduta accidentale”. In seguito si è parlato di “suicidio” e infine di “omicidio”.
Perché tanta incertezza sulla causa della morte? È proprio per rispondere a questa domanda che dobbiamo analizzare tutte le strane operazioni condotte durante le indagini, almeno fino alla svolta.
Caso Pozzi: indagini e testimonianze incerte
La famiglia Pozzi e l’avvocato Fabrizio Gallo hanno fin da subito chiesto di capire le circostanze, ma mancavano i presupposti per un’indagine pulita. Infatti trovato il corpo dopo un “boato” (così viene descritto dal proprietario della casa) alle 11 del mattino, gli agenti che arrivano sul posto rimuovono velocemente il cadavere e invitano il signore a pulire il luogo. Non solo.
“Non c’è traccia degli indumenti e di altri effetti personali che Gianmarco indossava - spiega l’avvocato - Non sono stati riconsegnati alla famiglia, non erano nella valigia che i parenti hanno riportato a Roma”.
Inoltre la perizia sul corpo è stata definita, a una seconda indagine, “inadeguata”, tanto che manca persino la temperatura del corpo di Gianmarco. E sull’autopsia richiesta dalla famiglia si legge:
Fratture delle costole e di una clavicola. Una profonda lesione alla testa, un edema polmonare. Una raffica di colpi, forse inferti anche con un oggetto, che non hanno lasciato scampo a Gianmarco Pozzi, prima di essere gettato nell’intercapedine fra due abitazioni a ridosso di un vigneto a Santa Maria, a Ponza [...].
“Lesioni incompatibili con la caduta” e per questo l’archiviazione del caso come suicidio è incomprensibile.
La svolta sul caso Pozzi: super testimone ascoltato
La svolta nelle indagini arriva a quasi un anno e mezzo di distanza, quando i Ris (Reparto investigazioni scientifiche) arrivano sull’isola per un ulteriore controllo.
Sembra infatti che l’incompatibilità con il suicidio sia confermato anche da altri, non solo dal medico legale incaricato dalla famiglia, ma anche dal soccorritore dell’ambulanza che giunse la mattina del 9 agosto e che ricorda chiaramente di aver visto molte spine (mai menzionate nel referto) sulla schiena del ventottenne.
Durante un’intervista in diretta di questa mattina (20 dicembre) l’avvocato ha aggiunto che un supertestimone è stato sentito. Sembra infatti che la donna abbia visto, verso le sei del mattino del 9 agosto, mentre stendeva i panni, delle persone trasportare una carriola dalla quale sbucavano dei piedi.
La caduta “a peso morto” sembrerebbe, secondo l’avvocato e la famiglia, rispondere perfettamente alle ferite riportate da Gianmarco Pozzi. Sugli errori delle Forze dell’Ordine intervenute l’avvocato ha voluto ricordare che non sarebbe il primo caso gestito in questo modo e ricorda l’omicidio di Arce e quello di Stefano Cucchi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA