Addio a Gigi Proietti: l’attore romano è morto oggi 2 novembre. Ecco 10 video che raccontano, in scene e momenti, l’incredibile carriera di uno dei più grandi artisti mai apparsi in Italia.
Gigi Proietti è morto: se ne va il 2 novembre, giorno dei morti, giorno del suo compleanno. Attore, comico, doppiatore, conduttore, regista, cantante: un artista completo da celebrare e ricordare per sempre.
Sono tanti i momenti, con una carriera lunga 60 anni, in cui Gigi Proietti ha lasciato un’impronta indelebile nello star system italiano: ricordarlo in 10 scene non è semplice. Intelligenza, talento, voce calda e spiccatamente romana (quando serviva), aulica e tuonante quando il copione riprendeva i più celebri monologhi di William Shakespeare (di cui l’attore era appassionato studioso, direttore artistico del Globe Theatre di Villa Borghese a Roma).
Gigi Proietti è stato un artista completo, poliedrico, votato a quello che gli riusciva fare meglio: spettacolo. La sua scomparsa, accanto a quella di Alberto Sordi e Nino Manfredi anni fa, porta via per sempre l’ultimo pezzo di una santissima trinità romana che ha reso il cinema italiano immortale. Le stelle non muoiono mai davvero: ecco allora 10 scene e momenti che hanno fatto la storia di Gigi Proietti.
Morte Gigi Proietti: 10 video e scene per ricordarlo
Per molti il nome di Gigi Proietti si associa a un solo personaggio: Mandrake. In Febbre da Cavallo il cult movie di Steno, 1976, Proietti interpreta un giocatore accanito diventato un simbolo per chiunque, almeno una volta, ha scommesso nella vita. Sono tantissime, troppe, le scene del film (che tutti dovrebbero conoscere a memoria) per ricordare Gigi Proietti: noi ve ne lasciamo due.
La prima è l’immortale sequenza del carosello di Mandrake che, vestito di tutto punto da vigile, non riesce proprio a portare a termine una battuta molto particolare. A dirigere il finto spot, interpretando il regista, è Steno.
Chi è il giocatore delle corse ai cavalli? Mandrake ha un’idea ben precisa a riguardo:
“Chi gioca ai cavalli è un misto, un cocktail, un frullato de robba, un minorato, un incosciente, un regazzino, un dritto e un fregnone, un milionario pure se nun c’ha na lira e uno che nun c’ha na lire pure se è milionario. Un fanatico, un credulone, un buciardo, un pollo, è uno che passa sopra a tutto e sotto a tutto, è uno che ’mpiccia, traffica, imbroglia, more, azzarda, spera, rimore e tutto per poter dire: Ho vinto! E adesso v’ho fregato a tutti e mo’ beccate questa... tié!. Ecco chi è, ecco chi è il giocatore delle corse dei cavalli”.
Per tanti cresciuti negli anni 90, e non solo, Gigi Proietti è stato un personaggio indimenticabile: il Genio della lampada di Aladdin. L’adattamento italiano del 31esimo classico Disney sfrutta la voce di Proietti (al posto di Robin Williams): il risultato? Perfetto e degno della controparte originale.
Il frutto di questa interpretazione enorme, nel buio della sala doppiaggio, è raccontato dallo stesso Proietti in questo rarissimo backstage che vede l’attore spiegare in prima persona cosa significa doppiare un personaggio come il Genio.
Ma Gigi Proietti è stato anche un grande uomo di teatro: attore, direttore artistico, insegnante di recitazione, one man show. Sul palco teatrale Proietti sforna un’altra anima, fa propri interi monologhi, ne scrive altri, fa ridere e fa anche commuovere. Il grande schermo lo ha reso immortale, ma è a teatro che Proietti fa esplodere il suo talento: lo riserva a pochi spettatori seduti in sala che non possono dimenticare le incredibili capacità di un interprete straordinario.
Qui ci veniva spiegato l’importanza di un monologo ben recitato:
Le interpretazioni teatrali di Gigi Proietti hanno lasciato dietri di sé una produzione lunga e stratificata: perdere dei minuti su YouTube per recuperare il vasto materiale presente è come assistere a una lezione di recitazione. È in un’intervista per La Repubblica del 2006 che l’attore romano spiega bene come è arrivato al mondo del teatro e della recitazione:
“Ci arrivai per caso. Non ero abitato dal fuoco sacro, semmai dal fuoco fatuo. Avevo fatto dei provini ma non è che avessi una cultura teatrale. Feci piccole cose. Erano gli anni in cui a Roma c’erano le famose cantine e si faceva molta avanguardia. Restai folgorato da Carmelo Bene che recitava in Caligola di Albert Camus. Carmelo curò anche la regia e i costumi. Lo guardai con ammirazione. Aveva solo tre anni più di me. Ma era come se tra di noi ci fossero secoli di distanza.”
Ricordiamo anche “La lettera alle istituzioni” Giorgio Strehler letta dallo stesso Proietti al Senato della Repubblica italiana nel 2014, durante la Giornata Mondiale del Teatro.
In una delle sue ultime interviste, avuta l’11 ottobre sempre con La Repubblica, Proietti parlava dei suoi 80 anni imminenti, e di cosa significava invecchiare:
“La vecchiaia c’è e non puoi farci niente. Non mi ricordo chi ha detto: “Alla mia età, la malattia è questa”. È una malattia da logoramento, però non mi va di essere pessimista, ringrazio i miei genitori per il senso dell’ironia. Aiuta. Pensi ai capelli.”
Nel 2003, 17 anni fa, Gigi Proietti diceva addio anche un altro importantissimo volto del cinema italiano: Alberto Sordi. Una lettera commovente, scritta da romano a romano: parole che, purtroppo, si adattano anche alla sua scomparsa.
Tornando all’impegno dato nel doppiaggio, c’è un monologo particolare tratto da Dragonheart di Rob Cohen del 2006: nel film Proietti doppia Draco, l’ultimo dei grandi draghi rimasta in una terra tra fantasy e medioevo. Nel film viene narrato come le costellazioni sono formate da stelle composte dalle anime dei più famosi draghi caduti e ascesi al cielo. Il finale commuove più che mai ora: il caso vuole che in lingua originale Draco è stato doppiato da Sean Connery, scomparso qualche giorno fa.
Ancora doppiaggio: sì. Perché in pochi sanno che il primo Adriana gridato da Sylvester Stallone in Rocky era di Gigi Proietti. Prima di Ferruccio Amendola fu l’attore romano a doppiare lo stallone italiano nel primo film della lunga saga (vincitore di 3 premi Oscar, tra cui miglior film).
E si ritorna al teatro, con cui chiudiamo questa piccola e personale rassegna: il monologo del cavaliere Nero che non ha certo bisogno di alcuna introduzione. Solo di una riflessione a posteriori: forse questo cavaliere invincibile si era davvero rotto...di lottare.
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