Meloni e Pécresse potrebbero guidare Italia e Francia dal 2022

Vincenzo Caccioppoli

30 Dicembre 2021 - 09:01

La destra repubblicana è ufficialmente tornata grazie alla leadership forte e convincente di due grandi politiche: Giorgia Meloni in Italia e Valérie Pécresse in Francia.

Meloni e Pécresse potrebbero guidare Italia e Francia dal 2022

Valérie Pécresse è stata scelta come prima candidata presidenziale donna del suo partito, i conservatori Républicains, e ora affronta una sfida ancora più grande: prepararsi per battere Emmanuel Macron alle elezioni di aprile.

La moderata conservatrice che, a sorpresa, ha battuto nelle primarie del suo partito tutti i suoi rivali ben più accreditati di lei alla vigilia e ora si prepara a sfidare il presidente Macron nelle prossime presidenziali del 2022.

Offre un modello moderno di conservatorismo che è liberale sull’economia, ma duro sulla legge e l’ordine, quello che in realtà non a caso sta provando a fare anche lo stesso presidente Macron, che si augura di dover affrontare Zemmour o Marianne Le Pen, temendo il pragmatismo moderato della Pecresse. «Ho buone notizie», ha detto la Pecresse a un recente raduno di sostenitori conservatori, «la destra repubblicana è tornata, la destra [che difende] le sue convinzioni è tornata e la Francia non può più aspettare».

Pécresse, 54 anni, si è impegnata a dare «tutto, la sua forza e la sua determinazione» per condurre il partito alla vittoria. Pécresse si è descritta come «un terzo Thatcher, due terzi Merkel». Si è impegnata ad aumentare l’età pensionabile a 65 anni e a tagliare migliaia di posti di lavoro nel settore pubblico se sarà eletta presidente. Inoltre, come la maggior parte dei candidati di destra, è diventata più dura sull’immigrazione, riflettendo l’influenza dell’estrema destra sui partiti tradizionali. Promette di «ripristinare l’orgoglio francese» e difendere i «valori della famiglia».

Valerie Pecresse sembra essere la candidata più forte per sfidare il presidente Emmanuel Macron. Questo perché è probabile che gli altri sfidanti, Eric Zemmour e Marianne le Pen, si rubino il consenso a vicenda sullo stesso campo di battaglia, mentre Valerie Pecresse rappresenta il volto più moderato e rassicurante di una destra conservatrice, che potrebbe dare un filo di atrocità al presidente, che sarebbe stato sicuramente favorito dalla competizione con uno dei due sfidanti di estrema destra Le Pen e Zemmour. «La destra è tornata. È unita e si unisce alla battaglia con una volontà implacabile», ha commentato lei stessa.

Pécresse ha affermato che la sua prima azione come presidente sarebbe stata quella di porre fine alla settimana lavorativa di 35 ore in Francia in modo che i dipendenti lavorino e guadagnino di più. Ha anche sostenuto una posizione dura sull’immigrazione, affermando che le persone che sono entrate illegalmente nel Paese dovrebbero essere espulse. Insomma, sembra puntare subito alla concretezza delle azioni che in questo momento più colpiscono la borghesia francese. I temi legati all’immigrazione e al terrorismo islamico, tanto cari e fedeli al programma elettorale dei due candidati di destra Zemmour e Le Pen, potrebbero avere meno rilevanza in tal senso di fronte alla crisi economica che ha colpito il Paese e l’emergenza sanitaria.

In Italia, invece la destra punta su Giorgia Meloni. La scorsa settimana ha ricevuto il patrocinio dell’autorevole Economist, che nel suo numero speciale “The World Ahead 2022” la inserisce tra le personalità da tenere d’occhio nel 2022. Secondo il settimanale britannico, la leader di Fratelli d’Italia «può diventare la prima donna Premier in Italia».

Non è la prima volta che Giorgia Meloni viene indicata come prossimo possibile presidente del Consiglio dalla stampa internazionale. Nel 2020 era successo ad esempio con il Times, che nella classifica dei dieci personaggi che potevano “plasmare il mondo”, aveva indicato Giorgia Meloni come unico nome italiano, prefigurando una sua possibile ascesa a Palazzo Chigi. È chiaro quindi che quando giornali internazionali di questa portata si impegnano in avalli simili, diventa una sorta di legittimazione internazionale della leadership politica.

Legittimazione che nessun attuale leader italiano ha finora ottenuto. Come non dimenticare una celebre copertina dell’Economist che nel giugno 2011 definì il premier italiano dell’epoca Silvio Berlusconi inadatto a governare.

Meloni, invece, grazie alla sua autorità, alla leadership e alle relazioni internazionali che ha saputo creare, potrebbe davvero essere la prima donna a diventare presidente nella storia del Paese. Proprio come Pecresse in Francia, a cui è accomunata anche dalla caratteristica di non essere femminista, ma piuttosto di considerare il fatto di essere una donna come uno stimolo a impegnarsi ancora di più.

«Non voglio le quote rosa, perché voglio che tutto ciò che ottengo sia stato conquistato grazie alle mie capacità e non per gentile concessione», ha detto tempo fa Giorgia Meloni in un’intervista.

Non è un caso che Valerie Pecresse abbia citato durante il suo discorso dopo la vittoria contro Eric Ciotti alle primarie due delle donne di maggior successo nella politica internazionale, ovviamente di partiti conservatori, degli ultimi anni che non possono certo definirsi femministe. Insomma, almeno a destra, come ama citare spesso Meloni, la storia ha dimostrato che le donne possano avere lo stesso spazio degli uomini, purché sappiano meritarselo, così come sembra sappiano fare sia Valerie Pecresse che Giorgia Meloni.

Chissà che ambedue non possano un giorno parlarsi da presidenti dei rispettivi Paesi. Sarebbe la prima volta nella storia e mai come ora una possibilità assai concreta.

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