Essere imprenditori non significa solo pensare a numeri e fatturato. E’ una vocazione spesso dimenticata o non vista come leggiamo in God Save The Leader.
Siamo abituati a pensare all’imprenditore come a una persona totalmente dedita a numeri e profitto e priva per la maggior parte delle volte di passione, anima e cuore. Se per alcune aziende il prototipo del freddo business man che ha in mente solo il fatturato secondo il paradigma di qualche anno fa definito da Milton Friedman è una realtà più o meno acclarata, per altre, invece, l’imprenditore è colui il quale ha investito non solo denaro nella propria creatura ma anche e soprattutto vita personale, tempo, fatica e un enorme senso di responsabilità verso i propri dipendenti.
Mai come il periodo storico che stiamo attraversando ha messo a dura prova la rettitudine e la capacità di reggere lo stress e l’ansia di molti capitani di azienda. Il dato che non ci aspettiamo, forse fuorviati da una percezione e da una visione distorta di chi ha fondato e guida un’azienda, è che d’imprenditori italiani passionali, corretti e umanamente emotivi ve ne sono molti e costituiscono il nervo del nostro Paese.
Giovanna Carucci, coach e founder di #AutenthicLeader ha dedicato loro un intero libro interamente auto prodotto e dal titolo God Save The Leader con l’obiettivo di svelare il lato umano ed emotivo che alberga in ciascun imprenditore e che, se ben coltivato, conferisce all’azienda molta più solidità e senso di appartenenza da parte di tutti.
I falsi miti della leadership
“Ogni maledetta domenica si può vincere o perdere l’importante è vincere o perdere da uomini.” Così chiudeva il suo discorso nello spogliatoio di Tony D’Amato interpretato da un magistrale Al Pacino in Ogni Maledetta Domenica: parole forti, cariche di pathos, degne di un generale alle proprie truppe. I quattro minuti e mezzo del monologo del film sono stati presi più e più volte in questi anni come esempio da mostrare a dipendenti e collaboratori durante convention e situazioni aziendali più o meno ufficiali. Tutti con l’obiettivo di caricare la propria squadra fino al limite del senso d’infallibilità e di forza quasi vi fosse il richiamo muscolare e razionale del dio Marte, notoriamente protettore della guerra.
Ecco se le parole dell’allenatore possono sicuramente infervorare gli animi e scuoterli da un certo torpore, pensare che basti saper fare un discorso di questo genere per diventare leader diventa sicuramente fuorviante. Non perché sia sbagliato ispirarsi ad altri personaggi carismatici, indipendentemente che siano reali - quali Steve Jobs, Elon Musk, Julio Velasco -, o semplicemente nati dalla penna di uno sceneggiatore. E’ errato, però, credere che per essere leader sia necessario essere come loro: questo è uno dei primi falsi miti della leadership che l’autrice nella propria professione e nel percorso tracciato in God Save The Leader tende a smontare e a sfatare.
La motivazione è molto semplice:nessuno è uguale a un’altra persona e il vero momento magico è quando ciascuno di noi si trasforma nella migliore versione di se stesso. Diventa, quindi, fondamentale conoscersi e capire i punti di forza e di debolezza e far sì che la sfera emotiva non prenda il sopravvento ma sia parte della quotidianità. Il rischio è d’incappare e inciampare in una mitologica visione distorta della leadership come, ad esempio, pensare che questa possa dipendere dalle doti naturali della persona e che nel proprio bagaglio genetico abbia anche la prestanza e la comunicatività per comandare e dirigere. Sempre nel gruppo dei falsi miti vi è il concetto di prestazione: è leader solo chi porta risultati eccellenti o sa vendere meglio e più di un team preposto a ciò o è il più bravo di tutti; per chiudere, infine, con l’idea di leadership legata al ruolo e alle persone. Tradotto è leader solo chi è capo dell’azienda senza riconsocere il giusto ruolo agli altri componenti del team. To lead in inglese significa raggiungere e dare una direzione e vuol dire soprattutto circondarsi di persone competenti che sappiano apprezzare la creatura del fondatore e insieme a esso la vogliano crescere insieme.
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