Good Bank: per Etruria, CariFe, CariChieti e Banca Marche torna ad affacciarsi l’ipotesi di vendita per spacchettamento. Ecco chi potrebbe acquistare i quattro istituti.
Good Bank vendute separatamente? - Si riapre il dossier relativo alla cessione delle quattro banche italiane salvate lo scorso 22 novembre (Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e CariFerrara).
Le offerte vincolanti per l’acquisto in blocco delle quattro good bank pervenute a luglio da soli due fondi d’investimento (Apollo e Lone Star) erano state giudicate irricevibili dall’Autorità di risoluzione perché di gran lunga inferiori al prezzo sborsato dal sistema bancario italiano per il salvataggio e per questo rispedite al mittente.
Roberto Nicastro - presidente dei quattro istituti “ristrutturati” -, stando a quanto riportato dal Sole24Ore, starebbe dunque pensando a un piano B, che consiste nello spacchettamento e nella vendita separata delle good bank: una soluzione prevista dal bando pubblicato a gennaio per la cessione delle quattro banche, che potrebbe generare introiti superiori a quelli derivanti da una eventuale vendita in blocco.
Good Bank: i possibili acquirenti
Naufragata l’ipotesi di una cessione dell’intero pacchetto delle good bank, Nicastro avrebbe contattato quei soggetti che inizialmente avevano manifestato il proprio interesse prima di dileguarsi, ovvero: UBI Banca, Bper e Banca Popolare di Bari (senza escludere una possibile partecipazione di BNL e Cariparma-Crédit Agricole).
La prima sarebbe interessata all’acquisto di CariFe; Bper avrebbe messo gli occhi su Banca Marche e Banca Etruria mentre la Popolare di Bari starebbe esaminando il dossier CariChieti.
La partita relativa alla vendita delle good bank si chiuderà alla fine di settembre, periodo entro il quale dovranno pervenire le manifestazioni d’interesse degli eventuali acquirenti. Altrimenti, scaduto il termine ultimo, scatteranno le sanzioni di Bruxelles sugli aiuti di Stato.
Good Bank: i numeri
Fabio Faltoni della Federazione Autonoma Bancari ha salutato positivamente l’ipotesi di una vendita a “spezzatino” delle quattro good bank italiane, spiegando che
“La notizia di un ritorno di fiamma da parte di vari soggetti, non può che fare piacere, soprattutto a chi, come noi, conosce le banche dall’interno e sa bene quanto esse valgano, a partire dai lavoratori, che noi abbiamo più volte definito la vera good bank”.
La somma messa sul piatto a luglio dai fondi di private equity per rilevare l’intero pacchetto delle good bank si aggirerebbe intorno ai 500 milioni di euro: un’offerta irrisoria se confrontata con i 2 miliardi richiesti inizialmente e con la soglia minima di 1,4 miliardi fissata dai venditori.
Cifra, quest’ultima, che corrisponde al patrimonio delle quattro good bank in vendita e al prestito ponte che entro la fine del 2016 l’Autorità di risoluzione dovrà rimborsare a Unicredit, Intesa Sanpaolo e UBI Banca.
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