Il salvataggio di Carige alle battute finali: l’afflusso record in assemblea apre uno spiraglio di luce
Il salvataggio di Banca Carige arriva alle battute finali.
Nella giornata di domani, venerdì 20 settembre, si terrà l’attesa assemblea degli azionisti che dovrà scegliere se approvare o meno il piano di rafforzamento da 900 milioni di euro pensato da Cassa Centrale Banca e dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi.
Fondamentali saranno le mosse dei Malacalza, azionisti di riferimento con in mano più del 27% del capitale aziendale. Il loro peso, però, potrebbe venir ridimensionato dalla grande affluenza già registrata in assemblea: chi sarà l’ago della bilancia del salvataggio di Carige?
Salvataggio Carige: l’assemblea al via
Stando a quanto emerso nelle ultime ore a registrarsi per partecipare all’assemblea dei soci sarebbe stato già l’80% del capitale sociale. Un dato imponente soprattutto se paragonato a quel 40% presente a dicembre del 2018, quando il fallito aumento di capitale ha aperto le porte al commissariamento dell’istituto di credito ligure.
Il quorum partecipativo è stato dunque superato anche se, come hanno fatto notare diversi osservatori, molti di quelli che hanno effettuato la prenotazione per partecipare in assemblea e per discutere il salvataggio di Carige potrebbero anche scegliere di non presentarsi domani.
Al momento in cui si scrive, nulla appare ancora certo. Non è chiaro se il raggruppamento formato dai piccoli soci riuscirà a ridimensionare il peso dei Malacalza che con il loro 27,5% potrebbero anche bloccare il progetto già approvato dalla BCE.
I grandi azionisti (quindi anche Volpi, Mincione, SGA ecc..) ad oggi detengono una quota complessiva di poco inferiore al 50%. Il resto della banca è nelle mani dei fondi e dei piccoli azionisti.
Nel caso in cui il piano di salvataggio di Carige non riuscisse a vedere la luce, per l’istituto di credito potrebbe aprirsi l’ipotesi di risoluzione. La ligure sarebbe divisa in una bad bank e in una good bank.
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