Lo scorso 22 luglio sono state presentate le offerte vincolanti da parte di tre Fondi di Private Equity americani, Apollo, Leone Star e Apax per la rilevazione delle nuove Banca Marche, Etruria, Carichieti e Cariferrara sopravvissute al piano di risoluzione tramite il decreto salva banca lo scorso 22 novembre. Vediamo insieme i dettagli delle offerte.
Dovrebbero essere in tutto tre le offerte vincolanti per l’acquisto delle 4 Good Bank - le nuove Banca Marche, Banca Etruria, Carichieti, Cariferrara - nate lo scorso 22 novembre dal decreto salva banche e che ha visto il coinvolgimento diretto di azionisti e obbligazionisti subordinati. Si tratterebbe di 3 Fondi di Private Equity americani Apollo, Leone Star e Apax che hanno consegnato lo scorso 20 luglio - termine ultimo di presentazione per le proposte di rilevamento – le offerte in busta chiusa al tavolo del Fondo di risoluzione che detiene dallo scorso novembre la proprietà dei 4 Istituti di credito sotto la guida di Roberto Nicastro. Un quarto soggetto di cui non si conoscono le generalità avrebbe avanzato l’offerta per l’acquisto della società di assicurazione Bap di Banca Etruria. Un’operazione che è anche prevista dal bando che pur incoraggiando l’acquisto in blocco dei 4 Istituti non esclude l’acquisto separato delle società controllate.
Il Fondo che fa capo all’unità di risoluzione di Bankitalia deciderà sul da farsi avvalendosi del supporto di Societè Generale in qualità di advisor, di Oliver Wyman per la consulenza strategica e di Chiomenti per gli aspetti legali.
Acquisto delle 4 good bank: il nodo prezzi
Se da una parte potrebbe essere una notizia positiva la presentazione delle offerte per l’acquisto dei neo Istituti bancari, la cui procedura d’acquisto come imposto da Bruxelles dovrebbe concludersi entro il prossimo 30 settembre, non fa ben sperare il valore dell’operazione in relazione al prezzo di vendita proposto al mercato, al valore dell’operazione di salvataggio e soprattutto in relazione agli anticipi sborsati dalle banche del sistema.
Secondo quanto riportano fonti media le offerte dei fondi per l’acquisto dei 4 istituti in blocco, si aggirerebbero intorno ad un valore complessivo tra i 500 e i 600 milioni che, in relazione al prestito iniettato da Unicredit, Intesa e Ubi per un totale di 1,65 miliardi è una vera e propria svendita. Mancherebbe all’appello dunque un miliardo di euro che dovrà essere necessariamente rimpinguato dalle banche sane del sistema bancario.
Inoltre il rischio non è solo la minusvalenza in bilancio ma le valutazioni più basse del previsto potrebbero influenzare il mercato ed essere considerati un critico benchmark per il settore bancario. Cosa che è accaduta con la Borsa di oggi che, in risposta al piano di salvataggio del Mps approvato dalla Bce, ha speculato sul “tallone di achille” del sistema bancario, i crediti in sofferenza, mandando a picco i titoli di Unicredit, Ubi, Intesa peraltro promosse a pieni voti dagli stress test dell’Eba pubblicati lo scorso 29 luglio.
Good bank: quali alternative ai fondi americani?
Se il prezzo offerto fosse dunque solo di 600 milioni il restante dovrebbe essere rimborsato dalle banche sane che avrebbero due alternative:
- Vendita ai fondi e copertura della somma mancante: saldare il rimborso, pari quasi ad un miliardo, con la Cdp che ha posto una garanzia sul credito ,attraverso il Fitd (da inserire come perdita a conto economico delle singole banche)
- Investimento nello schema volontario del Fitd: acquistare le 4 good bank per un valore totale di 1,6 miliardi attraverso lo schema volontario, istituito presso il Fitd, qualche mese fa e che ha già deliberato un investimento di oltre 280 milioni per il salvataggio di Cassa Cesena. Un’operazione molto complessa che da una parte consentirebbe di evitare la svendita delle 4 banche con il rischio di un disastroso banchmark per il mercato e dall’altro sarebbe un’operazione che nel bilancio delle banche finirebbe sotto la voce crediti.
Tuttavia questa mossa sembra poco probabile in quanto piuttosto complessa. Andrebbe infatti modificato lo Statuto dello schema volontario innalzando il tetto fino a 2 miliardi e conditio sine qua non deve esserci l’adesione del 95% del sistema bancario pena lo scioglimento automatico dello schema. - Una terza soluzione potrebbe essere la vendita dei 4 Istituti singolarmente che potrebbe portare a incassare qualcosa di più anche se è una soluzione più complessa e meno probabile in quanto non prevista nel bando.
In ogni caso a concorrere al rimborso ci sarebbero gli importi incassati dalla Rev, la bad bank istituita lo scorso dicembre, ossia il veicolo per liberare le neo banche dalle sofferenze bancarie e venderle al mercato.
Good Bank: al vaglio dell’autorità di risoluzione le offerte dei fondi
I tempi di presentazione della domanda sono scaduti lo scorso 20 luglio e adesso sono al vaglio come già detto del Fondo di risoluzione.Se si riaprissero i termini e non si optasse più per una cessione in blocco alcune banche potrebbero farsi avanti di nuovo. Per esempio la Popolare di Bari aveva manifestato interesse per la Cassa di Risparmio di Chieti e tuttora mantiene aperto l’interesse e non è escluso che in un secondo momento possa farsi avanti con la nuova proprietà.
Dopo l’analisi delle offerte da parte parte degli advisor partirà la fase di negoziazione e solo allora si capirà meglio il livello dei prezzi, un ‘eventuale nuova procedura di vendita che prevede il coinvolgimento del Fitd o a sorpresa un nuovo offerente dell’ultimissima ora.
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