Google Inc. è sotto accusa dopo che la sua nuova Photo App per l’organizzazione delle foto confonde una ragazza afroamericana per gorilla. La compagnia si scusa
Anche i programmi per computer possono essere razzisti. Google Inc. ha dovuto chiedere scusa ai suoi utenti quando la sua nuova Photo App per foto ha erroneamente identificato una ragazza afroamericana come gorilla.
A farlo notare tramite Twitter è stato @JackyAlcine postando foto di sè con la sua amica, a cui la App di Google ha dato il tag ’Gorillas’.
La compagnia ha risposto in poche ore rimuovendo interamente il tag.
“Accidenti” ha risposto Yonatan Zunger, capo architetto per i prodotto social di Google. “Uno dei peggiori bug che poteva accadere. Brividi”.
A Maggio Google ha lanciato la sua Photo App per smartphone proponendola come una grande innovazione per ordinare, organizzare e gestire le foto tramite un software di intelligenza artificiale.
Il sistema si basa sull’autoapprendimento, ovvero le correzioni immesse dagli utenti migliorano la capacità della App di non commettere errori nel futuro. In questo modo il programma permette un continuo perfezionamento.
Sia Google che Facebook di recente hanno investito molto sullo sviluppo di software che riescano a riconoscere volti, immagini e addirittura sensazioni. Quest’ultima ‘gaffe’ di Google mette in dubbio la reale capacità dei software di pensare e agire come esseri umani.
A Maggio gli utenti di Google si lamentavano di come la Photo App confondesse cani con i cavalli e uomini con le foche. Flickr, programma di Yahoo per la condivisione delle foto, è finita nei guai quando ha identificato un campo di concentramento come ’Parco Giochi’.
L’errore della App di Google arriva anche in un momento di problematiche razziali negli USA e a Silicon Valley. Le compagnie tecnologiche Californiane hanno subito numerose critiche per via di una discriminazione dell’assunzione che favorisce i bianche e gli asiatici.
Secondo l’ultima informativa sulla diversità di Google, circa il 94% degli impiegati sono bianchi o asiatici mentre solo l’1% è nero. Forse se Google riuscisse ha creare maggiore diversità nella compagnia i suoi programmi diventerebbero più ‘umani’.
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