Hai perso il lavoro a causa del coronavirus? Ecco tutto ciò che devi sapere per affrontare la perdita di occupazione, la sospensione dell’attività lavorativa. Vediamo anche quali aiuti si possono richiedere.
Hai perso il lavoro a causa del coronavirus? Vediamo tutto quello che devi sapere per affrontare l’emergenza della mancanza di lavoro, degli uffici chiusi e del lockdown di un intero Paese in cui anche cercare una nuova occupazione risulta difficile.
Ovviamente le soluzioni per chi ha perso il lavoro sono diverse a seconda che si tratti di un lavoratore regolare, irregolare, ma anche a seconda della tipologia di contratto. Al momento diciamo che sono molti i lavoratori sospesi, dalle partite IVA che hanno chiuso l’attività (bar, ristoranti per fare qualche esempio) ai dipendenti di azienda, ai liberi professionisti iscritti agli ordini.
Per il momento in aiuto è arrivato il decreto Cura Italia con il bonus 600 euro, la cassa integrazione per le aziende anche in deroga e presto dovrebbe arrivare anche il reddito di emergenza con il decreto di aprile.
Molti sono i lavoratori, 3,7 milioni, che al momento sono senza lavoro perché facenti parte dei settori bloccati come ha evidenziato uno studio dei Consulenti del Lavoro o anche INPS che prospetta un aumento ulteriore di povertà e disuguaglianza.
Ricordiamo anche che pur stabilendo il decreto Cura Italia 18/2020 il divieto del licenziamento in periodo di emergenza, permane la possibilità, data la crisi che molte aziende stanno affrontando, che molti perderanno il lavoro.
In questo caso, ammesso che vi siano i requisiti, il lavoratore può richiedere l’indennità di disoccupazione Naspi o anche la DIS-COLL. Vediamo allora cosa deve sapere e fare chi ha perso il lavoro a causa del coronavirus.
Hai perso il lavoro a causa del coronavirus? Puoi chiedere la Naspi
Hai perso il lavoro a causa del coronavirus? Forse non oggi per sempre ma potrebbe accadere fra qualche mese. In quel caso puoi chiedere l’indennità di disoccupazione Naspi. La Naspi è rivolta a tutti quei lavoratori con un rapporto subordinato che hanno perso il lavoro in modo involontario. Tra questi lavoratori si trovano anche:
- apprendisti;
- soci lavoratori di cooperative con rapporto di lavoro subordinato con le medesime cooperative;
- personale artistico con rapporto di lavoro subordinato;
- dipendenti a tempo determinato delle pubbliche amministrazioni.
Per richiedere la Naspi, oltre ad essere stato involontariamente licenziato, il lavoratore deve:
- essere in possesso dello stato di disoccupazione;
- aver versato almeno tredici settimane di contribuzione nei quattro anni precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione ;
- aver maturato almeno trenta giornate di lavoro effettivo nei dodici mesi che precedono l’inizio del periodo di disoccupazione.
Rimandiamo a una guida completa di Money.it su cos’è e come fare domanda di disoccupazione Naspi, ricordando che questa deve essere inoltrata nei 68 giorni successivi alla perdita del lavoro e che l’indennità è pari al 75% della retribuzione qualora essa non superi i 1.227,55 euro.
Nel caso di importo superiore al 75% va aggiunta una somma pari al 25% del differenziale tra la retribuzione mensile e l’importo suddetto. A partire dal quarto mese l’indennità di disoccupazione Naspi viene ridotta del 3% per ciascun mese successivo per il totale dei 24 mesi spettanti.
Non solo Naspi perché lo stesso principio accompagna l’indennità di disoccupazione DIS-COLL rivolta però ai co.co.co. iscritti in via esclusiva alla Gestione separata INPS, non pensionati e privi di partita IVA, ma anche assegnisti e dottorandi di ricerca che abbiano perso involontariamente il lavoro.
L’indennità è pari al 75% della retribuzione e per la DIS-COLL valgono le stesse regole della Naspi fatto salvo che il reddito mensile non deve superare i 1.221,44 euro. Per maggiori dettagli, nel caso dopo l’emergenza e il venir meno del divieto di licenziamento i lavoratori ricercatori e co.co.co. si ritrovino senza lavoro a causa del coronavirus, rimandiamo a una guida completa sulla DIS-COLL e come fare domanda.
Per chi ha perso il lavoro a causa del coronavirus bonus da 600 euro
Chi ha perso il lavoro a causa del coronavirus, o meglio al momento si trova con l’attività sospesa, può ottenere il bonus 600 euro stabilito dal decreto Cura Italia.
Il bonus di 600 euro è stato introdotto principalmente per i professionisti con partita IVA iscritti alla gestione separata INPS, i lavoratori dello spettacolo e del mondo dello sport, i lavoratori del settore turistico che hanno dovuto sospendere la propria attività a causa del coronavirus.
Lo stesso è stato pensato per i lavoratori con contratto di collaborazione coordinata e continuativa iscritti alla gestione separata INPS, gli stessi che possono accedere alla DIS-COLL. Ricordiamo infatti, che come da chiarimenti forniti, il bonus 600 euro è compatibile con le indennità di disoccupazione Naspi e DIS-COLL.
Per quanto riguarda i lavoratori domestici e i liberi professionisti iscritti agli ordini per loro è stato istituito dal decreto Cura Italia il reddito di ultima istanza. Il caso dei lavoratori domestici può essere assai delicato dal momento che molti potrebbero aver perso il lavoro, parliamo di colf, badanti e baby sitter, lavorando in nero. Il che pone un problema assai grave dal momento che questi lavoratori non possono richiedere la disoccupazione né il reddito di ultima istanza.
Per loro potrebbe arrivare nel prossimo decreto di aprile il reddito di emergenza anche detto REM che dovrebbe essere di 400 euro o più. Per avere maggiori dettagli su questa forma di sostegno e sulle maggiori tutele di cui i lavoratori domestici avrebbero bisogno attendiamo le disposizioni del testo ufficiale del decreto ancora in fase di definizione.
Cassa integrazione per chi ha perso il lavoro
La cassa integrazione, anche in deroga per le microimprese, è stata introdotta per tutti quei lavoratori la cui azienda ha sospeso l’attività per il coronavirus.
La cassa integrazione ordinaria, in deroga, FIS o Fondi di solidarietà prevede un trattamento di integrazione salariale appunto la cui cifra è pari all’80% della retribuzione mensile.
La cassa integrazione, le cui domande sono state inviate all’INPS per far fronte all’emergenza e sono in attesa di essere liquidate, sono previste dal decreto Cura Italia per nove settimane. Abi e i sindacati hanno anche sottoscritto un accordo per l’anticipo della cassa integrazione.
Questa formula di integrazione salariale al momento attiva dovrebbe traghettare le aziende oltre l’emergenza. La speranza è che nessuno perda il lavoro dopo.
Hai perso il lavoro per l’emergenza? Puoi chiedere il buono spesa
Se hai perso il lavoro per l’emergenza coronavirus puoi anche chiedere il buono spesa al tuo comune di residenza.
Il buono per la spesa è stato introdotto dal governo per le molte famiglie che non hanno entrate sufficienti per poter sopperire ai primari bisogni alimentari.
400 milioni ripartiti tra tutti i Comuni italiani lasciando ai sindaci la libertà di consegnarli alle persone con un ISEE basso e davvero bisognose di aiuto.
Dal momento che sono moltissimi coloro che hanno il lavoro sospeso, spesso in nuclei familiari monoreddito, con figli e per i quali il bonus eventuale di 600 euro non è sufficiente visti anche i ritardi dell’INPS, il buono per la spesa può essere fondamentale e salvifico.
Non sappiamo ancora quali saranno i numeri effettivi di chi andrà a perdere definitivamente il lavoro alla fine dell’emergenza, ma sappiamo, secondo le analisi di Unioncamere, che sono oltre 400mila i posti di lavoro a rischio nel 2020 in Italia e a quel punto non ci saranno Naspi o buoni spesa che tengano una crisi economica e sociale senza precedenti nella storia della Repubblica.
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