I 10 Paesi più censurati del mondo (dove la libertà d’espressione è un miraggio)

Riccardo Lozzi

30/06/2020

Ecco i 10 Paesi più censurati al mondo, secondo la classifica fornita ogni anno da Freedom of House sul rispetto dei diritti civili.

I 10 Paesi più censurati del mondo (dove la libertà d’espressione è un miraggio)

Spesso nel mondo ci si interroga sull’effettiva libertà di espressione di una nazione e sulla censura a cui sono assoggettati i cittadini. È interessante notare come, nella maggior parte dei casi, le opinioni più critiche rispetto a questo tema si palesino sopratutto nei Paesi occidentali o, comunque, dove tali principi sono espressamente tutelati dalle varie leggi fondamentali.

Un esempio di queste ore vede protagonista Matteo Salvini. Infatti, presentatosi a Mondragone, in seguito agli scontri tra i cittadini locali e la comunità bulgara avvenuti nella scorsa settimana, il leader della Lega non ha potuto svolgere il suo comizio a causa delle dure contestazioni subite.

Salvini ha quindi accusato di essere stato vittima di una grave censura da parte dei centri sociali, sostenendo inoltre che a parti invertite si sarebbe dato maggior risalto all’accaduto.

Ma qual è la situazione a livello mondiale sulla libertà di espressione e quali sono i Paesi più censurati?

I 10 Paesi più censurati al mondo, la classifica

Ogni anno Freedom House, agenzia non-governativa con sede a Washington, rilascia il report Freedom in the World, in cui viene stilata una speciale classifica sui diritti civili nei diversi stati del pianeta.

Nella graduatoria vengono messi a disposizione 100 punti che, combinando diversi aspetti, offrono una ripartizione tra Paesi liberi, parzialmente liberi e non liberi. Gli Stati Uniti, ad esempio, vengono considerati uno stato libero con uno score di 86 punti su 100.
Gli aspetti tenuti in considerazione sono i seguenti:

  • Un sistema politico competitivo e multipartitico.
  • Il suffragio universale garantito e senza infiltrazioni criminali.
  • Elezioni regolari in cui sono assicurat: la segretezza del voto, la sicurezza nell’esprimere la propria preferenza politica, l’assenza di brogli e la possibilità di contestare l’esito elettorale.
  • La possibilità per i principali partiti di rivolgersi all’elettorato tramite media e campagne elettorali.

Andiamo a scoprire quindi quali sono stati giudicati nel 2020 i 10 Paesi più censurati al mondo dalla ONG statunitense.

10) Tagikistan

Al decimo posto troviamo il Tagikistan con un punteggio di 9 su 100. L’ex Repubblica Socialista Sovietica, attualmente Repubblica semi-presidenziale, vede dalla promulgazione della propria costituzione nel 1994, Emomalī Rahmon come capo di Stato.
Questi, oltre ad una forte repressione nei confronti dell’opposizione politica, ha inaugurato nuove politiche contro la libertà di culto, in special modo contro la comunità musulmana, approvando la legge che obbliga i cittadini a “attenersi ai vestiti e alla cultura nazionale”.

9) Libia

A pari merito si piazza la Libia, la quale, come molti sanno, sta affrontando da anni una violenta guerra civile dopo il regime di Gheddafi. Attualmente è divisa in diverse zone di influenza, con un conflitto permanente tra le varie tribù e la presenza dell’ISIS.

8) Somalia

La Somalia, che ottiene 7 punti su 100, nonostante lo status di Repubblica Federale conserva un potere centrale molto forte a discapito delle popolazioni locali. Inoltre, la classe politica rimane una delle più corrotte a livello internazionale.

7) Arabia Saudita

Sempre a 7 punti troviamo l’Arabia Saudita, con Re Salman che dal 2015 governa in un regime di monarchia assoluta. Nel paese le donne fino al 2018 non potevano guidare, e, ancora oggi, non possono girare senza un accompagnatore. Inoltre, non sono presenti altri luoghi di culto oltre le moschee.

6) Guinea Equatoriale

La Guinea Equatoriale, con soli 3 punti, si posiziona al sesto posto. Nonostante una parvenza di democrazia data dalla costituzione promulgata nel 1991, vede in carica il presidente Obiang Nguema dal 1979, ovvero da quando strappò il potere allo zio Macìas Nguema. In tutte le elezioni è risultato l’unico candidato senza avversari.

5) Corea del Nord

Dalla sua fondazione, la Repubblica Popolare Democratica di Corea è sotto il controllo del Partito del Lavoro di Corea, che vede il ruolo del leader succedersi in forma dinastica. Attualmente il capo assoluto dello stato di Pyongyang è Kim Jong-un, che ha portato la nazione ad un punteggio di 3 su 100.

4) Turkmenistan

Altra ex Repubblica Socialista, il Turkmenistan si trova appena fuori dal podio con 2 punti su 100. Dal crollo dell’URSS è rimasta una repubblica autoritaria, con le prime elezioni a cui è permesso ad altri partiti di presentarsi indette solo nel 2013. Nonostante questo il potere rimane comunque sotto il dominio del Partito Democratico del Turkmenistan dal 1991.

3) Sudan del Sud

Anche il Sudan del Sud ottiene il punteggio di 2 su 100. In seguito all’indipendenza dal Sudan ottenuta nel 2011, questo paese centro-africano ha visto diverse etnie combattere p fino all’armistizio del 2013, che ha permesso ai leader delle diverse fazioni di spartirsi il potere in forma anti-democratica.

2) Eritrea

A pari merito con Turkmenistan e Sudan del Sud troviamo l’Eritrea, che dall’indipendenza dall’Etiopia del 1993 ha visto il Fronte Popolare per la Democrazia e la Giustizia come unico partito presentarsi alle elezioni.

1) Siria

Con 0 punti la Siria acquisisce il triste primato, vedendo combinate simultaneamente un regime autoritario e repressivo, un forte grado di corruzione ed una guerra civile, le quali non garantiscono alcun diritto civile alla popolazione locale.

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# Siria

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