I Paesi che ancora non hanno riconosciuto la vittoria di Biden

Riccardo Lozzi

11/11/2020

I motivi per cui Russia, Cina, Turchia e Brasile sono tra i Paesi che non hanno riconosciuto ancora la vittoria di Biden.

I Paesi che ancora non hanno riconosciuto la vittoria di Biden

Donald Trump non è l’unico a non aver riconosciuto la vittoria di Joe Biden alle elezioni USA 2020. Nonostante dopo la proclamazione il nuovo presidente eletto abbia ricevuto tweet e dichiarazioni pubbliche di congratulazioni in tutto il mondo, ci sono ancora alcuni capi di Stato e di Governo che mancano all’appello.

Tra i più importanti troviamo Vladimir Putin, Xi Jinping, Recep Tayyip Erdoğan e Jair Bolsonaro, i quali hanno sostenuto di voler attendere i risultati ufficiali da parte delle autorità americane.

In molti però osservano come Trump fosse riuscito a costruire un’affinità con i leader autoritari a livello globale. Così, ognuno per le proprie ragioni, i presidenti di Paesi come Russia, Cina, Turchia e Brasile non hanno ancora rilasciato alcun commento pubblico sul nuovo presidente eletto degli Stati Uniti.

I paesi che ancora non hanno riconosciuto la vittoria di Biden: Russia

Il rapporto con Putin è stato sicuramente tra i più controversi nel primo mandato di Trump, portando molti a sospettare di un’ingerenza della Russia nelle elezioni del 2016 contro Hillary Clinton.

Con Biden alla Casa Bianca, si prevede che tra Washington e Mosca si possa tornare a un raffreddamento delle relazioni, come avvenuto durante l’amministrazione Obama, il quale aveva estromesso la Russia dal G8.

Il neo presidente eletto aveva inoltre definito lo Stato governato da Vladimir Putin come la principale minaccia alla sicurezza nazionale degli States. Parole a cui aveva risposto duramente il portavoce del Cremlino Peskov, sostenendo che dichiarazioni del genere avrebbero amplificato l’odio verso la Federazione Russa.

Cina

L’atteggiamento del Governo della Cina è invece più sorprendente. In più di un’occasione Trump ha attaccato il Dragone negli ultimi 4 anni e ha sostenuto come il coronavirus fosse stato prodotto in un laboratorio di Wuhan dal regime di Pechino.

Tuttavia durante la campagna elettorale Biden aveva sostenuto di essere stato già in grado di contrastare il Paese asiatico in passato, a differenza dello sfidante al quale aveva contestato un approccio molto soft nei confronti di Xi Jinping all’inizio dello scorso mandato.

Nonostante ciò con il leader Democratico nello Studio Ovale il rapporto con la potenza cinese potrebbe essere più normalizzato e meno imprevedibile.

Turchia

Non stupisce la reazione di Erdogan, il quale aveva ricevuto gli elogi da parte del futuro ex presidente degli Stati Uniti per la sua gestione dopo il colpo di Stato fallito nei suoi confronti e l’acquisizione di nuovi poteri con il referendum nel 2017.

Joe Biden potrebbe invece adottare una diversa strategia nei confronti della Turchia, mettendo pressione al Sultano per il rispetto dei diritti delle minoranze, con particolare attenzione ai curdi.

Infatti, l’ex vice presidente di Obama nei mesi scorsi si era detto preoccupato dalle politiche di Istanbul e aveva dichiarato che avrebbe adottato un approccio differente rispetto agli ultimi 4 anni.

Brasile

Il presidente del Brasile si era esposto in prima persona nella campagna elettorale del tycoon, con il figlio Eduardo, membro del Parlamento, che si era fatto ritrarre mentre indossava cappellini con la scritta “Trump 2020”.

Per Bolsonaro, soprannominato anche “il Trump dei tropici”, la mancanza dell’alleanza con The Donald potrebbe causare un isolamento internazionale a livello diplomatico del Paese sudamericano.

I programmi dei due leader erano infatti molto simili, con entrambi che in più di un’occasione hanno negato il cambiamento climatico e minimizzato gli effetti del Covid-19.

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