Conte afferma di voler aiutare i cittadini tramite i Comuni e lo farà, ma è opportuno sottolineare che i 4,3 miliardi di euro stanziati non sono altro che un anticipo di soldi che lo Stato deve già alle amministrazioni comunali. La soluzione è in Europa.
Nella conferenza stampa di questa sera il premier ha presentato un nuovo DPCM che prevede l’erogazione immediata di 4,3 miliardi di euro da destinare ai Comuni italiani per far fronte all’emergenza coronavirus. “Le nostre sentinelle”: così Conte ha definito i sindaci, in prima linea per comprendere le necessità dei cittadini. “Ci affidiamo a loro”, ha aggiunto.
Il rischio, però, è quello di sovraccaricare i Comuni, con l’acqua alla gola sul fronte amministrativo e gestionale ben prima che il coronavirus arrivasse in Italia e cominciasse a disintegrare il nostro tessuto sociale ed economico, incaricati di prendersi cura delle migliaia di cittadini che oggi non hanno più soldi per fare la spesa, hanno perso il lavoro, non riescono a pagare l’affitto.
Un ulteriore aiuto arriva da un’ordinanza della Protezione Civile, anch’essa annunciata dal premier questa sera: 400 milioni di euro, sempre erogati ai Comuni, con il vincolo di dedicarli alla creazione di buoni spesa e al finanziamento della consegna di alimenti e generi di prima necessità da far compiere agli attori della filiera della solidarietà a favore dei cittadini in difficoltà.
Sorgono tuttavia due domande:
- Gli altri 4,3 miliardi di euro dati ai Comuni non sono vincolati a tale scopo?
- Chi (e come) vigilerà sulle associazioni di beneficenza e volontariato per assicurarsi che non ci siano dispersioni dei finanziamenti?
Ma non è tutto: anche questi 400 milioni sono “un anticipo”, ha detto Conte.
Governare un Paese come l’Italia non è cosa facile, tanto più in occasione di una crisi (quasi) senza precedenti. Un aiuto questa sera è stato dato, è vero, ma è sotto gli occhi di tutti che non può bastare.
La vera soluzione a tutto questo si trova in Europa: l’Italia deve pretendere un aiuto concreto dall’Unione Europea, altrimenti la parola “unione” perderà definitivamente di senso.
Gli aiuti di Conte ai Comuni sono un anticipo
I 4,3 miliardi di euro previsti dal DPCM sono un anticipo, ha spiegato Conte, del Fondo di solidarietà comunale, del 66% della somma che sarebbe stata erogata a maggio.
Questi soldi, dunque, nel mese di maggio sarebbero comunque stati consegnati ai Comuni da parte dello Stato. Si tratta di un flusso di denaro in uscita dalle casse statali che, tra massimo due mesi, si sarebbe comunque verificato.
Soldi pubblici provenienti da un Paese che, sappiamo, ha già un rapporto debito/PIL allarmante. L’Italia non può salvarsi da sola. I soldi devono arrivare dall’UE.
Cos’è il fondo di solidarietà comunale
Soldi, questi 4,3 miliardi di euro, che già spettavano di diritto ai Comuni italiani e che arrivano dalla quota parte dell’IMU spettante ai Comuni stessi.
Un pdf della Camera spiega cos’è il fondo di solidarietà comunale, dal quale si anticipa la somma prevista dal nuovo DPCM:
Il Fondo di solidarietà comunale costituisce il fondo per il finanziamento dei comuni anche con finalità di perequazione, alimentato con una quota del gettito IMU di spettanza dei comuni stessi. Esso è stato istituito - in sostituzione del Fondo sperimentale di riequilibrio comunale previsto dal D.Lgs. n. 23/2011 di attuazione del federalismo municipale - dall’articolo 1, comma 380, della legge di stabilità per il 2013 (legge 228/2012) in ragione della nuova disciplina dell’imposta municipale propria (IMU), introdotta dalla medesima legge n. 228/2012, che ha attribuito ai comuni l’intero gettito IMU, ad esclusione di quello derivante dagli immobili ad uso produttivo, che rimane destinato allo Stato. La dotazione annuale del Fondo, definita per legge, è in parte assicurata, come detto, attraverso una quota dell’imposta municipale propria (IMU), di spettanza dei comuni, che in esso confluisce annualmente. Nella legge di bilancio per il 2020, il Fondo - iscritto nello stato di previsione del Ministero dell’interno (cap. 1365) – presenta una dotazione pari a 6.546,3 milioni per il 2020, 6.646,3 milioni per il 2021 e 6.746,3 milioni per il 2022.
Speriamo che i Comuni riescano davvero ad operare per il bene dei più bisognosi ma lo Stato non può mancare di supervisionare le operazioni delle amministrazioni comunali e, soprattutto, di pretendere dall’Europa un aiuto concreto all’Italia.
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