Zelensky, Presidente ucraino, è sotto i riflettori per la vicenda della banca Privatbank. Il suo ultimo incontro con il magnate Kolomoisky, infatti, ha riportato in auge la storia losca dell’istituto bancario ora nazionalizzato. Analizziamo i punti salienti.
La vicenda della nazionalizzazione della banca ucraina Privatbank torna ad essere attuale nel Paese. E mette sotto pressione il Presidente in carica Zelensky, per molti sotto l’influenza dell’oligarca miliardario Kolomoisky, che fu proprietario dell’istituto bancario oggi nazionalizzato.
I due si sarebbero incontrati proprio in questi giorni, facendo sospettare un possibile accordo per riportare il magnate alla guida della banca. Un’ipotesi, questa, che potrebbe tradursi in suicidio politico per Zelensky, considerando le gravi scoperte sulla gestione bancaria del miliardario.
La storia della più grande banca commerciale ucraina finì sotto i riflettori quando, nel 2016, viene decisa la sua nazionalizzazione. Il buco di 5,6 miliardi di dollari nei conti bancari suggerirono la drastica soluzione, per evitare il peggio a cittadini e al sistema economico del Paese. I circa 20 milioni di clienti e la fragile situazione finanziaria dell’Ucraina non potevano essere protetti in modo diverso. Secondo il governo di allora, presieduto da Petro Poroshenko, la decisione fu concordata dalla Banca centrale ucraina e dallo stesso Kolomoisky insieme a Bogolubov, anche se dopo trattative difficili. In realtà, il magnate ucraino non nascose la sua contrarietà alla nazionalizzazione, definita da subito “una acquisizione illegale”.
I due proprietari bancari vennero accusati di aver gestito in modo a dir poco imprudente le operazioni finanziarie, senza attenzione al più volte richiamato piano di ricapitalizzazione e favorendo l’apertura del buco dei debiti. Lo scandalo riguardò soprattutto la facilità di concessione del 97% dei prestiti corporate a compagnie legate proprio ai due magnati. Che vantavano il controllo, tra le altre, di aziende nei settori televisivo, petrolifero, chimico e dell’acciaio. Le accuse sono state sempre respinte. Anche quelle più recenti, avanzate a seguito di nuove inchieste di una società di consulenza nel 2018. Ci sarebbe stato, stando a queste analisi, un vero e proprio sistema di frode strutturato e durato per ben 10 anni, prima della nazionalizzazione.
Zelensky offre la banca al magnate Kolomoisky?
Tra il Presidente ucraino e il miliardario Kolomoisky c’è una relazione da sempre, da quando Zelensky ha vinto le elezioni. Secondo molti, la sua campagna elettorale è stata finanziata proprio dal magnate, che sarebbe riuscito, con la sua influenza, a portare alla vittoria un uomo prima sconosciuto. L’attuale Presidente, infatti, altro non era che un attore che recitava in un programma mandato in onda proprio su un canale televisivo di Kolomoisky.
Non è un caso, quindi, che il miliardario sia tornato in patria dopo un periodo di esilio auto-imposto durante la presidenza di Poroshenko. Oggi che al potere c’è Zelensky, Kolomoisky avrebbe ricominciato a trattare per fare affari nel Paese. Dopo l’incontro, i due hanno negato di aver parlato di Privatbank, sostenendo di aver incentrato la discussione su affari energetici. I sospetti, però, restano. Soprattutto dopo che ad aprile un tribunale ucraino ha decretato l’illegalità della nazionalizzazione della banca. Kolomoisky ha davvero delle possibilità di riappropriarsi della banca?
Intanto la vicenda si tinge di ulteriori tinte fosche. Valeria Gontareva, governatrice della Banca centrale ucraina ai tempi della nazionalizzazione, denuncia una campagna di intimidazioni e di molestie contro di lei. Non si esclude che ci sia proprio Kolomoisky dietro queste azioni, considerando il pessimo rapporto tra i due.
La posta in gioco è alta per il Presidente. L’intreccio tra potere e affari e la sua scomoda amicizia potrebbe avere risultati negativi. Serve, naturalmente, chiarezza. Soprattutto di scelte politiche. C’è già chi si chiede in Ucraina se Zelensky sia un servo del popolo o di una sola persona.
Anche il FMI è coinvolto. E gioca un ruolo importante
L’Istituto internazionale non è affatto estraneo alla vicenda di Privatbank.
Nel 2015 il Fondo Monetario Internazionale concesse un pacchetto di aiuti da 17,5 miliardi di dollari all’Ucraina. La posizione dell’istituto internazionale è sempre stata a favore della nazionalizzazione. Irritare il sostegno finanziario del FMI significa per il Presidente perdere aiuti importanti. Proprio all’inizio di quest’anno il Fondo ha ribadito che: "è importante che le autorità continuino i loro sforzi per recuperare le perdite dagli ex proprietari e dalle parti correlate di banche fallite”.
Il monitoraggio sulla gestione bancaria resta vigile da parte del FMI. Ne vale la cooperazione con l’Ucraina. E un rientro di Kolomoisky non sarebbe ben visto, specie se frutto di ingerenza nelle decisioni politiche.
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