Le prime stime sull’efficacia del green pass non sono incoraggianti: ma possiamo già dire con certezza che non è stata una mossa utile?
I primi numeri non sono incoraggianti: il green pass per ora non ha abbattuto le soglie del contagio in maniera rilevante, lo dicono le stime del Sole24ore. Mettendo a confronto questo ultimo periodo con i valori registrati precedentemente non si attestano miglioramenti, anzi.
I detrattori della certificazione verde probabilmente tenderanno a rivendicare la loro posizione appoggiandosi al bilancio di queste prime due settimane dall’introduzione dell’obbligo, ma la situazione potrebbe anche prendere una piega diversa osservando la situazione nel complesso.
Analizzando le possibili cause, si capisce di fatto come l’andamento della curva non sia tutto da imputare all’eventuale insensatezza della misura quanto piuttosto a un mix di fattori tra cui il range di casistiche che il pass copre, il ritmo della campagna vaccinale e ovviamente le abitudini degli italiani.
Il green pass funziona? Cosa dice il rapporto
Capiamo perché questi dati non sono ciò che speravamo. L’analisi del Sole24ore certifica un peggioramento dei dati epidemiologici del Covid dal 6 al 20 agosto.
Per suffragare queste tesi si prendono in considerazione due fattori:
- il numero di casi;
- il tasso di positività.
Il bilancio andrà continuamente aggiornato ma il paragone è presto fatto: 6.599 nuovi casi prima del 6 agosto, messi a confronto con i 7.224 attuali, indicano un aumento del 17,8%, mentre il passaggio dal 2,7 al 3,3% per il tasso di positività segna un incremento del 0,42% totale. I morti infine sono raddoppiati: da 24 a 49.
C’è tuttavia una possibilità di contestare la durezza di questi esiti, almeno nell’ottica in cui si metta in dubbio l’utilità del green pass.
Ciò che potrebbe aver influenzato negativamente le statistiche non ci restituisce un quadro veramente affidabile dell’efficacia del documento. Le sue limitazioni anzi sembrano scagionarlo.
Cause dei report deludenti: i trasporti
Come ormai ben sappiamo il certificato disciplina l’accesso ad attività commerciali o enti pubblici al chiuso ma non copre, almeno fino a settembre, i mezzi pubblici.
Per spostarsi durante le ferie, invece, moltissimi vacanzieri impiegano proprio trasporti diversi dall’automobile. A tutti loro non è richiesta alcun tipo di documentazione.
La coincidenza tra l’aumento dell’afflusso e il «vuoto legislativo» lasciato in materia fino al mese prossimo sono due facce della stessa medaglia: un’importante lacuna di monitoraggio in ambienti ad alto rischio di assembramento.
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Cause dei report deludenti: i festeggiamenti
Altre due destinazioni che non prevedono controlli di sorta sono la abitazioni private e le spiagge: i due luoghi più frequentati in queste due settimane. A Ferragosto, notoriamente il momento di massimo fervore per la popolazione italiana, c’è stato infatti il picco registrato dai tracciamenti che il quotidiano riporta.
Più che contestare la presenza del green pass insomma, potremmo denotare che il contagio si sia sviluppato laddove il documento non è richiesto, ancora una volta.
Cause dei report deludenti: il numero di vaccinati
Altro fattore che merita attenzione è quello dell’immunizzazione.
L’obiettivo stabilito dal governo per l’immunizzazione dei cittadini sopra i 12 anni era quello dell’80%. Questo tasso doveva essere raggiunto nel minor tempo possibile, ma oggi siamo ancora lontani dal farlo.
Vuoi per lo scetticismo radicato di una fetta dei destinatari, vuoi per il calo fisiologico delle somministrazioni, procedendo con il ritmo attuale delle inoculazioni il valore ideale non sarà raggiunto entro le ultime settimane di settembre come si diceva, bensì verso il 3 ottobre.
Il ciclo vaccinale è stato oggi completato solo dal 66,91% della popolazione determinando un tasso di rischio per la restante parte di cittadini che non possiamo ignorare. Queste persone, oltre a essere a rischio contagio, gonfiano i numeri delle statistiche a prescindere dalle norme vigenti sul green pass.
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