Biden ha dichiarato all’Assemblea ONU di essere pronto a raddoppiare i finanziamenti nella lotta al cambiamento climatico. Ma il piano rischia di non essere sufficiente per fermare il riscaldamento globale.
Nel suo intervento all’Assemblea generale dell’ONU dello scorso 21 settembre, Joe Biden ha annunciato alla comunità internazionale l’inizio di una “nuova era” della diplomazia statunitense.
Non più azioni militari come la guerra in Afghanistan quindi, per il presidente americano è necessario unire le forze di tutte le nazioni per affrontare insieme le nuove minacce che attendono il mondo, prima tra tutte il riscaldamento globale.
Proprio su quest’ultimo ha avvertito come il pianeta si stia rapidamente avvicinando a un “punto di non ritorno”, che può essere combattuto solamente attraverso l’unità e il multilateralismo.
Biden ha promesso di far votare al Congresso il raddoppio degli aiuti finanziari ai Paesi in via di sviluppo, per una cifra totale di 11 miliardi di dollari, portando in questo modo gli USA a diventare leader globale nella lotta al cambiamento climatico.
USA leader nella lotta al cambiamento climatico. Il piano di Biden
Gli attori coinvolti presenti al Palazzo di vetro delle Nazioni Unite di New York hanno accolto con favore le parole del presidente USA.
Al tempo stesso, però, hanno avvertito che l’impegno potrebbe non essere sufficiente se tutto l’Occidente non agirà per garantire i fondi necessari, con il duplice obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra e far fronte alle condizioni meteorologiche estreme che stanno diventando sempre più frequenti nell’ultimo periodo.
Nell’ultimo decennio i Paesi più ricchi hanno infatti disatteso gli impegni presi in occasione della COP del 2009 di Copenaghen, in cui era stato concordato l’invio entro il 2020 di almeno 100 miliardi di dollari all’anno di finanziamenti per il clima, tra fonti pubbliche e private.
Gli impegni mancati dell’Occidente contro il riscaldamento globale
Un obiettivo ambizioso ma mai centrato. Come ha riferito l’OCSE, nel 2019, l’ultimo anno per cui è possibile avere dati precisi, si è raggiunto il volume di circa 80 miliardi di dollari, ben al di sotto della soglia prefissata.
Anche la cifra di 100 miliardi di dollari rischia di essere inferiore a quanto sarebbe necessario attualmente per avviare delle azioni efficaci per una vera transizione ecologica.
Per tale ragione alcuni gruppi internazionali, pur riconoscendo le differenze rispetto alle politiche di Trump, hanno chiesto a Biden un impegno maggiore in termini economici di circa 40 miliardi di dollari annuali. Così come uno sforzo più concreto deve arrivare da “tutti i Paesi ricchi, a parte Lussemburgo, Norvegia e Svezia”.
Il mondo lontano dagli accordi di Parigi
Come evidenziato in un recente report pubblicato dalle Nazioni Unite, tutti gli Stati sono lontani dal raggiungere gli obiettivi degli accordi di Parigi e i piani finora presentati dai diversi Governi sono destinati ad aumentare le emissioni inquinanti del 16% entro il 2030.
Un andamento che potrebbe portare a un innalzamento delle temperature di 2,7°C per la fine del secolo, causando disastri naturali sempre più gravi.
Il segretario dell’ONU Guterres ha avvertito Stati Uniti e Cina, i Pesi che inquinano maggiormente a livello mondiale, di darsi fare per riparare al più presto la “relazione completamente disfunzionale” che hanno instaurato finora, per provare almeno a salvare il pianeta dal terribile destino che lo attende.
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