I mercati finanziari statunitensi continuano nella loro corsa, ma secondo Goldman Sachs, Citi e Bank of America il rally non è destinato a durare: i dettagli.
È ancora il toro a farla da padrone a Wall Street. La scorsa settimana il Dow Jones ha rivisto al rialzo il suo record storico (31.000 punti), ma il bilancio dell’ultimo anno è stato particolarmente positivo per tutti i maggiori indici dell’azionario.
Merito, a ben vedere, dei Qe approvati dalle banche centrali nell’ora più buia della pandemia, quando gli investitori avevano iniziato a scaricare i titoli del loro portafoglio per proteggersi dalle congiunture negative, ma anche di quelle politiche accomodanti sui tassi d’interesse che hanno incentivato la trasmigrazione dal mercato obbligazionario a quello azionario.
Fattori rialzisti che hanno generato un entusiasmo quasi inopportuno da parte delle piazze finanziarie, mentre l’economia reale colava a picco sotto i colpi delle misure restrittive anti-Covid: un disaccoppiamento, questo, sul quale da tempo gli analisti invitano a riflettere.
Eppure, nonostante un inizio anno tambureggiante - in linea con le performance (da record) del 2020 - alcune delle principali banche internazionali vedono ora all’orizzonte uno stop per i frenetici mercati finanziari, che potrebbe spengere le ancora elevatissime aspirazioni degli investitori: i dettagli.
Il rally di Wall Street verso lo stop secondo le banche
Ultima fermata. L’azionario, dopo un anno vissuto tra le stelle – con ipervalutazioni che hanno instillato a più riprese dei dubbi sulla reale consistenza dei titoli – è destinato a rallentare la sua marcia: di questo avviso Michael Harnett, chief investment strategist di Bank of America, che riprendendo un vecchio detto sempre caro a Wall Street (“Sell on news”) ha invitato gli investitori a liberarsi delle loro posizioni sull’onda del processo di vaccinazione.
Più in generale, la banca americana vede un rallentamento degli asset più rischiosi, con i fattori rialzisti (anche politici) che dovrebbero spegnersi entro il primo trimestre. Opinione condivisa anche da Goldman Sachs, banca d’affari con sede a New York, che attraverso le parole del CEO David Solomon ha posto l’accento sull’elevata volatilità dell’azionario, con brusche oscillazioni di prezzo che potrebbero frenare l’appetito degli investitori più prudenti.
Anche la multinazionale americana Citi, che ha declassato gli Stati Uniti da overweight a neutral, punta ora su un rallentamento dell’azionario a stelle e strisce, pur rimanendo su posizioni rialziste per quanto riguarda i titoli britannici e quelli emergenti.
Del resto, i dati settimanali forniti dalle banche statunitensi sui flussi all’interno dei propri fondi hanno già rilevato questa tendenza, con gli investitori che in misura crescente si stanno riversando sul mercato monetario e sul più solido dei beni rifugio, l’oro: quest’ultimo, secondo Goldman Sachs, ha attirato 1,5 miliardi di dollari di investimenti, segnando il maggiore afflusso dallo scorso mese di agosto.
Oltre all’azionario, le banche statunitensi hanno accesso i riflettori anche sul Bitcoin, l’asset digitale che negli ultimi giorni ha subito la prima battuta d’arresto dall’inizio della pandemia. Una “violenta azione inflazionistica sul prezzo del Bitcoin”, secondo Bank Of America, potrebbe ora aprire la porta alla madre di tutte le bolle, espressione utilizzata dalla stessa banca nel suo ultimo report.
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