Il processo di vaccinazione in Europa rischia di accumulare un ritardo di due mesi. Sotto la lente il Pil e i conti pubblici italiani, già minacciati dalla crisi di Governo che si sta consumando in questi giorni.
Il ritardo del processo di vaccinazione in Europa – Pfizer è alle prese con la riorganizzazione dello stabilimento belga di Puurs, mentre AstraZeneca ha già annunciato che consegnerà il 40% in meno delle dosi pattuite originariamente – rischia ora di rallentare la ripresa economica nel continente. Sotto la lente il Pil e i conti pubblici italiani, che già devono scontare la perdurante instabilità sul fronte politico.
Come annunciato tre giorni fa dal viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, il dietrofront di alcune delle principali case farmaceutiche costringerà il Governo a rimodulare la strategia nazionale sul fronte Covid, con la vaccinazione della popolazione over 80 che potrebbe slittare di circa 6-8 settimane.
Vaccini in ritardo: quali effetti sul Pil?
Sotto i riflettori il Pil italiano: prima del rallentamento nella distribuzione dei vaccini anti-Covid, il Governo aveva stimato una crescita del 6% nel corso del 2021, dopo aver registrato la maggiore contrazione nel continente (del 9,2% nel 2020, secondo l’ultima stima del Fondo monetario internazionale).
Ora, però, le prospettive di crescita del sistema Italia e – più in generale – l’ambizione dell’UE, che sta tentando di fuoriuscire dalla spirale recessiva, devono fare i conti con una situazione quanto mai volubile sul piano vaccinale. A tremare soprattutto il Pil nostrano, che secondo i tecnici dell’Ufficio parlamentare del bilancio (UPB) potrebbe arrestare la sua crescita a quota 3,5-4,8%.
Una stima, questa, che tiene in conto anche la crisi di Governo: la palla ora è passata in mano al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ma dopo il de profundis recitato dalla stampa internazionale e dalle agenzie di rating sulle prospettive di lungo termine dell’Italia, anche i grandi investitori internazionali hanno iniziato a defilarsi, preferendo i bond greci ai Btp a dieci anni. Un trend, questo, che sarà difficile da invertire.
Soffrono anche i conti pubblici
Il riflesso di questi fattori ribassisti – vaccini al rallenty e Governo dimissionario – sarà ben visibile anche sui conti pubblici italiani: le ultime stime parlano di un rapporto debito/Pil intorno al 157% nel 2021, ovvero il valore registrato lo scorso anno. Tuttavia, se il Pil – come sembra – dovesse crescere in misura minore rispetto alle aspettative precedenti agli annunci delle Big Pharma, questo rapporto dovrebbe essere rivisto inevitabilmente al rialzo.
Note dolenti anche sul fronte deficit, attestatosi a quota 10,5-10,8% nel corso del 2020. Le prime stime del Governo parlavano di un ribasso fino a quota 7%, ma l’ultimo scostamento di bilancio da 32 miliardi di euro – che servirà a finanziare ulteriori misure di supporto in chiave anti-Covid – porterà il deficit all’8,8%. In attesa, ovviamente, degli attesi effetti negativi già citati, che potrebbero far schizzare l’eccedenza del passivo ben oltre quella soglia.
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