Il premier della Libia Fayez al-Sarraj ha annunciato il pugno duro contro i ribelli, ieri arresti e scontri. Eni monitora la situazione per approvvigionamento di gas
“Il bilancio degli scontri alla periferia di Tripoli, in Libia, è arrivato finora a 21 morti e 27 feriti”. Lo dice il sito Alwasat riportando le parole del portavoce del ministero della sanità, Amin Mohamed al Hashmi. Tra le vittime ci sarebbero anche civili.
L’Onu ha lanciato un appello urgente a tutte le parti armate affinché rispettino una tregua umanitaria dalle 16 alle 18 ora locale. Si chiede di assicurare l’evacuazione dei feriti e dei civili da parte dei soccorritori della Croce Rossa libica.
Intanto oltre 70 miliziani, guidati dal generale Khalifa Haftar, sono stati arrestati ieri alle porte di Tripoli, durante gli scontri tra l’esercito ribelle e quello filo-governativo che sostiene Fayez al Sarraj. Lo fa sapere il Lybia Observer dalla propria pagina Twitter.
Gli arresti arrivano a poche ore dall’annuncio di fermezza lanciato del premier libico Sarraj.
Proprio il presidente, in un messaggio televisivo, aveva accusato il generale Khalifa Haftar di tradimento. Poi aveva aggiunto:
“Abbiamo steso le nostre mani verso la pace, ma dopo l’aggressione da parte delle forze di Haftar e la sua dichiarazione di guerra contro le nostre città e la nostra capitale non troverà nient’altro che forza e fermezza”.
Libia, arrestati 70 dissidenti
La crescente situazione di insicurezza che vige in Libia ha costretto a proclamare lo stato di emergenza generale e sanitario. A Tripoli le scuole resteranno chiuse per la prossima settimana, mentre procede l’avanzata, verso la Capitale, del Libyan national army, guidato dal generale Khalifa Haftar. Il Governo di unità nazionale, che sostiene Fayez al Sarraj e gode dell’appoggio di diverse milizie fra cui quelle di Misurata, ha proceduto, nelle scorse ore, all’arresto di 70 ribelli. Alcuni sarebbero minori.
This 17-year-old boy was arrested in #Tripoli Saturday fighting alongside Khalifa Haftar’s armed groups. #Libya pic.twitter.com/5OBrhQvSuc
— The Libya Observer (@Lyobserver) 7 aprile 2019
Tra raid aerei e scontri armati, il premier libico Fayez al-Sarraj ha anche convocato l’ambasciatrice francese in Libia, Béatrice du Hellen, consegnandole il messaggio di una forte protesta.
Serraj ha chiesto formalmente all’ambasciatrice di riferire al governo e al presidente francese, Emmanuel Macron il suo disaccordo: il premier libico infatti accusa Parigi di sostenere i ribelli.
“Il sostegno della Francia alle operazioni militari di Khalifa Haftar, in particolare l’ultimo attacco su Tripoli, danneggerà i suoi interessi in Libia”,
fanno sapere fonti governative.
Ecco cosa sta succedendo in Libia
Libia, Eni tiene d’occhio la situazione
Eni, d’intesa con la Farnesina, avrebbe allontanato i dipendenti italiani dai giacimenti di Wafa, in Tripolitania, e di El Feel, nel sud del Paese.
“La situazione nei campi petroliferi è sotto controllo e stiamo monitorando l’evolversi della vicenda con molta attenzione”,
dicono dalla società. L’azienda, presente in Libia dal 1959, ha interessi economici chiave nel Paese africano, produttore di gas e di petrolio.
L’attività in quota Eni in Libia riguarda una superficie complessiva di 12.336 chilometri quadrati. Nel 2017 la produzione è stata di 384 mila boe/giorno, il livello più alto mai registrato da Eni nel Paese.
Per l’importazione del gas libico, prodotto dai giacimenti di Wafa e Bahr Essalam, Eni utilizza il gasdotto Green Stream composto da una linea di 520 chilometri. Il tunnel attraversa il Mar Mediterraneo collegando l’impianto di trattamento di Mellitah con Gela in Sicilia.
La capacità del gasdotto ammonta a circa 8 miliardi di metri cubi/anno. L’approvvigionamento di gas naturale in Libia nel 2017 è stato pari a 4,76 miliardi di metri cubi.
Le attività Eni in Libia sono regolate da contratti di Exploration and Production Sharing che dovrebbero scadere nel 2042 per le produzioni di petrolio e nell 2047 per quelle di gas.
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