Non sono incoraggianti i dati preliminari dell’inflazione di gennaio nella zona euro: i prezzi salgono ancora, più in alto delle attese. Intanto, proprio domani di riunisce la BCE: Lagarde avvisata?
L’inflazione nella regione dell’euro ha accelerato oltre i livelli già record, sfidando le aspettative di un rallentamento e complicando il compito per i funzionari della BCE che insistono sulla temporaneità dell’attuale picco.
I forti aumenti dei prezzi di energia e cibo rispetto a un anno fa sono stati solo in parte compensati dalla più lenta crescita di quelli dei manufatti, il che significa che l’inflazione è salita dal precedente record del 5% a dicembre.
Ciò si è scontrato con le aspettative diffuse per un raffreddamento dell’impennata all’inizio di quest’anno. La parola, ora passa alla BCE che si riunisce domani, 3 febbraio: la narrativa sarà sempre di un’inflazione transitoria?
Inflazione corre ancora in Eurozona, di quanto?
L’inflazione nella zona euro a 19 Paesi è accelerata attestandosi al 5,1% a gennaio, dal 5% di dicembre, ben al di sopra delle aspettative di un calo al 4,4%, ha affermato Eurostat.
L’impennata dei prezzi dell’energia ha continuato a trainare l’indice, ma anche i generi alimentari sono aumentati, mentre l’inflazione dei servizi e dei beni industriali è rimasta a un livello elevato.
Rispetto al mese precedente, l’IPC è cresciuto dello 0,3%, indicando che le pressioni inflazionistiche di fondo continuano a crescere nei 19 Paesi che condividono la moneta unica.
I prezzi dell’energia hanno toccato il 28,6%, record rispetto all’anno precedente a gennaio, mentre la crescita dei prezzi dei prodotti alimentari non trasformati è accelerata al 5,2%. Anche i costi dei servizi hanno continuato ad aumentare del 2,4%.
Sul comparto energia pesano anche i veti di guerra in Ucraina, che minacciano ulteriori freni alla fornitura del gas.
L’inflazione al netto dei prezzi di generi alimentari e carburante, seguita da vicino dalla BCE, è rallentata al 2,5% dal 2,7% mentre una misura più ristretta che esclude anche alcol e prodotti del tabacco ha mostrato un 2,3% dal 2,6%. Entrambe le cifre, comunque, sono rimaste ben al di sopra delle aspettative.
L’Italia non fa eccezione in questa ennesima fiammata. l’Istat ha reso noto che l’IPC annuale è salito del 4,8% preliminare, sottolineando: “l’inflazione a gennaio registra una forte accelerazione, raggiungendo un livello (+4,8%) che non si registrava da aprile 1996... I Beni energetici regolamentati trainano questa fiammata con una crescita su base annua mai registrata.”
La BCE prevede che l’inflazione scenda sotto il 2% entro la fine di quest’anno, in parte a causa della debole crescita dei salari, ma anche per il ripristino graduale delle catene di approvvigionamento.
Sebbene la crescita salariale sia effettivamente finora debole, la disoccupazione è scesa al 7% a dicembre, un minimo storico per la zona euro, ed è già ben al di sotto delle previsioni della stessa banca centrale, suggerendo che anche le pressioni salariali potrebbero superare le proiezioni.
L’inflazione chiama, BCE risponde?
I riflettori si accendono più che mai su Francoforte dopo la lettura dei dati.
Il 3 febbraio è in programma la riunione BCE. La presidente Christine Lagarde ha affermato il mese scorso che è probabile che l’inflazione rimanga elevata nel breve termine prima di rallentare nel 2022 e stabilizzarsi al di sotto dell’obiettivo del 2%.
La governatrice ha ribadito che un aumento dei tassi non sarebbe la risposta corretta all’attuale ondata di crescita dei prezzi, in parte perché i suoi effetti si sarebbero fatti sentire solo in seguito, quando le pressioni si sarebbero già allentate.
È probabile che la questione dominerà la prima riunione del consiglio direttivo della BCE dell’anno, anche se la maggior parte degli economisti prevede che si atterrà al suo calendario per ridurre costantemente, ma non fermare, gli acquisti di attività quest’anno, mantenendo i tassi di interesse invariati a livelli negativi.
Intanto, i mercati questa settimana hanno anticipato le aspettative di un inasprimento della politica monetaria dell’Eurozona, con un aumento del tasso sui depositi della BCE a meno 0,25 per cento – dal suo attuale tasso di meno 0,5 per cento – ora scontato entro dicembre.
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