Innovazione: la chiave per le aziende che vogliono essere sostenibili

Redazione

12 Gennaio 2022 - 17:57

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Ecco come le aziende, muovendosi verso la digitalizzazione dei propri servizi e processi, possono implementare pratiche di sostenibilità ambientale e ottenere benefici. Perché la transizione digitale e quella green vanno di pari passo.

Innovazione: la chiave per le aziende che vogliono essere sostenibili

Implementare strategie di sostenibilità dà beneficio alle aziende. E non è necessario arrivare a citare Elon Musk che, puntando sulla tematica ambientale, è diventato la persona più ricca del mondo e ha reso Tesla il marchio con il maggior valore in borsa. Basta leggere i dati.

Un recente studio del Capgemini Research Institute rivela che 6 organizzazioni su 10 nei settori dei prodotti di consumo, della vendita al dettaglio e dell’energia hanno constatato di aver generato un aumento dei ricavi da operazioni sostenibili. Tutte le realtà che hanno costruito una roadmap completa per l’implementazione di pratiche IT sostenibili inoltre hanno ottenuto, grazie a questo, punteggi Esg migliori (61%), una maggiore soddisfazione dei clienti (56%) e un risparmio fiscale (44%).

Ma non è finita qui. Come rivelato dalla Digital Transformation Survey 2021 di The Innovation Group (Tig), società di servizi di consulenza manageriale, la metà delle aziende analizzate in Italia prevede un aumento, rispetto al 2020, del budget aziendale dedicato ad attività e progetti sostenibili.

Questo perché ritengono che la trasformazione green, che passa per la revisione dei processi produttivi in chiave ambientale e l’ampliamento dell’offerta volta a evidenziare la componente di sostenibilità, porti benefici più o meno immediati che hanno a che fare soprattutto con il miglioramento dell’immagine aziendale e della brand reputation e con le relazioni con investitori e stakeholder, e solo in misura minore con un aumento dei ricavi e della produttività.

Trasformazione digitale e green vanno di pari passo

Da queste premesse, e per approfondire i principali temi emersi, è nato lo studio di Tig e Indigo Communication che ha coinvolto una ventina di imprese italiane grandi e medio-grandi con lo scopo di comprendere quanto oggi le aziende siano davvero sensibili in fatto di sostenibilità ambientale, chi ne sia responsabile, come viene valutato l’impatto dell’IT sull’ambiente, come si stia procedendo in direzione del cosiddetto green data center e quali siano le iniziative di breve e lungo periodo adottate o allo studio.

Ciò che è emerso, anche sulla spinta del Green Deal Europeo, è che il mondo business sta acquisendo sempre maggiore sensibilità sul tema ambientale, effettuando scelte che si incrociano con i piani di trasformazione digitale in atto.

Nelle aziende prevale la consapevolezza che la tecnologia possa essere il perno per gli obiettivi green definiti dall’Europa, e ciò ha portato in molti casi anche a una collaborazione sinergica tra i vari dipartimenti (It, Csr, produzione, risorse umane e così via).

L’Information technology, in particolare, è impegnata in attività di riduzione diretta degli impatti sull’ambiente, dalla dematerializzazione dei documenti alla scelta di dispositivi a basso impatto e con determinate caratteristiche per l’equipaggiamento dei dipendenti e collaboratori. I Cio a questo proposito verificano le modalità di produzione dei prodotti materiali che acquistano, le certificazioni esposte e le possibilità di riciclo.

Anche nelle aziende più piccole, dove non si può ancora parlare di vera e propria evoluzione green e di ripensamento dei data center tradizionali, si attuano comportamenti virtuosi che partono dal basso e che vanno in questa direzione: dalla riduzione del consumo di carta all’eliminazione delle stampanti personali, dal ricorso allo smart working all’eliminazione di server in favore di una logica SaaS fino alla scelta di fornitori esterni in base a parametri green. Senza tralasciare il ruolo che oggi ricopre il cloud, che porta non solo maggiore agilità e flessibilità infrastrutturale, ma anche maggiore sostenibilità e rispetto dell’ambiente. Se parliamo di migrazioni strettamente applicative al cloud, ad esempio le aziende tendono a fidarsi di quanto il vendor contrattualizza anche in termini di ecocompatibilità. Laddove, invece, il passaggio al cloud coinvolga una visione maggiormente infrastrutturale, si accentuano anche le verifiche di allineamento alle policy di norma già adottate al proprio interno.

Non stupisce, quindi, che oggi l’adozione di pratiche green, certificazioni ed esplicitazione dei valori, siano sempre più richiesti a livello contrattuale dalle aziende con strategie green ben definite e che questo determini la scelta di partner tecnologici, piccoli o grandi che siano, chiamati a rispondere in modo adeguato alle nuove sfide.

Un esempio virtuoso è Aruba, azienda IT leader che offre alle imprese e alla Pubblica Amministrazione servizi e strumenti per la digital transformation aiutandole a essere più agili, innovative e a dematerializzare i processi ed eliminare gli sprechi grazie ai servizi di cloud e data center, web hosting, firma digitale, PEC e autenticazione con SPID. Da sempre in prima linea in ottica di sostenibilità ambientale e ottimizzazione dei consumi, Aruba è tra le 26 aziende firmatarie dell’European Green Digital Coalition e guida le aziende verso l’obiettivo “net zero” di nessun impatto netto sul clima.

I limiti da superare

Tuttavia, garantire lo sviluppo dei sistemi informativi e al tempo stesso ridurre l’impatto ambientale può risultare problematico per le aziende a causa di alcuni ostacoli. Tra questi: la difficoltà di misurare l’efficienza energetica tramite l’indicatore principale, il PUE (Power Usage Effectiveness), che valuta la quantità di energia totale consumata dal data center rispetto all’ammontare di energia utilizzata per il funzionamento delle apparecchiature informatiche, e gli ostacoli di tipo culturale. Le aziende infatti possono definire strategie, obiettivi di breve e lungo termine, policy da adottare, ma se non puntano a modificare il comportamento delle persone in termini di impatto ambientale la sfida verso l’innovazione sostenibile si allontanerà. Ecco perché molte realtà stanno già investendo su formazione e potenziamento della consapevolezza su questi temi.

Infine, se con la pandemia e i lockdown abbiamo assistito alla diffusione di pratiche a vantaggio della sostenibilità (come smart working e mezzi green come bici e monopattini), con il ritorno alla normalità bisognerà impegnarsi per non rendere vani i tanti passi in avanti fatti finora verso questa direzione.

Per approfondimenti e dettagli rimandiamo al white paper ​​”Sostenibilità e Tecnologia. Un percorso sempre più comune”.

In collaborazione con Aruba Enterprise

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