Gli investimenti alternativi offrono numerose opportunità. Vediamo cosa sono, quali tipologie esistono e come investire in asset alternativi.
Cosa sono gli investimenti alternativi?
Diversificare è il consiglio sulla bocca di ogni consulente finanziario e non potremmo essere più d’accordo. Tuttavia, la diversificazione ha varie connotazioni in dipendenza dalla tipologia di investitore.
L’investitore medio è ben contento di diversificare tra azioni, obbligazioni e fondi comuni di investimento, mentre gli investitori ad alto reddito e gli istituzionali mirano a diversificare con asset il più possibile esclusivi.
Con l’ascesa degli asset alternativi, il mondo dell’investimento pullula di nuove opportunità mai viste nei decenni passati.
Sia la diversificazione che le alte possibilità di guadagni costituiscono l’essenza degli investimenti alternativi, ma è opportuno approfondirne i dettagli prima di dedicargli parte del proprio portafoglio.
Asset alternativi: la guida completa
Cosa sono gli investimenti alternativi
In parole semplici, gli investimenti alternativi riguardano quelle tipologie di attività (asset) che differiscono dagli investimenti tradizionali in base a complessità, liquidità, meccanismo normativo e modalità di gestione del fondo.
Tra le tipologie di investimenti alternativi troviamo il Private Equity, gli Hedge Fund, il Venture Capital, il crowdfunding immobiliare, gli asset reali e prodotti da collezione come vino, opere d’arte e francobolli.
Tra queste si fa sempre più strada il mondo del crowdfunding immobiliare, capace di democratizzare l’investimento alternativo per eccellenza - ovvero quello nel mattone - permettendo ai privati di investire anche solo 50 euro, con tassi di interesse che possono superare il 10% annuo.
Cerchiamo ora di approfondire maggiormente le opportunità date dagli investimenti alternativi e capire cosa li differenzia effettivamente dagli investimenti tradizionali.
Investimenti alternativi vs investimenti tradizionali
Poiché si tratta di asset con una base di investitori di nicchia, gli scambi sugli investimenti alternativi sono poco frequenti rispetto a quelli registrati sugli investimenti tradizionali. A causa dei bassi volumi e dell’assenza del mercato pubblico, questi investimenti non possono essere venduti rapidamente.
Vi è anche una totale mancanza di acquirenti che vogliano investire prontamente, in totale contrasto con le azioni quotate in borsa, i fondi comuni di investimento e i bond che vengono costantemente acquistati e venduti grazie ad una base di investitori molto più ampia.
NOTA: alcuni indici ed ETF che riflettono la performance degli asset alternativi sono relativamente più liquidi, tuttavia questo articolo si concentra solo su asset reali e non su indici. Pertanto, questi non rientrano nell’ambito di applicazione di questa trattazione. |
Meno trasparenza e regolamentazione
Gli investimenti alternativi sono sì controllati, ma non rientrano nell’ambito di regolazione e sorveglianza della Consob, ad esempio. Sebbene alcune delle normative antifrode siano applicabili agli investimenti alternativi, non esiste un’unica istituzione a livello nazionale, né in Europa, né negli Stati Uniti né ancora in altra parte del mondo, che abbia definito delle norme dedicate al settore alternativo degli investimenti.
Pochi indicatori di performance
A causa dei bassi volumi di scambio, i dati, i fatti e le cifre relativi agli investimenti alternativi sono difficili da ottenere. Sì, esistono molte fonti su Internet, ma determinare la loro credibilità è a dir poco complicato. Gli investitori in asset tradizionali godono di un accesso più ampio a dati, notizie e ricerche che li aiutano a prendere decisioni e a formulare strategie, ma per investimenti alternativi un accesso limitato alle informazioni e ai trend storici aumentano la dipendenza dai gestori di fondi.
Fondi chiusi
Gli investimenti alternativi sono principalmente fondi chiusi con un orizzonte di investimento di 10-15 anni. Gli hedge fund rappresentano l’unica eccezione, simili agli investimenti tradizionali in tal senso. Negli investimenti alternativi, i fondi non vengono automaticamente reinvestiti ma restituiti agli investitori dopo il periodo di tempo prestabilito. Questi possono quindi scegliere di investire altrove.
Perché scegliere gli investimenti alternativi
La domanda sorge spontanea, se si tratta di investimenti con un’aria di ambiguità, perché gli investitori con un patrimonio netto elevato dovrebbero volerli all’interno dei loro portafogli e quali vantaggi ne trarrebbero?
Gli investimenti alternativi, come settore, sono ancora in evoluzione e in fase di maturazione.
Anche se è considerata principalmente una prerogativa degli investitori ad alto patrimonio netto, vi sono anche degli investitori privati “normali” che mostrano un vivo interesse per gli asset alternativi. Dopo la crisi finanziaria del 2008, in cui anche il migliore tra i portafogli diversificati è stato influenzato dall’estrema volatilità, gli investimenti alternativi hanno dimostrato il loro valore.
I motivi principali per cui preferire gli investimenti alternativi rispetto agli investimenti tradizionali sono:
Bassa correlazione con i mercati
Le basse correlazioni con le asset class tradizionali come i mercati azionari e il mercato del reddito fisso rappresentano un grande vantaggio per gli investimenti alternativi. Queste tipologie di attività di solito hanno una correlazione tra -1 e 0 che le rende meno sensibili al rischio sistematico o all’elemento rischio del mercato stesso. Tuttavia, anche le potenzialità di aumento delle valutazioni sono limitate proprio a causa della scarsa correlazione con il mercato.
Uno strumento di diversificazione
Gli investimenti alternativi in virtù dei loro bassi coefficienti di correlazione offrono dei vantaggi di diversificazione migliori, con rendimenti migliori. Questi asset completano perfettamente gli investimenti tradizionali e quando un titolo o un’obbligazione sottoperforma, un hedge fund o una società di private equity possono attenuare l’entità delle perdite a lungo termine. È possibile aggiungere o sostituire asset alternativi in base agli obiettivi di investimento individuali e alla propensione al rischio.
Gestione attiva
Rispetto agli investimenti passivi indicizzati, gli investimenti alternativi richiedono una gestione attiva dei fondi. La natura complessa delle attività, la volatilità e l’elevato livello di rischio di questi investimenti richiedono un monitoraggio e una ricalibrazione costanti delle strategie di investimento, se necessario.
Inoltre, gli investitori ad altro reddito - per i quali delle commissioni di gestione elevate non rappresentano un problema, godono sicuramente del vantaggio dato da competenze di alto livello.
Esistono vari tipi di investimenti alternativi. Alcuni sono ben strutturati, mentre altri seguono l’istintività degli investitori. Cerchiamo di capire la struttura e le filosofie alla base di questi tipi di attività.
Tipologie di investimenti alternativi
Approfondiamo caratteristiche e definizioni delle varie tipologie di investimenti alternativi.
Asset reali
Non tutti gli investimenti alternativi riguardano aziende o fondi di investimenti. Alcuni di essi sono destinati a beni reali come metalli preziosi o risorse naturali. Investire in oro, argento o altri metalli preziosi è una pratica in corso da tempi immemorabili, una pratica definita la migliore ai fini di copertura contro i movimenti del mercato e le fluttuazioni valutarie grazie alla loro relazione inversa con il dollaro americano. Gli investitori possono investire in oro attraverso l’acquisto di monete d’oro, lingotti o indirettamente tramite fondi settoriali o ETF.
Anche il settore immobiliare cattura l’attenzione degli investitori da molto tempo. Investire in terreni, case e attività commerciali per raccogliere il rendimento tramite la loro locazione o rivendita è uno dei tanti modi per investire nel settore immobiliare.
Le strade indirette attraverso le quali gli investitori privati possono investire i propri soldi nel settore immobiliare sono rappresentate dai fondi di investimento immobiliare e dal crowdfunding immobiliare.
Esiste infatti un metodo alternativo, sempre più in voga soprattutto tra i privati, per investire nel mattone senza comprare immobili.
Tra tutte la realtà più promettente al momento è Re-Lender, la prima piattaforma di real estate dedicata alle riconversioni industriali, immobiliari ed ecologiche. Lanciata dal gruppo imprenditoriale Marella (con oltre 100 anni di esperienza nel settore) e con sede a Milano e Madrid, la società ospita progetti orientati alla sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
È possibile registrarsi in pochi secondi e prestare soldi in maniera diretta alle aziende più innovative, ricevendo gli interessi previsti ogni mese. Ed è possibile investire anche solo 50 euro.
La scarsa correlazione tra i mercati azionari e gli immobili rende quest’ultimi una copertura ideale contro l’inflazione.
Private Equity
Non tutte le azioni sono quotate in borsa. Il Private Equity si riferisce a dei fondi attraverso i quali gli investitori istituzionali o gli investitori con un patrimonio netto elevato investono direttamente in società private o nella fase di buyout di società quotate. Di solito queste società private utilizzano il capitale per la propria crescita organica e inorganica.
A molti investitori mancano le competenze per selezionare le società che soddisfano i propri obiettivi di investimento, quindi preferiscono investire attraverso società di Private Equity piuttosto che in modalità diretta. Queste aziende raccolgono fondi da investitori ad alto patrimonio netto, compagnie assicurative, fondi pensione ecc.
Riassumiamo rapidamente la struttura dei fondi di Private Equity:
Partner limitati | Partner generali | Struttura di compensazione |
---|---|---|
Istituzionali e individui ad alto patrimonio netto che investono in questi fondi. | I responsabili della gestione degli investimenti all’interno del fondo. | I partner generali ricevano delle commissioni di gestione e una quota dei profitti degli investimenti. Tali commissioni oscillano tra l’8% e il 30%. |
Per valutare la performance del Private Equity, viene usato generalmente l’IRR (tasso interno di rendimento), ma presenta alcune limitazioni. L’IRR non comprende l’elemento di reinvestimento per i flussi finanziari provvisori o negativi. Pertanto è stato elaborato un IRR modificato, uno strumento di misurazione più pratico e generalizzato utilizzato per quantificare la performance del Private Equity al giorno d’oggi.
Hedge fund
I fondi comuni di investimento sono piuttosto popolari, ma gli Hedge Funds, loro cugini alla lontana, appartengono ancora ad un territorio meno conosciuto. Si tratta di un veicolo di investimento alternativo che si rivolge solo agli investitori con tasche molto piene. Secondo il World Economic Forum, gli hedge fund vantano oltre 3 mila miliardi di dollari di asset under management (AUM), circa il 40% degli investimenti alternativi totali.
Questi fondi hanno preso il loro nome dal loro obiettivo principale di generare rendimenti coerenti e preservare il capitale, invece di concentrarsi sull’entità dei rendimenti.
Con una minima correlazione con i mercati azionari, la maggior parte degli hedge fund è capace di diversificare i rischi di portafoglio e ridurre la volatilità.
Gli hedge fund operano su una pool di asset sottostanti ma differiscono dai fondi comuni per diversi motivi. Non sono regolati come fondi comuni e hanno quindi il margine di manovra per investire in una gamma più ampia di titoli. Gli hedge fund sono noti soprattutto per gli investimenti in asset e derivati rischiosi. Sul fronte delle tecniche di investimento, gli hedge fund preferiscono adottare un approccio complesso di fascia alta calibrato su vari livelli di rischio e rendimento. Molti di loro ricorrono anche a investimenti con leva, utilizzando denaro preso in prestito allo scopo di aumentare la portata dell’investimento.
Un fattore che distingue gli hedge fund dagli altri investimenti alternativi risiede nel suo quoziente di liquidità. Questi fondi possono essere soggetti a sell-off in pochissimi minuti a causa della maggiore esposizione a titoli liquidi.
Venture capital
Viviamo nell’era dell’imprenditoria. Nuove idee e nuovi progressi tecnologici hanno portato alla proliferazione di start-up in tutto il mondo. Ma le idee non sono sufficienti per far sopravvivere un’azienda. Per avere successo, un’azienda ha bisogno di capitale. Il Venture Capital è una asset class alternativa che investe capitale azionario in start-up private e mostra un eccezionale potenziale di crescita.
Se il Private Equity investe capitale azionario in società mature, il Venture Capital è principalmente destinato alle startup.
Il Venture Capital di solito investe nelle imprese nella loro fase embrionale. L’orizzonte temporale dell’investimento è in genere di 3-7 anni e il ritorno sull’investimento previsto è di solito maggiore di 8x-10x rispetto al capitale investito. Questo tasso di rendimento elevato è un risultato naturale del quoziente di rischio associato all’investimento.
Grazie alla crescita dell’imprenditorialità, in questo momento il Venture Capital prospera a dismisura. Dal 2013 al 2015, le offerte sono cresciute del 54% su base annua. Geograficamente, gli investimenti in Venture Capital sono concentrati principalmente negli Stati Uniti, seguiti dall’Europa e dalla Cina.
Investire in nuove iniziative comporta un alto grado di rischio disseminato di incertezze. Esistono elevate possibilità di esiti negativi e ciò giustifica il quoziente di rischio. Ogni fase dell’investimento in Venture Capital presenta un nuovo rischio, ma i rendimenti generati sono direttamente proporzionali alla quantità di rischio, ed è ciò che attira i Venture Capitalist.
Secondo una ricerca a firma di J.C. Ruhnka e J.E. Young, il rischio è più elevato nella fase embrionale (66%) e si riduce fino alla fase di pre-IPO (20%).
I rendimenti nella fase iniziale arrivano fino al 73% e diminuiscono man mano che il rischio si esaurisce fino alla fase pre-IPO.
Oggetti da collezione
Chi pensa che i francobolli, le opere d’arte e il vino d’annata siano solo dei souvenir di prestigio, deve ricredersi. Tra i collezionisti si celano investitori astuti che conoscono il vero valore di questi oggetti da collezione.
Le auto vintage classiche come la Ferrari 166 Inter Vignale Coupé del 1950 e la Ferrari 250 GTO Berlinetta sono in cima alla lista, mentre i vini “investment grade” come il Bordeaux seguono subito dopo. Seguono monete, opere d’arte e francobolli.
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Negli ultimi tempi il settore ha sovraperformato il mercato azionario, ma il valore degli oggetti da collezione è imprevedibile e può essere influenzato dalle forze della domanda e dell’offerta, dalle condizioni economiche prevalenti, dalla volontà degli acquirenti e dallo stato fisico dell’oggetto.
Conclusioni
Gli investimenti alternativi sono un universo a sé. Con la diversificazione come elemento sottostante, il settore sta assistendo ad un rapido aumento della sua popolarità anche tra gli investitori privati. Non è più un’arena ad uso esclusivo di ricchi investitori. Sebbene questa asset class garantisca sicuramente una diversificazione, richiede esperienza nella selezione e investimenti giudiziosi. Senza un’accurata ricerca o uno studio dei trend di mercato, gli investimenti alternativi possono rivelarsi una scelta rischiosa.
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