Israele è pronta ad annettere parte dei territori della Cisgiordania: i motivi e perché l’Onu ha parlato di una operazione “totalmente illegale”.
La questione di Israele e delle rivendicazioni sulla Cisgiordania è molto complessa, con le radici di questa vicenda che affondano nella millenaria storia di una parte del mondo che sembrerebbe non riuscire a trovare pace.
In un momento in cui Israele deve fare i conti con il coronavirus (oltre 26.000 i casi accertati) e la conseguente crisi economica dovuta al lockdown, il nuovo governo Netanyahu-Gantz nei giorni scorsi ha annunciato l’arrivo in Parlamento di una proposta molto controversa.
L’intenzione infatti è quella di estendere la legge israeliana in alcune aree della Cisgiordania, ma l’approdo in Parlamento previsto per il 1 luglio alla fine è slittato viste le polemiche interne ed esterne.
Secondo Michelle Bachelet, alto commissario Onu per i diritti umani, il progetto israeliano di annessione di parti della Cisgiordania è “ totalmente illegale ”, con l’onda d’urto di questa decisione che potrebbe “durare per decenni”.
Israele e l’annessione di parte della Cisgiordania
Tra l’aprile 2019 e il marzo 2020 ci sono volute ben tre elezioni parlamentari per dare vita a un nuovo governo in Israele. Dopo l’ennesimo pari alle urne, il Likud di Benjamin Netanyahu e i Bianco e Blu di Binyamin Gantz alla fine hanno dato vita a una maggioranza insieme.
Dopo un accordo tra i due leader, si è così deciso che il 1 luglio sarebbe approdata in Parlamento la proposta di estendere la sovranità israeliana su alcune aree della Cisgiordania, che comunque non sono state ancora specificate.
La prima ipotesi che è stata paventata da Netanyahu indicava un 30% della Cisgiordania, ovvero quella parte in cui vivono i circa 450.000 coloni israeliani a fronte di 100.000 palestinesi e che comprende anche la Valle del Giordano.
Secondo gli accordi di Oslo, questa che è stata denominata l’Area C dovrebbe essere sotto l’amministrazione civile e militare di Israele, ma una mossa unilaterale sarebbe uno strappo che andrebbe a infiammare tutta la Cisgiordania e non solo.
A Gaza infatti è stata indetta una “giornata della Collera”, con anche l’Onu che ha condannato questa mossa di Bibi Netanyahu definendo illegale “qualsiasi annessione, sia che si tratti del 30% della Cisgiordania, sia che si tratti del 5%”.
L’ipotesi dell’annessione comunque è prevista dal piano “Pace per prosperità” presentato da Donald Trump lo scorso gennaio, dove si prevede che Israele possa annettere al suo Stato tutti gli insediamenti esistenti.
Nonostante l’accordo tra Netanyahu e Gantz, l’approdo in Parlamento previsto per il 1 luglio è adesso slittato, ma resta da capire se questo voto che potrebbe sconvolgere la Cisgiordania è solo rimandato oppure, viste le pressioni internazionali, l’idea della mossa unilaterale sarà accantonata da Israele.
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