Israele è nel pieno della quarta ondata Covid: aumentano i contagi e di pari passo anche le restrizioni, mentre i nuovi dati sui vaccini hanno spinto il Governo ad accelerare con la terza dose.
Da quando è iniziata questa campagna vaccinale mondiale senza precedenti nell’epoca moderna, Israele è stato definito una sorta di “Paese laboratorio” visto l’ormai conclamato accordo siglato con Pfizer “vaccini in cambio di dati”.
Pfizer così si è impegnata a inviare 10 milioni di dosi del suo vaccino a Israele, pagate si mormora il doppio rispetto al prezzo di mercato pur di averle subito, in cambio della trasmissione di tutti i dati relativi alle somministrazioni.
Nel Paese la campagna vaccinale è iniziata lo scorso 20 dicembre ma, dopo una forte impennata di somministrazioni a cavallo tra i mesi di febbraio e marzo, adesso la situazione anche a Gerusalemme è da tempo in forte stallo.
Se al 9 marzo in Israele avevano ricevuto la doppia dose il 43,7% della platea vaccinale, al 9 agosto l’asticella degli immunizzati al Covid è ferma al 59,6%: dopo la partenza sprint, in cinque mesi è stato vaccinato solo il 16% della popolazione, con l’obiettivo dell’immunità di massa ancora lontano nonostante il numero contenuto di abitanti.
In questo scenario Arnon Shahar, l’equivalente in Israele del nostro Francesco Figliuolo, ha ammesso che il Paese si trova nel pieno di una quarta ondata con un numero di contagi simile allo scorso inverno.
Israele tra contagi e vaccini
Lo scorso 9 agosto in Israele si è registrato un nuovo picco di contagi Covid con quasi 6.000 casi registrati. Nonostante una campagna vaccinale che appare ristagnare, per Arnon Shahar questa quarta ondata è comunque differente rispetto alle precedenti.
“ Ciò che è cambiato è il numero di decessi e ricoveri - ha spiegato il responsabile della campagna vaccinale israeliana - perché notiamo che, nonostante i vaccinati vengano contagiati, la probabilità che hanno di contrarre una malattia grave è parecchio ridotta rispetto a chi non è vaccinato, soprattutto se si parla di over 60”.
L’attenzione resta comunque molto alta, visto che il numero di casi gravi è quasi arrivato a quota 400 tanto che il Governo ha imposto una nuova stretta: mascherine obbligatorie all’aperto in caso di assembramenti e uso del green pass simile al modello francese.
Nel frattempo il Ministero della Salute ha reso noto l’ultimo report relativo alla situazione vaccini in Israele. Tra chi ha ricevuto la dose a gennaio, il livello di protezione dall’infezione è sceso al 16%, al 44% per chi si è sottoposto alla somministrazione a febbraio, al 67% per quelli di marzo e al 75% per quelli di aprile.
Anche per chi si è vaccinato a gennaio il vaccino ha comunque un tasso di protezione dai ricoveri tra l’82 e il 91%, con dati simili anche per quanto riguarda lo sviluppo di forme gravi della malattia.
In Israele così da giorni ha preso il via la somministrazione della terza dose agli over 60 e ai fragili: già 600.000 sono state le dosi somministrate, ma per Gerusalemme la vera partita sembrerebbe essere quella di convincere chi ancora non si è mai vaccinato contro il Covid a sottoporsi alla inoculazione.
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