I dati resi noti questa mattina dall’Istat confermano la debolezza della congiuntura nel nostro Paese.
Indicazioni sotto le stime quelle arrivate questa mattina dall’indice che misura l’andamento dell’economia del Belpaese.
Nei primi tre mesi dell’anno, il prodotto interno lordo è cresciuto dello 0,1% su base trimestrale, contro un consenso fissato al a +0,2%. Stimato in aumento dello 0,1%, il dato annuo ha fatto registrare un -0,1% (qui la nostra notizia).
“La revisione al ribasso della dinamica del primo quarto è dovuta alla debole dinamica dei servizi e alla prosecuzione di una fase di stallo per i consumi, all’interno dei quali preoccupa il brusco rallentamento congiunturale della spesa dei non residenti (sebbene ancora a +8,1% in termini tendenziali)”, ha commentato l’Ufficio Studi di Confcommercio.
Confcommercio: stima Pil Italia 2019 confermata a +0,3%
Le prospettive di una chiusura positiva del 2019 non mutano, rilevano gli esperti di Confcommercio, che per l’intero anno stimano un +0,3%.
“È evidente, oggi più di qualche mese fa, l’assenza quasi completa di spunti apprezzabili di dinamicità del sistema, entrato, dunque, in una fase di stagnazione che non sembra doversi modificare a breve termine”.
Confcommercio: lievi rialzi prezzi Italia dipendono da fattori esterni
Peggio del previsto anche l’aggiornamento relativo l’inflazione, che a maggio, in versione preliminare ha segnato un +0,1% mensile e un +0,9% annuo. I dati sono entrambi inferiori alle rilevazioni precedenti (0,2% e 1,1%) e alle stime (+0,2% e +1,3%) (qui la notizia).
Si tratta di indicazioni, rileva Confcommercio, che confermano ancora una volta l’assenza di tensioni su questo versante. “Ormai da sei mesi la variazione tendenziale dei prezzi al consumo si mantiene su valori prossimi all’1% ed ancora più contenuta è l’inflazione di fondo, a segnalare come gran parte dei già modesti aumenti di prezzo derivi da fattori esterni al sistema della produzione e della distribuzione”.
Confcommercio: prezzi stabili Italia? Sostengono potere d’acquisto
La stabilità dei prezzi rappresenta “il principale sostegno al potere d’acquisto delle famiglie, in presenza di redditi poco dinamici”.
Il rilancio dei consumi è impedito da due importanti componenti: “la produttività stagnante e la fiducia troppo fragile”.
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