La società newyorkese JP Morgan propone agli investitori una scommessa che si oppone a tutte le aspettative sui mercati. Vediamo quale
C’è una scommessa che vale la pena considerare secondo JP Morgan, malgrado una lunga serie di elementi consiglierebbero l’esatto contrario.
Il rally e la recente brusca frenata dei FAANG hanno fatto sì che l’attenzione fosse monopolizzata, nel bene o nel male, dai titoli tech.
Ma il target della società newyorkese è ben distante dai colossi tecnologici americani, per quanto tartassato in grossa parte proprio dall’ambiente USA.
Stretti in un contesto per nulla favorevole, i mercati inquadrati da JP Morgan si distanziano dagli ambienti attenzionati per gli investimenti tradizionali, eppure il parere dell’istituto finanziario statunitense non sembra essere isolato.
Vediamolo nel dettaglio.
La scommessa proposta da JP Morgan
Investire nei mercati emergenti.
È questo il punto di vista contenuto in un report della società finanziaria, che consiglia di comprare alcuni titoli degli EM, “martellati” nel primo semestre dalla guerra commerciale.
Anche secondo la società, le vendite sul fronte EM sono da ricollegare in primis all’aumento dei tassi negli Stati Uniti e a un dollaro sempre più forte, a cui si è poi unita la guerra commerciale, che ha subito assunto un ruolo preponderante.
Questo ha portato a un crollo dell’8% che vede tuttora realtà come la Turchia soffrire molto più di altre per via della grossa parte di debito denominato in dollari.
Eppure JPMorgan, che dichiara di mantenere un rating overweight nei Paesi in via di sviluppo rispetto a quelli sviluppati, favorisce le valute dei mercati emergenti.
Secondo lo strategist della società John Normand gli EM rappresentano una asset class di attività relativamente a buon mercato, e le influenze geopolitiche dovrebbero svanire completamente nel quarto trimestre. Ma il mese di agosto potrebbe portare ulteriore volatilità viste le imminenti nuove tariffe USA su altri 200 miliardi di dollari di esportazioni cinesi.
I titoli degli emergenti a luglio hanno segnato il loro primo mese positivo da gennaio, ma per il momento sono in trend negativo questo mese; elemento questo che alimenta discussioni concentrate sul fatto che sia prematuro tornare sull’asset class.
Ma la crescita degli utili dopo una sottoperformance rispetto alle economie avanzate di circa 900 punti base quest’anno può rappresentare il primo segnale che avvalora la teoria della banca newyorkese. Inoltre, il dollaro dovrebbe registrare guadagni minori, fornendo supporto ai mercati emergenti.
Un altro aspetto positivo potrebbe arrivare se la Federal Reserve saltasse uno dei suoi imminenti rialzi dei tassi di interesse.
JPMorgan prevede ulteriori 320 miliardi di dollari in azioni destinati verso gli EM prima che i fondi comuni di investimento tornino alle loro posizioni medie a lungo termine.
Una posizione, questa della banca USA, controcorrente ma non inusuale visto che solo pochi giorni fa un’analisi molto simile è stata effettuata da TCW: l’asset manager prevede che il differenziale tra la crescita dei mercati emergenti e la crescita delle economie avanzate si allargherà nei prossimi 12-18 mesi. Si creeranno così diverse opportunità di investimento, specie in valuta locale, seppure riconosce il persistere di rischi non irrilevanti, su tutti la guerra commerciale.
Allo stesso modo - tornando a JP Morgan - dal report va tratta una raccomandazione selettiva secondo la società, che vede scarse possibilità di un ridimensionamento delle tensioni commerciali tra agosto e novembre, visto che Trump sembra quantomai fermo sulle sue posizioni e resta convinto dei benefici che il suo approccio sta offrendo agli Stati Uniti:
“Da qui la raccomandazione di agire solo in maniera selettiva sul fronte EM”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA