La riforma del lavoro del governo Renzi, il Jobs Act, è ormai in vigore da 6 mesi. Ecco gli effetti e le conseguenze della riforma sul mercato del lavoro in questo primo semestre.
Attesa, annunciata e aspettata con speranza, la riforma del lavoro del governo Renzi, il Jobs Act, festeggia il suo primo semestre di operatività mostrando i primi risultati.
I dati Istat resi noti negli ultimi giorni, infatti, hanno mostrato un quadro del mercato del lavoro italiano in ripresa; a luglio, infatti, il tasso di disoccupazione sarebbe calato di oltre mezzo punto in un mese scendendo al 12% dal 12,5% di giugno.
Note positive anche dal fronte della disoccupazione giovanile scesa al 40% contro il precedente 43%.
E se è ancora presto per tirare le somme sul Jobs Act e dare un giudizio definitivo alla riforma, è anche vero che quelle rese note dall’Istat sono cifre positive, le migliori registrate negli ultimi anni.
Ma come è cambiato il mercato del lavoro in Italia in questi sei mesi di entrata in vigore del Jobs Act? Vediamolo di seguito.
Effetti Jobs Act: calo della disoccupazione
E’ ancora presto per poter affermare che la strada intrapresa sia quella giusta, essendo i dati mensili registrati dall’Istat sulla disoccupazione piuttosto altalenanti: se, infatti, a luglio si è registrato un calo della disoccupazione, è anche vero che a giugno era stato rilevato un progresso dello 0,2% corrispondente a un calo degli occupati di 22mila unità rispetto a maggio.
Tuttavia i dati trimestrali sono incoraggianti: tra marzo e giugno 2015 il numero di persone che in Italia lavorano è salito di 180mila unità. Ad avere la peggio la fascia tra i 15 e 24 anni che segna una diminuzione degli occupati del 2,2%.
Effetti Jobs Act: aumento delle assunzioni stabili a scapito di quelle precarie
Il dato più rilevante registrato in questi primi sei mesi del Jobs Act è sicuramente quello che riguarda l’incremento delle assunzioni stabili.
Tra gennaio e luglio i contratti di lavoro a tempo indeterminato attivati hanno superato le 327mila unità, facendo registrare una crescita del 39% rispetto allo stesso periodo del 2014.
A cosa è dovuto questo incremento? La crescita delle assunzioni stabili è dovuta agli incentivi economici concessi dal governo alle aziende che propongono un contratto a tempo indeterminato o convertono in un’ assunzione stabile un precedente inquadramento precario. Tali aziende, infatti, possono beneficiare di uno sgravio sui contributi fino 8mila euro ogni 12 mesi, per tre anni e per ogni lavoratore reclutato.
Effetti Jobs Act: nuovi ammortizzatori sociali
Uno dei punti deboli emersi in questi primi sei mesi di Jobs Act, è quello che riguarda gli ammortizzatori sociali.
La riforma del lavoro, infatti, ha introdotto un nuovo ammortizzatore sociale per i disoccupati, la Naspi, che va a sostituire la Aspi e la Mini Aspi precedentemente in vigore.
Tuttavia il nuovo ammortizzatore sociale ha avuto qualche problema fin dal momento della sua introduzione: per prima cosa, è stato oggetto di proteste da parte dei lavoratori stagionale, che sono stati penalizzati dal nuovo meccanismo di calcolo dell’indennità; ci sono poi stati ritardi da parte dell’Inps nel pagamento dei sussidi.
Gli stessi problemi sono stati riscontrati anche per la Dis-Coll, l’indennità di disoccupazione per i lavoratori assunti con contratti co.co.co o a progetto.
Effetti Jobs Act: le misure ancora da attuare
La riforma del lavoro del governo Renzi, tuttavia, non è ancora entrata in vigore nella sua interezza. Rimangono infatti da attuare le misure che prevedono la nascita di nuove politiche attive per la formazione e il reinserimento nel mondo produttivo dei disoccupati. I decreti attuativi, attesi a breve, dovrebbero portare alla nascita di un contratto di ricollocazione che consentirà a chi ha perso il lavoro di ricevere un voucher in denaro da spendere in corsi di formazione presso enti accreditati, al fine di poter ottenere una ricollocazione nel mondo del lavoro.
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