Proprio mentre Bitcoin&Co. pagano lo scotto della stretta regolatoria, la Cina continua ad accelerare sulla sua criptovaluta di Stato, lo yuan digitale.
Bitcoin, Ethereum e compagnia colano a picco. Lo yuan digitale, invece, inizia progressivamente a circolare. Minimo comune denominatore le politiche delle alte sfere della Cina, che da una parte hanno affossato le divise digitali sollecitando banche e servizi di pagamento elettronici a recepire il divieto governativo di prestare servizi in criptovaluta, che si somma oltretutto al già noto bando dei miners, e dall’altra hanno iniziato a spingere il maxi-progetto della criptovaluta di Stato, in cantiere da diversi anni.
La Cina accelera sullo yuan digitale (e affossa il Bitcoin)
Nessuna contraddizione, nessun cortocircuito. Se il BTC e le altre Altcoin sono finiti nel mirino della Pboc e della nomenclatura politica cinese per via dell’impatto ambientale delle mining farm e della minaccia implicita all’ordine finanziario del Dragone, la versione digitale dello yuan risponde invece alla necessità di abbracciare la modernità monetaria senza abdicare a quel controllo capillare dei flussi caro a Pechino.
Nei mesi scorsi la criptovaluta di Stato, concepita principalmente per rompere il dominio del dollaro a livello internazionale e incrementare il grip sulle transazioni finanziarie all’interno dei confini nazionali, è stata coinvolta in diversi test pilota, da Pechino a Shanghai. Ma proprio in questi giorni, come riporta l’agenzia di stampa governativa Xinhua, la Cina ha deciso di imprimere un’ulteriore accelerata.
Secondo la velina ribattuta dell’agenzia lo scorso venerdì, infatti, in oltre 3.000 Atm dislocati su Pechino è possibile prelevare yuan fiat attingendo alle proprie riserve digitali. Risultano coinvolte la Industrial and Commercial Bank of China e l’Agricultural Bank of China, ma è probabile che già nelle prossime settimane l’esperimento venga esteso anche ad altre città.
Euro e dollaro digitale, a che punto siamo?
Insomma, la Cina fa da apripista, e continua a capitalizzare il vantaggio accumulato nel corso dei mesi. Il tutto, mentre la BCE e la Fed predicano ancora prudenza. In Europa Christine Lagarde ha evidenziato come l’euro digitale potrebbe avere “un impatto negativo sulla stabilità finanziaria” – Morgan Stanley vede però un impatto modesto sul comparto bancario – mentre secondo il governatore USA Gerome Powell l’euro digitale “richiederà un’attenta riflessione, compresi i contributi delle persone e dei funzionari eletti”. Ergo, una consultazione pubblica.
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