Partita IVA agevolata forfettario e dei minimi: regole a confronto

Francesco Oliva

24/11/2016

Cos’è e come funziona la partita iva agevolata nel regime forfettario? Ecco le regole attuali ed il confronto con il vecchio regime dei minimi.

Partita IVA agevolata forfettario e dei minimi: regole a confronto

Come funziona la Partita IVA nel regime dei minimi? Quali caratteristiche ha rispetto al regime di Partita IVA a contabilità ordinaria? Com’è noto, la Legge di Stabilità 2016 ha abrogato il vecchio regime dei minimi, che rimane in vigore solo per coloro i quali lo possono ancora mantenere: scadenza dei 5 anni ovvero compimento del 35° anno di età.

Dal 1° gennaio 2016 è possibile aprire una partita IVA agevolata solo con il nuovo regime forfettario. In cosa consiste questo nuovo regime fiscale e contabile? In sintesi, il regime forfettario non prevede il calcolo del reddito fiscale come differenza tra ricavi e costi ma come applicazione di un coefficiente di redditività sul fatturato prodotto. A titolo di esempio: la partita IVA agevolata che svolge servizi professionali viene tassata sul 78% del fatturato prodotto nel periodo d’imposta considerato.

Per maggiori approfondimenti in materia di partita IVA agevolata nel regime forfettario 2016 i lettori interessati possono fare riferimento a:
Partita IVA regime forfettario 2016 (ex minimi): tutte le regole

Per chi invece ha ancora una partita IVA nel regime dei minimi o semplicemente è interessato ad un confronto tra vecchia e nuova normativa, ecco le vecchie regole abrogate quest’anno.

Chi può aprire una partita IVA

La partita IVA nel regime dei minimi poteva essere aperta fino allo scorso 31 dicembre 2016 qualora il volume degli affari dell’ attività considerata non superasse i 30.000 euro.

I soggetti che potevano utilizzare tale regime sono le persone fisiche che risultavano:

  • esercenti di attività di impresa o arti o professioni;
  • che non partecipano già in società di persone, srl in regime di trasparenza e associazioni professionali in qualità di socio.

I soggetti aderenti al regime dei minimi non dovevano avere esercitato nei 36 mesi precedenti attività artistica o professionale, anche in forma associata o familiare; l’attività dovrà essere aperta ex novo e dunque non dovrà risultare la prosecuzione di un’attività precedentemente svolta (si esclude però il praticantato).

Il limite massimo per tale regime era di 5 anni, estendibile tuttavia fino al compimento dei 35 anni di età. Anche gli over 35, naturalmente, potevano usufruire del regime dei minimi, ma solo per 5 anni.

Partita IVA vecchio regime dei minimi: le condizioni da rispettare

Vi sono anche altre condizioni per le quali il soggetto che avesse aperto una partita IVA nel regime dei minimi doveva impegnarsi a rispettare:

  • niente dipendenti o collaboratori a progetto;
  • niente ricavi riguardanti le cessioni all’esportazione;
  • divieto di erogare somme in qualità di utili di partecipazione.

Inoltre c’era un tetto per quanto riguarda l’acquisto di beni strumentali che non doveva superare i 15.000 euro nel triennio, mediante l’applicazione della famosa regola del cd. criterio mobile.

Partita IVA vecchio regime dei minimi: agevolazioni contabili e fiscali

Tra le agevolazioni previste dal regime dei minimi si annoveravano:

  • versamento dell’IVA in un’unica soluzione su base annuale entro il 16 marzo;
  • esenzione dal versamento dell’acconto IVA a dicembre;
  • esenzione dagli studi di settore;
  • esenzione dal pagamento e dalla compilazione della dichiarazione Irap;
  • entra in vigore, al posto dell’Irpef, un’imposta sostitutiva nella misura del 5%, anziché del 20%.

Iscriviti a Money.it