Secondo un nuovo studio pubblicato su The Lancet, condotto da un gruppo internazionale di scienziati fra cui anche esperti OMS e FDA, al momento la terza dose di vaccino non serve: ecco perché.
La terza dose di vaccino contro il Covid, al momento, non serve. È quanto è emerso da una revisione condotta da un gruppo internazionale di scienziati, fra cui anche esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità OMS e dell’Agenzia del farmaco americana FDA, pubblicata sulla celebre rivista scientifica The Lancet.
La notizia arriva proprio a ridosso dell’annuncio del Generale Figliuolo con cui ha comunicato l’avvio della somministrazione anche in Italia della dose booster, a partire dal 20 settembre, per alcune categorie di persone.
La terza dose di vaccino non serve: lo studio su Lancet
Secondo gli esperti, al momento è troppo prematuro parlare di una terza dose di vaccino, visto che i dati disponibili sull’efficacia del vaccino non sembrano evidenziare la necessità di un’iniezione booster per la popolazione generale. Inoltre, continuano poi gli autori, l’efficacia dei vaccini è tale da risultare appropriata anche nei confronti della variante Delta, senza bisogno di somministrare una dose aggiuntiva.
Ana-Maria Henao-Restrepo dell’OMS, autrice principale della revisione precisa che “presi nel loro insieme gli studi attualmente disponibili non forniscono prove credibili di un sostanziale declino della protezione contro la malattia grave, che è l’obiettivo primario della vaccinazione”. In media, stando agli studi osservazionali pubblicati su riviste peer-reviewed e piattaforme pre-print, il vaccino contro il Covid ha mostrato di avere un’efficacia del 95% contro le forme gravi della malattia causate sia dalla variante Delta che dell’Alfa.
Inoltre, chiariscono ancora gli autori, “anche se i livelli di anticorpi nelle persone vaccinate diminuiscono nel tempo, ciò non comporta necessariamente una riduzione dell’efficacia dei vaccini contro la malattia grave”. Questo potrebbe essere spiegato dal fatto che la protezione contro la patologia grave non viene fornita solamente dalle risposte anticorpali, ma anche da altre forme di immuinità, come quella “cellulo-mediata”. Proprio in virtù di questo nel caso in cui dovessero essere somministrate dose aggiuntive di vaccino “sarà necessario identificare circostanze specifiche in cui i benefici superano i rischi”.
È necessario vaccinare più persone
La ricercatrice continua poi affermando che “anche se alla fine la somministrazione di un booster potrebbe produrre un certo beneficio questo non supererà i vantaggi di fornire una protezione iniziale ai non vaccinati”.
“La fornitura limitata di questi vaccini - conclude poi l’esperta - salverà la maggior parte delle vite se verrà messa a disposizione di persone che più rischiano forme gravi e non hanno ancora ricevuto alcun vaccino. Se ora i vaccini venissero distribuiti dove più servirebbero, potrebbero accelerare la fine della pandemia, inibendo l’ulteriore evoluzione delle varianti”.
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