Le banche si muovono verso nuove assunzioni ma presto bisognerà dire addio al posto tradizionale di sportellista per fare spazio all’assistenza telefonica dei call center.
C’era una volta il lavoro in banca, il posto sicuro rifugio di molti giovani che iniziavano a lavorare in “tenera età” proseguendo tranquilli il proprio cammino fino alla pensione, spesso rimanendo nello stesso istituto.
Le banche, per molti anni e specie nei passati decenni, sono state in Italia porto sicuro per molte famiglie che potevano contare su un reddito sicuro e generoso.
Ma la con crisi economica che sembra non aver mai cessato di fare ombra e i cambiamenti digitali in continua evoluzione, le cose stanno rapidamente cambiando.
Il lavoro tradizionale quello dello sportellista bancario, un tempo custode di tutte le operazioni a noi sconosciute, sta inesorabilmente scomparendo. Complice, insieme all’inevitabile rivoluzione digitale, la concorrenza dei call center sempre più chiamati a rispondere della gestione del cliente.
Il mutamento, dettato da un sempre maggior utilizzo degli sportelli Atm (i bancomat) per le operazioni bancarie, e della preferenza spesso rivolta alle banche digitali, le cosiddette Home Banking, sta insomma riducendo il numero di clienti che si recano in filiale.
Lavorare in banca, come cambiano le assunzioni
Che banca avremo tra dieci anni? Dopo i cambiamenti portati dall’era informatica degli anni 80 e quelli dell’era di internet degli anni 90, oggi le banche si preparano a cogliere la sfida della rivoluzione digitale che, in questo settore, farà vedere nei prossimi anni il volto del cambiamento: strategie che si baseranno sull’intelligenza artificiale, i big data, il cloud o il fintech.
Insomma, una metamorfosi che seppur approdata nel pieno di una delle crisi finanziarie più pesanti nella storia del settore, chiede agli attori di raccogliere la sfida del cambiamento, e solo chi sarà disposto a giocare avrà un ruolo.
La banca tradizionale sta quindi, piano ma nemmeno troppo, scomparendo ma, a fronte di ciò, cresce invece l’esigenza di assistenza telefonica, via e-mail, chat e social media.
Secondo i dati sono infatti circa 46 milioni le telefonate in ingresso registrate nel 2018 dai contact center bancari, di cui oltre 27 milioni gestite da operatore.
A queste, sempre secondo i dati forniti dall’Osservatorio sui Contact Center Bancari condotto da Abi Lab, si aggiungono 13 milioni di telefonate in uscita, sintomo di un sempre maggiore orientamento alla consulenza a distanza. La banca è morta, viva la banca (digitale?).
Cosa significa tutto questo in ottica assunzioni? La banca tradizionale non cesserà di esistere da un momento all’altro, e le offerte di lavoro, come testimoniato dal mercato del lavoro degli ultimi giorni, continuano a maturare.
Intanto il proliferare dei servizi digitali impone anche nuove assunzioni volte a gestire la clientela a distanza. Il contatto telematico tra banca e cliente comporterà non più il tradizionale lavoro allo sportello, ma un’attività di consulenza a 360° gradi.
Ai nuovi operatori di banca saranno quindi richieste maggiori competenze e, soprattutto, una spiccata capacità nella gestione del rapporto telefonico del cliente.
Stipendi, il complice (non troppo) sospetto del cambiamento
Lavorare in banca non è più come un tempo, non solo per via della rivoluzione digitale che, gioco-forza, sta necessariamente cambiando l’approccio degli istituti verso la realizzazione di nuovi e semplici servizi digitali e, al contempo, il ruolo degli operatori di banca chiamati a diventare sempre più consulenti al telefono.
Ma oltre alla rivoluzione digitale, anche lo stipendio rientra tra le cause dell’aumento degli operatori telefonici a scapito del ben più tradizionale sportellista bancario. Secondo quanto si evince dalle tabelle retributive del CCNL, Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, la retribuzione tra le due figure è molto diversa.
Mediamente uno sportellista bancario appena assunto guadagna 1.300-1.400 euro netti al mese, rispetto ai 1.550-1.600 euro netti di uno sportellista a regime.
Questo per via delle decurtazioni derivanti dall’inasprimento del CCNL. Un operatore di call center viaggia invece su un minimo mensile medio di 1.000 euro.
Per la banche aumentare l’assunzione di operatori call center, che letteralmente costano meno di un operatore tradizionale, si traduce inevitabilmente in un risparmio finale che farà pendere l’ago della bilancia; anche verso l’inevitabile “cambiamento” nelle assunzioni.
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