Alcuni Paesi ripartiranno più rapidamente al termine dell’emergenza coronavirus. Si tratta delle cosiddette economie resilienti. Quali sono?
Quali saranno le economie più resilienti al coronavirus e cosa accadrà una volta terminata la pandemia?
Sono queste le domande che si stanno ponendo gli analisti di tutto il mondo. La COVID-19 ha generato un clima di forte incertezza a livello globale e solo alcuni paesi potrebbero ammortizzare efficacemente la crisi.
Le probabilità di rispondere efficacemente alla complicatissima situazione che si sta affrontando dipendono sopratutto dalle caratteristiche intrinseche di ogni Stato che differenziano le economie più resilienti da quelle più esposte all’impatto del coronavirus.
Coronavirus, le economie più resilienti ripartiranno immediatamente
Il coronavirus sta avendo un impatto devastante sull’economia mentre l’incertezza sugli effetti che si osserveranno una volta terminata l’emergenza sta continuando a fare da padrona.
Molti Paesi sono stati costretti a imporre misure restrittive, bloccando le attività produttive e mettendo a punto interventi fiscali particolarmente onerosi.
Per capire quali Paesi potranno uscire al meglio dalla crisi la BBC ha fatto riferimento al Global Resilience Index del 2019, unendolo ai dati sulla risposta iniziale delle stesse al virus. L’indice di resilienza si basa su caratteristiche quali la stabilità politica, la corporate governance, il rischio aziendale e la trasparenza della filiera produttiva. Fattori che in ottica futura potrebbero portare a una ripresa più o meno veloce.
La classifica
Nella lista fornita da FM Global sono finite nelle prime dieci posizioni:
- Norvegia: 100 punti
- Danimarca: 97,2
- Svizzera: 97,0
- Germania: 96,6
- Finlandia: 94,3
- Svezia: 94,1
- Lussemburgo: 94,0
- Austria: 93,6
- Stati Uniti: 92,4
- Regno Unito: 91,0.
Prima di incontrare l’Italia nella speciale classifica bisogna scendere fino al 31esimo posto. In generale tutti i Paesi con un indice alto potrebbero cavarsela egregiamente nel post-coronavirus.
Il caso danese
Esempio pregnante di un indice di resilienza alto unito a un approccio efficace al coronavirus è quello della Danimarca. Qui ci si è mossi velocemente nell’introdurre misure restrittive per contenere la diffusione della COVID-19. Le scuole e le attività non essenziali sono state chiuse l’11 marzo e le frontiere il 14 al netto di pochissimi contagiati.
L’Italia in questo senso ha fatto da apripista avendo annunciato il lockdown dell’intero Paese già il 10 marzo. Tuttavia, l’uscita alla crisi sarà più graduale visto anche che l’indice di resilienza segna un 72,2 rispetto al 97,2 della Danimarca.
Il governo danese ha potuto inoltre attuare misure economiche particolarmente dispendiose. L’esecutivo ha cercato di congelare tutto l’impianto fino al termine della crisi. Tra gli interventi quello del pagamento del 90% dei salari dei lavoratori a ore e del 75% di quello dei lavoratori dipendenti, un’operazione che varrà complessivamente il 13% del PIL totale.
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