Matteo Renzi annuncia l’abolizione delle tasse sulla casa e il taglio della Tasi ma l’Unione Europea frena bruscamente e fissa già molti paletti a causa dei quali le parole del premier diventano solo l’ennesimo annuncio da campagna elettorale.
Il premier Matteo Renzi ha annunciato ieri l’abolizione delle tasse sulla casa nella Legge di Stabilità 2016, in un’intervista rilasciata all’emittente radiofonica RTL 102.5.
Secondo quanto annunciato dal premier il 16 Dicembre prossimo si celebrerà un vero e proprio funerale della Tasi, l’imposta sui servizi indivisibili che, negli ultimi anni, insieme all’IMU, ha rimpiazzato la vecchia ICI.
Tasi, IMU, Ires, settore agricolo: tutte le tasse da tagliare nella Legge di Stabilità 2016
In realtà, almeno stando agli ultimi annunci non solo del premier ma anche di altri autorevoli esponenti del Governo, già nei giorni scorsi avevamo rilevato che le misure fiscali che l’Esecutivo ha promesso di inserire nella Legge di Stabilità sono molte e molto varie.
L’abolizione delle tasse sulla casa, con il conseguente taglio della Tasi è solo la punta di un iceberg in cui confluiscono anche la possibile riduzione dell’IMU per alcune categorie di immobili, come i capannoni industriali e i macchinari imbullonati (di fatto considerati alla stregua degli immobili anche se non sono tali), il taglio dell’Irap e dell’IMU per le imprese del settore agricolo e la proroga di alcuni bonus fiscali, come l’ecobonus e il bonus ristrutturazioni, con possibile estensione a nuove categorie di contribuenti, .
A ciò occorre aggiungere anche un’ulteriore ipotesi di riforma per la fiscalità delle imprese meridionali che, al momento è nella forma embrionale di un’istruttoria tecnica aperta dai funzionari del MEF: una possibile riduzione dell’Ires per le aziende del Sud la cui aliquota potrebbe passare dall’attuale 27,5% al 25%. Si tratterebbe di una misura provvisoria che dovrebbe andare ad anticipare la revisione dell’Ires per la totalità delle aziende italiane (con riduzione dell’aliquota al 24%), promessa dal Governo per il 2017.
Legge di Stabilità 2016: tagli e coperture
Il problema che si pone ogni anno di fronte a possibili riduzioni del carico fiscale è quello delle coperture. Quest’anno la manovra messa in cantiere dal Governo si aggirerebbe intorno ai 25 mld di euro che potrebbero arrivare a 30 mld nel caso in cui l’UE consenta una maggiore flessibilità sui vincoli di bilancio.
Stando agli annunci del premier e di altri ministri, rilasciati negli ultimi giorni, il taglio delle tasse previste nei prossimi tre anni avrebbe un costo complessivo di 35 mld di euro, di cui 5 per il solo 2016 (costo del taglio della Tasi sulla prima casa, dell’IMU agricola e dell’IMU sui macchinari imbullonati).
A questa cifra però andrebbero aggiunti i denari necessari per rimborsare i pensionati che non si sono visti rivalutare la propria pensione negli ultimi 4 anni (circa 500 mln di euro), per il rinnovo dei contratti della Pubblica Amministrazione (1 mld di euro) e per finanziare la riforma delle pensioni con la conseguente flessibilità in uscita; altre risorse ancora servirebbero per rendere strutturale la misura degli sgravi contributivi per le assunzioni a tempo indeterminato.
Le risorse però mancano, dal momento che il Governo non potrà contare sui proventi della Robin Tax (700 mln di euro), ritenuta incostituzionale dalla UE e su quelli (altri 700 mln di euro) che sarebbero dovuti arrivare dal reverse charge nella grande distribuzione, anch’esso bocciato dalla Ue.
Cosa intende fare il Governo? Ad oggi, per quel che è dato sapere, oltre alla possibile eliminazione di alcuni sgravi e agevolazioni fiscali, l’altro fattore su cui si punta molto, forse troppo, è quello della spending rewiew da cui sono attesi circa 10 mld di euro. Si tratta di una stima ottimistica dal momento che quello della pubblica amministrazione è stato un settore in cui i governi, presenti e passati, non sono mai riusciti a fare tagli sostanziali e riforme che riuscissero seriamente a ridurre gli sprechi.
Taglio delle tasse sulla casa: perché non avverrà
Al quadro nazionale occorre aggiungere i vincoli e i rilievi fatti dall’Unione Europea subito dopo gli annnunci spot di Matteo Renzi e l’affermazione, temeraria ma soprattutto falsa, che l’Europa non può dire all’Italia ciò che essa deve fare. La portavoce della Commissione Affari Economici dell’UE, Annika Breidthardt, ha replicato che
«Siamo consapevoli delle recenti dichiarazioni (e) non abbiamo altro da commentare (dal momento che la legge di stabilità sarà) valutata in autunno (e) la valutazione sarà basata sui fatti, su quello che ci sarà, e sulle previsioni economiche della Commissione di novembre»
L’Europa, quindi, attende di vedere la Legge di Stabilità, messa nero su bianco ma sappiamo ormai tutti, molto bene, che la sovranità statale è solo un vago ricordo del passato e che l’Europa, di fatto, dice ai Paesi che la compongono, in particolare ai cosiddetti PIGS, ciò che essi devono fare.
Per quanto riguarda i vincoli di bilancio occorre solo ricordare che l’Italia ha già ottenuto di limitare nel 2016 da almeno 0,5 a 0,1 punti la correzione del saldo strutturale (al netto del ciclo e delle una tantum).
Per quanto riguarda le riforme fiscali vere e proprie occorre considerare, invece, che il piano di Renzi va in tutt’altra direzione rispetto alle richieste europee. Le istituzioni comunitarie, infatti, non vedono di buon occhio un’abolizione delle tasse sulla casa che andrebbero, invece, mantenute al fianco di quelle sui patrimoni, sui consumi e sulle emissioni inquinanti e preferirebbe, invece, maggiori sforzi sulla riforma del catasto, sulla riduzione del carico fiscale sui redditi da lavoro e sul taglio del cuneo fiscale per le imprese.
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