Legge elettorale, nasce l’asse Pd-M5S per il proporzionale

Charlotte Matteini

5 Gennaio 2020 - 15:33

Zingaretti e Di Maio si sono incontrati a Palazzo Chigi per discutere degli obiettivi di governo per il 2020 e in particolare per approntare una proposta di riforma della legge elettorale

Legge elettorale, nasce l’asse Pd-M5S per il proporzionale

Sta facendo parecchio discutere il mini-vertice di maggioranza tra il segretario del Partito Democratico, Nicola Zingaretti, e il capo politico del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, che si è svolto a Palazzo Chigi. Grande escluso il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, circostanza che ha portato I supporter del partito a protestare con veemenza sui social network. Vari i nodi affrontati dai leader di Pd e M5S nei 45 minuti di discussione, dal mini-vertice è emersa la volontà di portare avanti l’esperienza di governo e la necessità di approntare una sorta di nuovo patto per ridisegnare gli obiettivi e le future azioni dell’esecutivo. 

Gennaio a ostacoli per il Conte bis: il nodo della concessione Autostrade

I temi caldi sono vari e sebbene sembra ci sia del feeling di intenti tra Di Maio e Zingaretti, le incognite che minano la tenuta del Conte bis sono moltissime e già a gennaio il governo potrebbe trovarsi ad affrontare duri momenti di scontro interno. Proprio nella giornata di oggi, domenica 5 gennaio, è emerso che Italia Viva voterà «no» alla revoca della concessione ad Autostrade in Parlamento e, dunque, il percorso per la conversione in legge del decreto Milleproroghe - che contiene una delle norme più contestate da Aspi e dal partito di Matteo Renzi - potrebbe provocare scintille in maggioranza.

Legge elettorale: Pd e M5S puntano al proporzionale con sbarramento al 5%

Nel corso del mini-vertice Pd-M5S ha assunto però grande rilevanza un altro tema, di cui nelle scorse settimane si è discusso poco e, nonostante l’importanza, è passato abbastanza sottotraccia. Parliamo della legge elettorale, una riforma considerata fondamentale dai partiti di maggioranza e opposizione per svariati e differenti motivi. Il Rosatellum, ormai è deciso, andrà in soffitta e l’esecutivo sembra abbia intenzione di abbandonare soprattutto la componente uninominale.

Secondo quanto emerso dall’incontro tra Zingaretti e Di Maio, i due partiti di maggioranza si starebbero orientando verso un sistema proporzionale corretto con soglia di sbarramento al 5%. Da un lato il proporzionale sarebbe in grado di disinnescare il prorompente potenziale elettorale della Lega di Matteo Salvini e dei partiti di coalizione collegati (Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni che i sondaggi danno sopra il 10% e Forza Italia di Silvio Berlusconi al 5,5%) ridimensionando dunque il pericolo dell’«uomo forte al comando». Dall’altro lato, però, la soglia di sbarramento al 5% rischia di essere un ostacolo insormontabile per i partiti più piccoli, Liberi e Uguali in testa, che potrebbero decidere di non votare a favore di una legge elettorale così strutturata.

Anche Italia Viva, stando agli ultimi sondaggi, risulta essere al di sotto del 5% - per la precisione al 4,7% secondo Swg per La7 dello scorso 27 dicembre - ma al momento questo non sembra un fattore di preoccupazione per il partito di Matteo Renzi: «La soglia del 5% non ci preoccupa, siamo convinti di superarla», ha dichiarato il coordinatore di IV, Ettore Rosato, smorzando le polemiche. Nonostante la legge elettorale a prima vista sembra non costituirà l’ennesima materia di scontro tra Pd, M5S e Italia Viva, è anche vero che il partito fondato da Matteo Renzi sta dando battaglia al suo stesso governo su numerose tematiche e rischia di far deflagrare lo scontro - e l’esecutivo - nel breve periodo.

Il nodo delle Regionali in Emilia-Romagna

Fondamentale sarà la partita delle Regionali in Emilia-Romagna: nonostante Pd e M5S non si presenteranno insieme come avvenuto in Umbria, il risultato elettorale degli attori in campo sarà comunque utilizzato da analisti, opinione pubblica, opposizione e partner di governo per saggiare la tenuta dell’esecutivo. Qualora il presidente uscente, il dem Stefano Bonaccini, dovesse perdere la Regione e consegnarla alla leghista Lucia Borgonzoni è certo che il governo subirebbe un grave contraccolpo di immagine ed è molto probabile che un’eventuale débacle verrebbe utilizzata da Renzi per chiedere quanto meno un rimpasto, nella migliore delle ipotesi. Le prossime due settimane saranno fondamentali per tastare il polso del Conte bis e capire in che direzione potrebbe andare Italia Viva che, va rimarcato, stante i numerosi addii di deputati e soprattutto senatori al Movimento 5 Stelle, si sta oltremodo rafforzando a Palazzo Madama e diviene ogni giorno più fondamentale per la tenuta degli equilibri dell’esecutivo.

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