Con lo scoppio della guerra in Ucraina il presidente Volodymyr Zelensky ha proclamato fin da subito la legge marziale: chi è accusato di collaborare con la Russia rischia fino al carcere a vita, con gli arresti che sono a discrezione dei Servizi di sicurezza in passato accusati dall’Onu di violazione dei diritti umani.
Quando lo scorso 24 febbraio la Russia ha deciso di invadere l’Ucraina dando il via a quella che a Mosca si ostinano a chiamare ancora “operazione speciale”, immediatamente il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha imposto la legge marziale nel suo Paese.
Questo vuol dire che da quando è scoppiata la guerra in Ucraina molte delle leggi ordinarie sono momentaneamente sospese, con l’apparato giuridico che viene gestito dai tribunali militari. Inizialmente Zelensky ha proclamato la legge marziale per 30 giorni, prorogando poi la scadenza una prima volta fino al 25 aprile e poi una seconda fino al 25 maggio.
In contemporanea, Volodymyr Zelensky ha varato anche un decreto che dispone una chiamata alle armi di tutti gli uomini tra i 18 e i 60 anni di età che, di fatto, non possono lasciare il Paese. Non è un caso che i milioni di profughi ucraini siano in larga maggioranza donne e bambini.
Si tratta di provvedimenti comuni per un Paese che ha subito una invasione militare, tanto che la Russia se dovesse proclamare una guerra totale in Ucraina andrebbe ad adottare misure simili a quelle che sono state deliberate da Kiev.
La legge marziale in Ucraina
Con la proclamazione della legge marziale, in Ucraina la Sbu ( i Servizi di sicurezza ucraini) ha assunto un ruolo di ancor maggior potere. Una delle loro attività principali è quella di cercare di scovare possibili collaborazionisti con la Russia.
Gli agenti della Sbu dallo scorso 24 febbraio possono detenere un sospettato di collaborazionismo, anche per 30 giorni, senza un mandato di un giudice e senza che l’avvocato dell’accusato venga informato del fatto.
Un rapporto del 2017 delle Nazioni unite sul monitoraggio dei diritti umani in Ucraina quando già era scoppiata la guerra nel Donbass, ha accusato la Sbu di essere responsabile di molteplici casi di violazioni dei diritti umani tra cui sparizioni forzate, violenza sessuale e tortura.
Nelle ultime settimane i Servizi di sicurezza di Kiev hanno scovato e arrestato molte persone che hanno aiutato o supportato i russi nell’invasione. Del resto in Ucraina oltre a esserci molti cittadini russofoni, non mancano anche i simpatizzanti di Mosca.
Stando a quanto riportato dal Fatto Quotidiano, queste persone ora rischiano 15 anni di carcere mentre, se viene appurato che le loro azioni di supporto abbiano provocato la morte di militari o civili ucraini, la pena prevista è quella del carcere a vita.
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